Justice League, Snyder Cut: la Recensione dell’attesissimo film DC
Finalmente è arrivata la Justice League - Snyder Cut. Ovvero, la prima e originale versione immaginata da Zack Snyder per il suo Justice League, ambizioso cinecomic del 2017: il primo
kolossal a presentare uniti tutti i Supereroi del DC Extended Universe.
In contemporanea con la release internazionale di HBO Max, arriva anche in Italia il cinecomic più atteso (e controverso) del 2021. Parliamo naturalmente di Justice League – Snyder Cut, in esclusiva digitale su Sky Cinema Uno e Now Tv a partire dal 18 Marzo.
Sappiamo già che, nel 2017, Zack Snyder e Joss Whedon avevano immaginato il più ambizioso dei cinecomic, un kolossal in grado di riunire tutti i principali supereroi dell’immaginario DC Comics.
Justice League seguiva la disastrosa esperienza di Batman vs. Superman: Dawn of Justice. La quinta pellicola del DC Exteded Universe era così chiamata a inaugurare una nuova era. Rifondare il mito, azzerando le immagini consolidate nell’immaginario collettivo, le eco delle memorie fumettistiche, nonché di innumerevoli variazioni cinematografiche.
Se l’Uomo Pipistrello aveva già sperimentato il Goth e il Pop, mutando attraverso epoche e Media, dai telefilm degli anni ’60 ai Batman di Tim Burton, per arrivare al realismo epico di Christopher Nolan, Christian Bale e La trilogia del Cavaliere Oscuro, doveva essere lo stesso Bruce Wayne l’artefice della rivoluzione.
Una guida tormentata, sofferta, eppure determinata a coinvolgere altri superoi nel fronte comune. La squadra dei metaumani si compone infatti di esperienze irriducibili, esseri generati da mondi lontanissimi, forse perfino incompatibili, eppure pronti a legarsi in una indistruttibile alleanza.
Il loro legame si fonderà su un’idea di lealtà incrollabile, così come incrollabile è la fede che muove ogni singolo esponente della squadra: verità, giustizia, pace, libertà sono gli obiettivi di questi supereroi dal volto umano, chiamati a difendere l’indipendenza del pianeta terra.
Sappiamo anche che, nel 2017, qualcosa è andato tremendamente storto. Zack Snyder si è visto costretto ad abbandonare improvvisamente la direzione di Justice League, ultimato da Joss Whedon, inizialmente autore del soggetto e della sceneggiatura con Chris Terrio.
La realtà si conferma più oscura e tragicadi qualunque immaginazione. Zack Snyder deve infatti affrontare il suicidio di una delle sue giovani figlie. Eppure nessuno, tra Snyder e i fan del DC Extended Universe, sembra aver mai rinunciato all’idea di vedere la Director’s Cut di Justice League.
La Snyder Cut sarà pure una versione-mostre da 4 interminabili ore. Un esperimento di cinema indigeribile, già che pretende di ricombinare (nella forma come nel contenuto) almeno 3 differenti visioni dell’Epica, portando l’idea stessa di kolossal oltre le sue estreme conseguenze.
Pilotare una simile macchina, anche per il suo originale artefice, era forse di per sé una missione impossibile. Senza contare che la maggior parte degli spettatori nel mondo, probabilmente, aveva già formulato il proprio giudizio prima ancora dell’inizio del film.
Pochi registi, nel panorama cinematografico contemporaneo, hanno la stessa capacità di Zack Snyder di polarizzare le simpatie del pubblico, eternamente diviso in opposte fazioni: gli hater e gli innamorati dell’Epica secondo la Justice League.
Le stesse strutture del Metaverso Marvel e del DCEU, dopo WandaVision e Snyder Cut, non sono mai state così distanti. Ma ora è il momento di addentrarci nel montaggio definitivo di Justice League.
Nella nuova versione della Storia, che azzera ancora le esperienze precedenti, riscrivendo il finale, l’epilogo della battaglia. Un processo che non va assolutamente nella direzione della chiarificazione e dell’Ordine.
La nuova versione di Zack Snyder procede piuttosto nella direzione del Caos. Moltiplica ancora i piani del racconto, forzando ancora i limiti delle strutture narrative, della consequenzialità lineare, mentre dilata ulteriormente la percezione del tempo, l’idea stessa di inquadratura, scena e sequenza.
Il ralenty (o slow-motion o supermotion) resta il fulcro della visione registica secondo Zack Snyder. La dilatazione dell’immagine e del tempo si mostreranno ancora, ulteriormente esasperate, mentre l’origin-story della Justice League si configura nell’opposizione di due forze diametralmente opposte.
