Uscita dopo il grandioso dramma bellico L’armata degli eroi (1969), l’operarappresenta il maggior successo di pubblico di Jean-Pierre Melville, nonché il suo testamento artistico.
Il film ospita un cast eccezionale, composto da Alain Delon (Corey), Gian Maria Volonté (Vogel), Yves Montand (Jansen) e François Périer (Santi). Il titolo originale fa riferimento al “cerchio rosso” tracciato da Buddha entro cui si riuniranno due persone il cui destino è quello di ritrovarsi. Nel caso del film, si tratta di Corey e Vogel.
La storia ruota attorno a Vogel, sfuggito alla custodia del commissario Mattei (Bourvil), e a Corey, appena rilasciato dalla prigione. Ritrovatisi in un Autogrill, i due, con l’aiuto di Vogel, progettano una rapina milionaria a una prestigiosa gioielleria in Place Vendôme. Resta solo un particolare: trovare un ricettatore per convertire la merce in valuta. Mattei, intanto, è sulle loro tracce…
Lo stile di Melville raggiunge qui l’estrema sintesi. La fotografia del fedele Decaë lavora molto sulla geometria degli spazi: le inquadrature, prevalentemente fisse, restituiscono ancora una volta più un effetto teatrale che cinematografico.
Magistrale la scena della rapina, eseguita con freddezza, rapidità e estremo silenzio (il montaggio audio della scena funziona alla perfezione).
Notte sulla città (Un flic) – 1972
Ultimo film di Jean-Pierre Melville, che scomparirà l’anno seguente. Altro cast eccezionale: ad Alain Delon (l’ispettore) questa volta si affiancano Richard Crenna, Riccardo Cucciolla, Michael Conrad (tre dei quattro rapinatori) e Catherine Deneuve (complice).
Quattro rapinatori mettono a segno una rapina in banca, nascondendo il denaro per utilizzarlo per un colpo ancora più grande. Fatte perdere le loro tracce, portano uno di loro, rimasto ferito, in ospedale, uccidendolo tramite una complice per evitare di essere identificati. Ma il commissario, appena scopre l’identità del defunto, lo associa immediatamente a uno dei tre rapinatori rimasti in vita…
Una fredda luce blu accompagna la visione di questo amaro racconto dove tutto sembra perduto, ma lo stile è ora ancor più spettacolare. Delon passa dal personaggio apatico a uno più disilluso, quasi profetizzando l’imminente fine del regista, perennemente amareggiato dal mancato riconoscimento del suo talento.