Da quando hanno vinto il festival di Sanremo 2021, i Måneskin sono stati al centro di molte conversazioni. Dalle accuse di plagio all’appartenenza o meno al genere rock, dall’estetica scelta per le esibizioni al testo di Zitti e Buoni.
Ci si è concentrati così tanto sull’ “apparenza” della band romana da rischiare di mettere in ombra ciò che per i Måneskin è la cosa più importante: la musica.
Per questo, in occasione della conferenza stampa di presentazione del nuovo album in uscita il 19 Marzo, i Måneskin hanno cominciato proprio dalla musica, da quel bisogno di parlare attraverso la musica, di esibirsi e di creare una conversazione fatta soprattutto di note.
Teatro D’Ira – Vol. 1, titolo, brani e intenzioni.
Teatro D’Ira – Vol. 1 è un album in cui i Måneskin vogliono parlare di quell’ira catartica che porta a cambiare le cose che, nel nostro piccolo, è quello che stiamo cercando di fare.
E in molti, infatti, hanno sottolineato come la vincita a Sanremo rappresenti una rivoluzione: sul teatro dell’Ariston è arrivata la musica rock, la musica senza confini di una band che non si pone limiti e che, soprattutto, si diverte nel fare musica.
Allo stesso tempo, però, è la vittoria di un gruppo di ragazzi che forse troppo spesso si sono sentiti dire ciò che non dovevano e potevano fare. Come ha raccontato il leader dei Måneskin, ricordando delle persone che gli dicevano che la musica non era un lavoro vero e proprio e che bisognava capire dove volesse andare con quell’aspirazione.
Ci dicevano: Dove andate? Andiamo a vincere Sanremo 2021.
Riguardo l’album, i Måneskin hanno messo l’accento sulla ricerca di una certa crudezza, un’anima che potesse restituire all’ascoltatore un’esperienza simile a quella dei live.
Abbiamo puntato molto sulla presenza del Power trio. Grande lavoro della scelta dei suoni, dall’amplificatori alla presenza del banco analogico. Abbiamo cercato di trasmettere cosa fosse il live all’interno dell’album. Non ci siamo imposti nessun tipo di limite, pensando già in un’ottica del live.
Noi nasciamo live e continueremo a vivere live. Moriremo live. Noi siamo partiti da Via Del Corso, dalla strada, che è stata anche una scuola per noi. Perché li il pubblico te lo devi conquistare e noi puntavamo a conquistarlo cercando di restare noi stessi.
Per quanto riguarda i brani, oltre Zitti e Buoni e Vent’anni, che il pubblico ha potuto conoscere già nelle scorse settimane, i Måneskin hanno presentato alla stampa altri tre brani, In Nome del Padre, Coraline e I Wanna be your slave.
Quest’ultimo, soprattutto, dimostra apertamente la volontà di non abbandonare il lato inglese, che era emerso immediatamente, già dai tempi di X-Factor, con l’inedito Chosen. Riguardo il brano Damiano ha detto:
Vorrei che si andasse oltre l’immagine o la volgarità delle cose descritte per arrivare a comprendere le varie sfaccettature della sessualità delle persone. Si gioca molto sui contrasti, il bravo ragazzo e il gangster, lo schiavo e il master. È come dire che una persona può essere entrambe le cose senza dover scegliere. È un brano molto centrato sulla sessualità perché è un lato della vita dove ci si potrebbe esprimere di più, perché ha tante variabili che sembra inutile rinchiuderle in scompartimenti. A me piace un sacco, ci tenevo a dirlo.
Per quanto riguarda In Nome del Padre, Damiano ha voluto mettere le mani avanti, prima di qualche polemica sulla blasfemia del testo, che sembra richiamare la Trinità.
Noi facciamo musica con così tanta passione che per noi è qualcosa di sacrale.
Anche riguardo Coraline la band romana ha voluto mettere il punto:
Non vorrei che si pensasse che è la storia di questo cavaliere che dall’alto del suo essere un principe azzurro salva la principessa. Non c’è lieto fine in questa storia, perché spesso nella vita non finisce bene. Ma volevo raccontare qualcosa di reale. È la storia dell’appassimento di questa ragazza, e il cavaliere è un semplice spettatore.
Ha sicuramente vari momenti, intro arpeggiata, ritornello che scoppia, intermezzo con una struttura molto strana. È un vero e proprio crescendo dall’inizio alla fine come se fosse un racconto.
L’Eurovision
Naturalmente la vittoria di Sanremo ha portato i Måneskin anche davanti alla possibilità di potersi esibire all’Eurovision. E sebbene tutto sia, parole della band, tutto secretato, ciò che è certo è che per poter partecipare alla kermesse hanno dovuto cambiare alcuni dettagli del brano.
Proprio su questo la band romana è stata interrogata: per loro che insistono molto sul fatto che la loro vera rivoluzione è aver accettato di rimanere se stessi, non è un controsenso accettare di cambiare le parole del brano vincitore di Sanremo? (leggi qui la risposta dei Måneskin)
Come è già stato reso noto, gli artisti che andranno all’Eurovision dovranno pre-registrare la loro esibizione qualora, a causa pandemia, non fosse possibile partecipare alla kermesse come gli anni passati.
Måneskin, rock e tour
Altro argomento che è stato molto trattato nel corso dell’intervista avvenuta dal Mulino di Acquapendente – dove l’album è stato registrato – è la connessione tra i Måneskin e il rock.
La loro vittoria a Sanremo ha infatti aperto una lunga (e a volte futile) conversazione se il gruppo fosse rock o meno, se la loro musica potesse essere iscritta a questo immenso genere.
Non è un nostro interesse doverci incasellare in cosa è rock e cosa non lo è. Non siamo i Led Zeppelin, ma oggi in Italia non ci sono molti ragazzi della nostra età che suonano questo genere di musica o strumenti analogici. Se poi non ci vogliono definire rock… ‘sti cazzi.
Damiano ha invece fatto dell’ironia, asserendo di riuscire a mangiare, dormire e vivere tranquillamente anche senza ottenere la benedizione degli dei del rock.
Ma quando l’argomento diventa serio, il cantante specifica che se anche volessero diventare come i Led Zeppelin dovrebbero avere il tempo di maturare, dal momento che i Måneskin sono comunque al loro secondo album.
E riguardo il discorso del rock ha detto: Avere un’identità, portarla nel mercato mainstream e mantenere quell’identità e fare un disco del genere in un momento del genere…ma se non è rock questo, che cos’è? Devo per forza staccare la testa del pipistrello?
Naturalmente, con l’uscita del nuovo album i Måneskin hanno anche organizzato un nuovo tour: le prime date di Roma e Milano sono andate già sold out. Nella città lombarda è stata aggiunta anche una terza tappa.
Il tour porterà la band in giro per Italia, da Napoli a Torino, con la tappa finale all’Arena di Verona, che rappresenta una vera e propria consacrazione.