Non si tratta semplicemente di Bene e Male, supereroi e villain. Snyder infatti radicalizza lo scontro azzerando l’idea moderna di anti-eroe. Nega al Male ogni sfumatura, la benché minima forma di chiaroscuro o conflitto, presupposti fondamentale perché lo spettatore provi una sorta di perversa affezione.
E se il Male si presenta assoluto, atroce come la minaccia di un mondo che non sarà mai più “libero”, sul fronte opposto Zack Snyder schiera Amazzoni e Atlantidei, ma soprattutto 5 supereroi dilaniati dal dubbio, dal senso di colpa, dall’ombra insistente di un passato violento.
I conflitti interiori, lo spessore e l’introspezione psicologica negata al fronte del Male, invadono così la schiera dei Guardiani. Ogni singola icona, che si tratti di semidei come Aquaman e Wonder Woman o degli umanissimi Flash, Cyborg e Batman, diventa così oggetto di un complesso progetto di riscrittura.
Il risultato è un kolossal che si presenta istantaneamente come un unicum. Nell’era del 16:9, infatti, Zack Snyder e il Direttore della Fotografia Fabian Wagner scelgono il più classico 4:3. Un formato che esalta la percezione dei protagonisti come figure titaniche, veri e propri giganti, ma anche il fascino tetro di Gotham City.
Il 4:3 è infatti anche il formato classico dei nuovi kolossal, degli Action e i Disaster Movie degli anni ’80 e ’90. Lo scenario diventa così a sua volta un mutaforme, sempre al limite tra la realtà, l’umano e una dimensione altra, capace di assumere la fisionomia dell’assurdo, l’abnorme e il fantastico.
Bruce Wayne (Ben Affleck) vuole assicurarsi che il sacrificio di Superman (Henry Cavill) non resti vano. Per questo, Batman si tramuta in un vero e proprio reclutatore, determinato a riunire il fronte della Justice League, i Guardiani della terra. L’aiuto di Diana Prince (Gal Gadot) si rivelerà determinante.
Presto la squadra di metaumani sarà chiamata a proteggere il mondo da una minaccia di proporzioni catastrofiche. Steppenwolf intende infatti riunire la 3 scatole madri e riconsegnarle a Darkseid, perché possa finalmente sottomettere la terra, l’ultimo pianeta ribelle.
La prova per Bruce Wayne si rivelerà più difficile del previsto. Ogni singolo componente della Justice League, infatti, dovrà contemporaneamente fronteggiare i nemici, ma anche affrontare i propri demoni, liberandosi del passato e le sue ferite.
Il risultato sarà una Lega di eroi senza precedenti. Finalmente insieme, Batman (Affleck), Wonder Woman (Gadot), Aquaman (Jason Momoa), Cyborg (Ray Fisher) e Flash (Ezra Miller) affronteranno la minaccia dell’Apocalisse.
Justice League – Snyder Cut : Recensione
Prima ancora di incontrare il pubblico, la Director’s Cut di Zack Snyder aveva già chiarite le sue premesse. Ovvero, l’idea di un progetto radicale, senza compromessi, pronta a rifiutare fieramente l’obbligo della coerenza, la verosimiglianza, lo sviluppo congruente di set-up e pay-off.
D’altra parte, fin dalla prima sequenza il film stesso si presenta come una titanica resa dei conti. Uno scontro che potrà certo esaurirsi in una singola battaglia, ma in una serie serrata di scontri al vertice, di conflitti che non troveranno mai una vera risoluzione, se non nell’interiorità dei protagonisti.
Justice League non è l’origin-story di un singolo supereroe, ma il film che ricostruisce la genesi di un’alleanza sofferta. E se il punto di riferimento, in termini di struttura narrativa, restano le 12 tappe descritte da Chris Vogler ne “Il viaggio dell’eroe”, l’impresa di Zack Snyder seguirà una unica, folle direttrice.
Ovvero, quella di un’epopea in 6 parti e un epilogo, capace di comprendere almeno 6 differenti viaggi di formazione. Questa struttura complessa trova fisicamente il suo fulcro nella figura di Bruce Wayne: il punto di collisione, l’occhio del ciclone, l’uomo e l’eroe che non troverà mai pace.
La presenza di una guida, un reclutatore, perfino un mentore, non prevede infatti la risoluzione dei conflitti. Al contrario, quello stesso fulcro narrativo è di per sé una creatura instabile, ferma nella sua visione di verità e giustizia, dilaniata a livello del proprio stesso inconscio.
