La battaglia di Algeri, di produzione italo-algerina, riflette su vicende storiche contemporanee, ossia sulla guerra d’Algeria (1954-1962). In apertura abbiamo un raid di alcuni parà francesi, che irrompono in un palazzo all’interno della casbah di Algeri e si piazzano dietro una parete.
Dietro un apparente pannello di mattonelle si nasconde in realtà una nicchia che contiene il rivoluzionario Ali La Pointe (Brahim Haggiag), insieme ad altri compagni. Poco prima dell’esito finale (cattura, fuga o uccisione?), il ragazzo rivive attraverso un flashback le sue vicende all’interno dell’FLN, il Fronte di Libertà Nazionale.
Gillo Pontecorvo decise di girare in bianco e nero e di sgranare l’immagine, per dare al film un aspetto da reportage. L’intento principale era proprio quello di realizzare un lungometraggio verità che però avesse valenza di fonte storica, più che di intrattenimento.
Abbiamo, quindi, spesso inquadrature simili a servizi d’inchiesta, che pongono l’opera in bilico tra fiction e filmato di repertorio. Celebri sono alcune sequenze: le manifestazioni; l’ondata di omicidi perpetrati dall’FNL ai danni di alcuni gendarmi francesi; la sequenza della doppia esplosione in due bar diversi.
La minuziosa ricostruzione storica non si limita agli eventi: il film racconta nel dettaglio le tecniche d’indagine adoperate dai francesi e le fasi di pianificazione della lotta armata da parte degli algerini. Viene, infine, sviscerata la struttura piramidale dell’FLN, descritta nei minimi particolari dal colonnello Philippe Mathieu, interpretato da Jean Martin, l’unico attore professionista.