Il 22 Marzo del 1921 a Castro dei Volsci, piccolo paesino situato nell’attuale provincia di Frosinone, nacque Nino Manfredi, all’anagrafe Saturnino. Figlio del maresciallo della Polizia Romeo Manfredi e di Antonina Perfili, crebbe insieme al fratello Dante nel quartiere di San Giovanni a Roma, dove si dovettero trasferire a causa degli impegni lavorativi del padre.
Manfredi è stato uno dei più grandi interpreti della storia del nostro cinema, passando con un’enorme nonchalance da ruoli comici a ruoli drammatici, ottenendo riconoscimenti in ogni campo della recitazione toccato. É considerato il più grande interprete della commedia all’italiana con Alberto Sordi, Vittorio Gassman e Ugo Tognazzi, nomi ai quali generalmente si accosta anche quello dell’indimenticabile Marcello Mastroianni.
Ripercorrere una carriera leggendaria e lunga oltre mezzo secolo sarebbe impossibile. Abbiamo deciso dunque di onorarlo parlandovi dei film con i quali Nino Manfredi ha ottenuto il David di Donatello.
I David di Donatello nella carriera di Nino Manfredi: i criteri
Questa non sarà una classifica. I film saranno posizionati in semplice ordine cronologico, partendo dal più vecchio, Vedo Nudo del 1969 per arrivare fino al più recente, In Nome del Papa Re del 1978. Vi parleremo in totale dei 6 film con i quali Manfredi si è portato a casa i David, sia per le sue performance attoriali che per le sue capacità registiche o di scrittura. Tuttavia abbiamo deciso di lasciare fuori i due film, Italian Secret Service e Il Padre di Famiglia con i quali l’attore romano ha vinto le Targhe D’oro nel 1968 in quanto questo Premio è attualmente in disuso e raramente assegnato negli anni di massimo fulgore del nostro. Dunque ci è sembrato opportuno solamente citarli.
Oltre che per i film che vedremo ed oltre al Premio Alitalia per la carriera del 1990, Manfredi ha ricevuto, insieme a Vittorio Gassman, Sophia Loren, Monica Vitti, Mariangela Melato ed Alberto Sordi, anche un Premio Speciale dalla giuria del David nel 1984, assegnato a coloro che in carriera hanno ottenuto un maggior numero dei prestigiosi premi.
Fatta questa rapida, ma doverosa premessa, iniziamo.
Vedo Nudo di Dino Risi, 1969
Questo spassoso film ad episodi che prende il proprio titolo dall’ultimo di questi rapidi sketch, valse a Nino Manfredi il suo primo David di Donatello come miglior attore protagonista. L’attore romano mostrò in questa pellicola tutta la sua incredibile poliedricità artistica, interpretando al meglio ben 7 personaggi, uno per ogni episodio. Ognuno di loro ha personalità , estrazione sociale, modo di parlare e conoscenza della lingua diverse, cosa che rende la performance del nostro ancor più rimarchevole.
Tuttavia, sebbene questo sia un classico esempio di film della commedia all’italiana, leggero e scorrevole, non mancano i momenti di riflessione nei quali Manfredi tira fuori anche il suo talento come attore drammatico che ne avrebbe contraddistinto la carriera. In uno degli episodi infatti, l’attore interpreta un uomo in crisi post traumatica da stress dopo gli orrori della guerra, finita 20 anni prima, la cui mente lo costringe ogni sera a sdraiarsi sotto a un treno in corsa per provare la stessa strizza provata sul fronte.
Inoltre nell’episodio Ornella, Manfredi interpreta un omosessuale che tenta di nascondere la sua sessualità ma che si trova, suo malgrado, a passare una serata con l’uomo di cui è invaghito, fingendo di essere un’altra persona per paura della sua reazione. Il tutto raccontato una tale leggerezza e dolcezza da mostrare ancor più candidamente le difficoltà vissute da una persona omosessuale in quegli anni.
Un film splendido, girato magistralmente che si regge tutto e unicamente sulla performance di livello altissimo di Nino Manfredi.
Nell’Anno del Signore di Luigi Magni, 1969
Con questo meravigliosi film in costume, Nino Manfredi vince il David di Donatello come miglior attore protagonista per il secondo anno consecutivo. Nell’opera, primo capitolo di uno trilogia proseguita poi con In nome del Papa Re (1977) e In Nome del Popolo Sovrano (1990, ambientata nella Roma del 1825, l’attore romano interpreta Cornacchia, un calzolaio ignorante e analfabeta che si trova, suo malgrado, a dover vivere spalla a spalla con alcuni ribelli carbonari, con un’amata ebrea e, nello stesso tempo, servire la borghesia e il clero con le sue scarpe.
Tuttavia, Cornacchia non è quel che sembra. Infatti nell’ombra, lui è in realtà un uomo arguto e alfabetizzato che funge da faro per coloro che vogliono ribellarsi alle ingiustizie, attraverso dei messaggi che lascia attaccati alla statua parlante di Pasquino.
Manfredi è a dir poco splendido nella sua performance. Il suo modo di parlare semplice ma comunque perfettamente contestualizzato sia alla città di Roma che all’epoca nella quale vive è talmente perfetto da far immedesimare chiunque lo guardi nel periodo storico che il film racconta.
Inoltre, quando alla fine della trama, si scopre la vera natura del suo personaggio, il suo sguardo si fa brillante, intelligente e scaltro; il suo modo di parlare diventa sicuro e Cornacchia viene circondato da un’aura di carisma data solamente dalle capacità dell’attore che lo interpreta.