Così Zack Snyder riesce, a modo suo, a condurre la propria folle impresa. Un film che rifiuta la visione post-moderna del Multiverso Marvel, mentre rivendica un’identità unica e irriducibile. Quella di un “nuovo classico”.
Il processo di rifondazione del mito non può che ripartire dalle fondamenta, dalle radici dell’Universo DC Comics. Non a caso, tra le primissime sequenze vedremo Wonder Woman impegnata a fronteggiare una minaccia terrorista.
“Abbasso il mondo moderno, torniamo ai secoli bui”. Così si presenta il manipolo dei “terroristi reazionari”. Naturalmente, non avranno speranze contro una super-eroina che può vantare tremila anni di esperienza. Una figura forgiata dalla Mitologia Greca, e insieme dagli anni della Liberazione sessuale.
Rispetto alla sua prima apparizione nel 2017, Wonder Woman (e Gal Gadot) hanno ampiamente definito la propria funzione nel DCEU (qui la nostra recensione di Wonder Woman 1984). Eppure, questa sequenza d’esordio è anche la prima chiave di lettura di Justice League.
La Snyder Cut riconfigura infatti la schiera dei supereroi come rappresentanti del “mondo libero”. Cerca ossessivamente tra i loro ricordi, esplora i rispettivi legami familiari, attraversa letteralmente lo spazio e il tempo, rappresentando i diversi universi che li hanno generati.
Diana cresciuta tra le Amazzoni, Acquaman che rifiuta il Tridente, e così il suo destino di Re degli Antlantidei, ma anche Cyborg e The Flash, che conservano la natura e le contraddizioni di un ragazzo, una persona che non ha ancora messo a fuoco il proprio posto del mondo.
E infine, immancabilmente Superman, il più umano tra gli alieni di Krypton. E se la figura di Clark Kent ha trovato definizione tra il 1933 e il 1938, l’intero corpus dei personaggi rigenerati nella Justice League recuperano l’aura delle origini.
Un’origine che racconta la fine del secondo conflitto mondiale, lo spettro dei regimi totalitari, il sonno della ragione che genera mostri. A questo l’Universo DC contrappone i suoi guardiani, creature che vivono solo e unicamente in difesa della libertà, o meglio “la via americana allo Stato democratico”.
Questa via non è un sogno, ma un fragile equilibrio, continuamente minacciato da nuovi nemici. Da queste premesse, allora, il viaggio prosegue attraverso epoche, mondi, ideali lontanissimi. Razionalmente è folle pensare insieme un Cyborg e un’Amazzone. Eppure, questa follia è la Justice League.
Non sono semplicemente 6 diversi viaggi di formazione, ma 3 diverse idee di Epica quelle che trovano in Justice League una sorta di dissonante fusione atomica.
L’estetica della Snyder Cut rimanda chiaramente alle origini del Cinema, quando l’America e Hollywood studiavano attentamente le invenzioni di Cinecittà,da Cabiria di Giovanni Pastrone (1914) e l’infinita saga dei Maciste, superuomo ante-litteram, interpretato da Bartolomeo Pagano.
Dall’invenzione del “carrello alla Cabiria” ai nuovi classici hollywoodiani, dal primo King Kong (prodotto nel 1933 da RKO) ai Dieci comandamenti di Cecil B. De Mille (1956), l’Estetica della Justice League dichiara continuamente la propria appartenenza alla gloriosa tradizione del kolossal.
Un’estetica fatta di distruzioni materiali, produzioni multimilionarie, effetti speciali che prendono fisicamente corpo sulla pellicola. Invadono l’inquadratura, esasperate dal famigerato slow-motion di Zack Snyder, che cerca ostinatamente il dettaglio nel long-take e nella profondità di campo.
L’incedere tragico del kolossal delle origini incontra così l’immaginario degli anni ’80 e ’90, gli albori del cinecomic, ma anche la grande tradizione americana del Disaster Movie. L’Epica ellenica incontra il mito di libertà e rinascita del dopoguerra, le invenzioni dell’Industria hollywoodiana all’apice del successo.
Tutti questi elementi eterogenei, essenzialmente dissonanti, trovano comunque spazio vitale nella Snyder Cut. Per qualcuno si tratterà sempre di un pasticcio barocco, pesantemente privo di ironia. Un piatto che a Masterchef verrebbe classificato come mappazzone, solo in chiave cinematografica.
