Colapesce e Dimartino, l’itpop amaro e psichedelico e la musica sempre leggerissima
I Mortali² è la nuova versione dell’album omonimo, “estratto a radice”, uscito l’anno scorso con i nomi di Colapesce e Dimartino. I due cantautori siciliani hanno unito le forze dopo diversi anni di carriera da solisti, per produrre uno degli album più forti che si possono trovare nella musica italiana recente.
Questa versione “al quadrato” aggiunge, rispetto a quella del 2020, innazitutto il brano Sanremese, Musica Leggerissima; che però, per quanto leggermente inferiore al resto della tracklist, già da sé dice tutto. E trova perfetta corrispondenza nel dogma espresso vocalmente in apertura nella seconda traccia: “Devi sembrare impegnato senza esserlo, rassicurante”.
E così è un po’ la lista tracce de I Mortali: una serie di riflessioni esistenziali, travestite da canzoni d’amore, travestite da riflessioni esistenziali. I due hanno capito che la musica leggera “inspessita” è l’unico valido mezzo espressivo nella musica italiana di oggi. Ne fanno il proprio punto di forza, con canzoni d’impatto ma anche perfettamente orecchiabili.
Ad arricchire la lista tracce originale arriva tutta una sezione acustica, ideale compendio allo stile complesso e artificiale delle canzoni nella prima parte. Colapesce e Dimartino recuperano alcuni loro brani interpretati in vari contesti, tra i quali la cover di Povera Patria di Franco Battiato, presentata a Sanremo.
“Le parole d’amore, una noia mortale”
Tuttavia, per quanto lodevole ed ammirevole, questa coda in aggiunta al disco non regge minimamente il confronto con le idee spasmodiche della tracklist originale. Solo I Mortali, title track che giunge a completare sapientemente il discorso delle canzoni più oniriche, segnala che la sempre viva ispirazione dei due specialmente internamente a questo stile in particolare.
Il resto del disco predice e in qualche modo commenta in parallelo non tanto l’Italia della pandemia quanto la malinconica pochezza della vita di oggi, nel nostro paese e altrove. Questo nichilismo si sposa paradossalmente con i toni fortemente colorati degli arrangiamenti ispirati alla psichedelia di Tame Impala e al miglior pop curato d’oltremanica e d’oltreoceano.
Le canzoni migliori, infatti, corrispondono a questo stile: Luna Araba (con Carmen Consoli, nome tutelare), Cicale, Parole D’Acqua, Raramente e Noia Mortale sono pezzi che funzionano in tutto e per tutto: abbaglianti, coinvolgenti, poetici ma anche liberatori. Giusto un gradino più sotto la pur ottima Adolescenza Nera (prodotta da Mace) e Majorana, in chiusura.
Da queste undici tracce esce un disco solido, intrigante, sfaccettato e convincente. Un tipo di suono (e di lirica) dal quale tutti gli altri autori italiani del genere (chiamiamolo ancora itpop) dovrebbero imparare e prendere spunto. Se si pensa che la famosa Musica Leggerissima è solo la punta dell’iceberg, si ha l’idea di quale piccola grande gemma i due abbiano composto.