Come suo solito Ermal Meta si propone con un suono delicato e sottile, che si rigira nel classico stile Sanremo tutto impostato sulla voce e sul ritornello. Di certo il cantante sa come usare l’ugola, ma la banalità dell’arrangiamento e la retorica della classica canzone d’amore affossano fondamentalmente la performance e il brano.
Voto: 4
Extraliscio Feat. Davide Toffolo – Bianca Luce Nera
Extraliscio e Davide Toffolo si esibiscono in un pezzo che prende a piene mani dalla musica balcanica e dal gypsy folk. Il frontman dei Tre Allegri Ragazzi Morti è nel suo elemento e con i colleghi si perde in un sogno musicale ubriaco e folle, tra Vinicio Capossela e Goran Bregović. Il che in questo caso, sia ben chiaro, è assolutamente un bene.
Voto: 9
Random – Torno a Te
La canzone di Random è un lento pezzo d’amore che saltella con fatica fino alla fine. Anche in questo caso la voce non fallisce, ma tutto il resto ancora una volta coinvolge ben poco. La povertà della base musicale non può ben sostenere un ennesimo brano leggero, ma fin troppo leggero: quasi invisibile, persino per Sanremo.
Fulminacci si presenta oltre la mezzanotte e mezza con un indie cantautorale che per una volta riesce bene più nel testo che nelle musicalità. Un omaggio auto-biografico a Roma, su toni folk sottili ma non noiosi. Fulminacci si sa proporre con semplicità ed immediatezza, colpendo nei punti giusti senza pretese inutili. Bene così.
Voto: 7
Willie Peyote – Mai Dire Mai (La Locura)
Bisogna aspettare quasi l’una per vedere Willie Peyote sul palco, ma ne vale la pena. Nel suo pezzo funziona tutto, dalla satira al fulmicotone alle tonalità infaticabilmente allucinate, fino all’ovvia citazione di Boris. Il suo testo è il primo davvero intelligente, la sua musica è la prima davvero interessante. Il brano migliore della competizione.
Voto: 10
Gio Evan – Arnica
Il super-poeta e mega-filosofo Gio Evan canta un grande pezzo di self-empowerment, ma blaterandolo per metà dato che non sta fermo un attimo. Si presenta in pantaloni corti e si esprime in movenze stile Dragon Ball. Cerca di esprimere foga e coinvolgimento, ma l’unico risultato che ottiene è di restare senza fiato e rovinare mezza esibizione.
Irama, pur esibendosi solo “in prova”, porta uno dei pezzi migliori, l’ultimo presentato. C’è ancora il genio di Dardust dietro ad un ottima composizione che mescola electropop, indie folk e un ottimo ritmo dance, non stucchevole ma al contrario decisivo nella costruzione di una composizione diretta e coinvolgente. Da riascoltare e apprezzare.