Celebrato tra i più leggendari maestri del cinema, il regista nipponico Akira Kurosawa (1910-1998) è riuscito nel tempo ad entrare nell’immaginario collettivo occidentale attraverso i suoi gloriosi racconti epici di samurai e signori feudali nel Giappone che fu, portando all’attenzione internazionale il cinema orientale. La sua enorme influenza e il suo occhio cinematografico hanno segnato inevitabilmente il cinema moderno, in particolar modo le opere di grandi registi della generazione della New Hollywood, come Francis Ford Coppola, Martin Scorsese, Steven Spielberg e George Lucas.
Nel cinema di Akira Kurosawa sono evidenti due peculiarità a prima vista discordanti tra loro: la fedeltà e la sensibilità per le tradizioni orientali ed il coraggio nell’innovare e sperimentare, entrambe qualità che nel tempo gli hanno permesso di suscitare il fascino e l’ammirazione di qualsiasi tipologia di spettatore e amante del cinema, in ogni parte del mondo e per quasi oltre mezzo secolo. La sua poetica riflessiva, l’accuratezza nella ricostruzione delle ambientazioni, dei costumi, dell’azione dei combattimenti tra samurai, fuoriescono dallo schermo con una potenza così travolgente da trasportare anche chi è completamente distante dalla cultura Giapponese.
Per la ricorrenza del suo compleanno, vi consigliamo i 10 migliori film del regista Akira Kurosawa, quelli che consideriamo essenziali nella sua meravigliosa e sconfinata carriera cinematografica.
10 Film da vedere per scoprire Akira Kurosawa
L’angelo ubriaco (Drunken Angel, 1948)
Film che segna l’inizio della storica collaborazione tra il regista Akira Kurosawa e i suoi attori feticcio Toshiro Mifune e Takashi Shimura.
In questo potente noir ambientato in un quartiere degradato dove detta legge la malavita organizzata, un medico incline all’alcool e dal carattere brusco ma sincero e coscienzioso, cerca di curare un giovane yakuza minato dalla tubercolosi. L’angelo ubriaco è il racconto dell’amicizia quasi impossibile tra i due personaggi, ambientato all’interno delle paludi fangose e dei vicoli della Tokyo del dopoguerra.
Il film è molto ben diretto da Akira Kurosawa che attraverso una sceneggiatura neorealista e squarci visionari mette a confronto diverse realtà: la mafia, la sanità, la prostituzione, facendole interagire fra loro e creando sviluppi che offrono spunti di riflessione. Nel film si respira l’aria del pessimismo, dello sperpero e del fatalismo poetico del dopoguerra, simboleggiati nelle inquadrature della palude fetida e melmosa del porto di Tokyo.
Rahomon è tratto da due racconti di RyūnosukeAkutagawa che narrano dell’uccisione di un samurai e dello stupro della sua donna da parte di un bandito. Una trama piuttosto semplice, senonché la storia viene narrata a posteriori dal punto di vista di un monaco, da quello di un taglialegna ed un passante, mentre questi si riparano da un improvviso temporale.
La particolarità è dunque quella dirappresentare le scene chiave del racconto più volte, tante quante le diverse versioni dei fatti portate dagli uomini. Infatti ogni personaggio tenderà a riportare i fatti in base ai propri interessi. È l’esaltazione dell’incertezza, dell’impossibilità di determinare la realtà dei fatti.
Uno dei capolavori del cinema mondiale, magistralmente diretto da Akira Kurosawa, Rashomon è un bellissimo racconto sulla verità e le diverse prospettive della stessa con una narrazione dal forte potere simbolico e dal ritmo cadenzato che necessita di una certa attenzione che ripaga appieno lo spettatore.