Per altri, al contrario, il mappazzone sarà un’esperienza cinematografica che non ha precedenti, proprio perché fisicamente, emotivamente estenuante. Justice League, d’altra parte, è essenzialmente un film programmato per dividere.
Innescare nello spettatore un profondo senso di immedesimazione, perfino appartenenza, oppure una epidermica reazione di rifiuto. Per questo, in realtà, era ampiamente prevedibile che gli spettatori si dividessero ancora tra hater e devoti, innamorati e detrattori.
La nuova Director’s Cut non cerca minimamente di correggere il tiro, anzi esaspera le scelte più radicali del cinecomic del 2017. E il risultato è un’opera oscura, dove la vittoria non è mai celebrata, anzi sembra innescare battaglie sempre nuove.
L’unica possibile risoluzione resta solo e unicamente nella profondità umana dei superoi. Ragazzi, uomini, donne che, esattamente come i comuni mortali, devono imparare a convivere con i propri demoni, vedere distrutti i sogni, affrontare gli imprevisti, elaborare il passato, la sofferenza, il lutto.
Il più autentico comun denominatore, il filo rosso che lega indissolubilmente questa schiera di eroi tanto diversi, è in realtà un principio decisamente freudiano. Quello della Justice League è infatti un universo completamente privato dell’Eros, dominato dall’affetto filiale.
Il rapporto con il padre e la madre, la nostalgia o il conflitto, il dolore per la loro perdita irrimediabile. Sono questi sentimenti che dominano tutti i protagonisti, che diventano ancora più espliciti nell’arco riservato ai personaggi di Flash e Cyborg.
Sembra quasi che Zack Snyder e gli autori del DCEU puntino direttamente al cuore bambino degli spettatori: al terrore infantile che la morte colpisca la nostra casa, all’ossessione di diventare qualcuno, trovare uno speciale posto nel mondo, solo per vedere l’orgoglio negli occhi del padre.
L’idea di rendere fierii genitori attraversa la Snyder Cut come una costante. E sarà forse uno di quegli elementi retorici, in grado di suscitare nel pubblico la più profonda immedesimazione, o il più irrefrenabile fastidio.
Qualunque siano le nostre sensazioni, la Director’s Cut di Zack Snyder resta un’epopea unica nel suo genere. Un’opera che ha un’infinita serie di limiti oggettivi, eppure riempie efficacemente 4 ore di spettacolo.
Molti interrogativi restano aperti. Ad esempio: la stanchezza esistenziale di Batman, la sua maschera di tormento irrisolto, appartiene davvero al personaggio, o soltanto all’uomo, all’attore Ben Affleck?
Oppure, perché Zack Snyder sceglie di azzerare ogni sfumatura, ogni chiaroscuro nei cattivi Steppenwolf, De Saad e Darkseid, salvo recuperare nell’epilogo il più autentico anti-eroe moderno, l’epitome del Chaotic Evil, ovvero il Joker?
La sequenza conclusiva, interamente fondata sul dialogo, non è un corpo estraneo, in stridente contrasto con la invenzioni, quella scrittura visivamente apocalittica che è l’anima dell’intero kolossal? Sarà solo un espediente per introdurre il primo piano, la risata e il carisma del nuovo Joker di Jared Leto?
Lasceremo queste domande senza risposta. Intanto, Justice League – Snyder Cut è già disponibile on-demand per tutti gli abbonati di Sky Cinema e Now Tv, senza alcun costo di noleggio. In più, sabato 20Marzo il film sarà trasmesso in prime time da Sky Cinema Uno. Fateci sapere le vostre impressioni.
Justice League – Snyder Cut : Il cast
Ben Affleck: Bruce Wayne – Batman
Henry Cavill: Clark Kent – Kal-El – Superman
Amy Adams: Lois Lane
Gal Gadot: Diana Prince – Wonder Woman
Ray Fisher: Victor Stone – Cyborg
Jason Momoa: Arthur Curry – Aquaman
Ezra Miller: Barry Allen – Flash
Willem Dafoe: Nuidis Vulko
Ciarán Hinds: Steppenwolf
Ray Porter: Darkseid
Jeremy Irons: Alfred Pennyworth
Diane Lane: Martha Kent
Connie Nielsen: Ippolita
Amber Heard: Mera
Jared Leto: Joker
Joe Manganiello: Slade Wilson – Deathstroke
Robin Wright: Antiope
Jesse Eisenberg: Lex Luthor
Peter Guinness: DeSaad
J. K. Simmons: James Gordon
Harry Lennix: Martian Manhunter
Justice League – Snyder Cut : Trailer ufficiale italiano
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