Com’era prevedibile il pezzo di Madame, che conta tra gli autori anche Dardust, si pone da subito come musicalmente interessante. Un rap serrato ma molto melodico, nel quale la talentuosa cantante diciottenne mostra tutto il proprio talento. Certo, nulla di rivoluzionario per Sanremo, auto-tune ed arrangiamento elettronico compresi. Ma sicuramente da riascoltare.
Voto: 8
Måneskin – Zitti e Buoni
Con i Måneskin il rock fa il suo prepotente ingresso sul palco di Sanremo. Il quartetto tiene fede alla propria nomea “trasgressiva”, con una canzone sulla “follia” che lascia andare qualche epiteto e prende a piene mani dal rock chitarristico più classico. Tutto bene, ma almeno nella prima esibizione la voce soffoca un po’ i buoni riff della base. Comunque, il rock c’è.
Voto: 8
Ghemon – Momento Perfetto
Ghemon come suo solito fa molto leva sulla sua voce calda, molto R&B, che balzella su un leggero pezzo con arrangiamenti jazz e una melodia tutta da canticchiare. Una canzone fatta apposta per Sanremo e per le radio, da sentire in auto e nei momenti di relax. Non qualcosa di incredibile, ma l’idea musicale alla base è piacevolmente intrigante.
I Coma Cose esordiscono a Sanremo con un pezzo che non riprende la tradizione di rime intelligenti e astute che ha fatto la loro fortuna nei primi anni. Al contrario portano un pezzo urban pop con una ritmica interessante ma un regolare testo d’amore. I due cantano non rivolti verso la platea ma guardandosi a vicenda. Tuttavia il pezzo rimane poco incisivo e coinvolgente.
Voto: 7
Annalisa – Dieci
Annalisa si esibisce quasi all’una di notte con un pezzo pop che prende un po’ da tutto e niente. La canzone è romantica ed emotiva ma manca decisamente di ritmo. Almeno in questa prima interpretazione la voce di Annalisa, sempre pronta e prestante, può salvare poco un’altra composizione in gran parte priva di interesse.
Voto: 6
Francesco Renga – Quando Trovo Te
Francesco Renga arriva con l’aspettativa di una canzone d’amore leggera, come le sue più tipiche. Invece ne esce con un pezzo particolare, un po’ seducente, un po’ atipico, che ne tradisce il background musicale non tanto in direzione del rock dei Timoria ma in quella di una versatilità qui rispolverata con sorprendente freschezza.
Fasma impone l’auto-tune al palco dell’Ariston, con un pop/trap che ormai ci siamo tutti più o meno abituati ad ascoltare. Ma il pezzo fa un passo in più, con una buona cadenza e un refrain “rock” alla Machine Gun Kelly. Un pezzo per le nuove generazioni ma comprensibile anche a chi mastica poco di musica contemporanea.