Musica Leggerissima di Colapesce e Dimartino: Spiegazione del testo
Ormai tutti la cantano, ma voi avete capito cosa vogliono dirci davvero Colapesce e Dimartino in Musica Leggerissima? Ecco la nostra interpretazione di uno dei testi più belli di Sanremo 2021
“Se bastasse un concеrto per far nascere un fiore Tra i palazzi distrutti dalle bombe nemiche Nel nome di un dio Che non esce fuori col temporale Il maestro è andato via”
Si passa quindi alla metafora di una guerra, fatta di bombe nemiche che distruggono i palazzi: ma un attacco perpetrato da chi? Il nemico non ha volto, come sappiamo, ma l’impressione di un conflitto e di avere delle città distrutte c’è tutta. L’evocazione di una rinascita, di un fiore simbolo di speranza, viene affidata all’utopia di un concerto, che per il momento è ancora miraggio.
Nei versi successivi il “maestro” che dovrebbe dirigere l’orchestra ma che è “andato via” viene finalmente paragonato a un dio (o a Dio), il quale ci ha lasciati in mezzo al temporale rifiutandosi di intervenire. Il caos ha invaso il mondo e la situazione è andata fuori controllo: nessuno, là in alto, a dare una spiegazione o a rimettere le cose a posto.
“Metti un po’ di musica leggera nel silenzio assordante”
“Rimane in sottofondo Dentro ai supermercati La cantano i soldati I figli alcolizzati I preti progressisti La senti nei quartieri assolati Che rimbomba leggera”
Il bridge finale della canzone, cantato con voci che scivolano e quasi precipitano, è quello che mette più i brividi. La musica leggera, intesa sia come male che come condizione irrinunciabile dell’esistenza di oggi, viene paragonata, sì, a un virus. E infatti si annida, ma anche rimbomba; coinvolge tutti, le persone più diverse; e non la si può evitare.
“Si annida nei pensieri In palestra, tiene in piedi Una festa anche di merda Ripensi alla tua vita Alle cose che hai lasciato Cadere nello spazio Della tua indifferenza animale“
Dalla presenza fisica a quella morale, Colapesce e Dimartino si soffermano sull’idea di musica leggera come malattia e cura al tempo stesso. Può salvare le feste, aiutare l’attività fisica, ma anche portarci a riflettere, tramite le sue stesse qualità di “leggerezza”, sull’inutilità del nostro tempo e su ciò che abbiamo lasciato andare.
La musica leggera quindi è un virus, è “il” virus, ma è anche una parentesi esistenziale che oggi più che mai ci rappresenta tutti. Più significativa di ogni altra musica (basti vedere le classifiche italiane) e colpevolmente più amata, più sentita. Ci rimane incollata addosso per impedirci di pensare troppo: ormai non un lusso, ma una necessità.