The Dissident: l’inquietante Vera Storia dell’omicidio di Jamal Khashoggi
The Dissident è un documentario che racconta con brutale onestà il terribile omicidio del giornalista dissidente Jamal Khashoggi. Lo trovate in esclusiva assoluta solo su MioCinema!
In esclusiva assoluta su MioCinema è finalmente arrivato The Dissident, film diretta da Bryan Fogel e presentato in anteprima al Sundance Film Festival, dove è stato accolto da una lunga standing ovation, riuscendo a colpire il pubblico per la storia umana e terribile che racconta.
Bryan Fogel è un nome ormai ampiamente conosciuto nel mondo del cinema e, nello specifico, del genere documentaristico. Il suo film Icarus, infatti, ha vinto il premio Oscar come miglior documentario nel 2017.
The Dissident, la trama
Ed è ancora alla realtà che il regista attinge:The Dissident, infatti, racconta la storia dell’omicidio del giornalista del Washington Post Jamal Khashoggi, ucciso a Instanbul il 2 ottobre 2018, dopo essere entrato nel consolato dell’Arabia Saudita per chiedere dei documenti necessari a sposare la sua fidanzata.
The Dissident segue pedissequamente le tappe di questo omicidio, iniziato con la denuncia di “persona scomparsa”, mentre il governo saudita rispondeva in maniera vaga alle accuse mosse dalle indagini successive.
Finanziato dalla Human Rights Foundation, The Dissident è una pellicola che tenta di mettere a nudo le responsabilità del regime saudita nella morte del giornalista.
Il trailer del film in arrivo su MioCinema
The Dissident, il cast
Naturalmente, trattandosi di un film documentario, il cast di The Dissident è formato da giornalisti, politici, esponenti delle forze dell’ordine e persone che il regista ha intervistato per cercare di ricostruire la fine del giornalista dissidente.
Omar Abdulaziz
Fahrettin Altun
John O. Brennan
Hatice Cengiz
Anthony J. Ferrante
Abdulhamit Gul
David Ignatius
Wadah Khanfar
Turan Kislacki
Fatih Oke
John Scott-Railton
Yasin Aktay
Sedar Atas
Agnès Callamard
Iyad El-Baghdadi
La Vera Storia di Jamal Khashoggi
Nato a Medina il 13 ottobre 1958, Jamal Khashoggi ha studiato in Arabia Saudita prima di prendere una laurea in economia azienzale all’Indiana State University degli Stati Uniti nel 1982. Era inoltre il cugino di Dodi Al-Fayed, diventato tristemente famoso per aver perso la vita insieme a Lady Diana.
La sua carriera iniziò nei panni di manager regionale per le librerie della catena Tihama Bookstores, posizione che occupò fino al 1984.
Successivamente divenne un corrispondente della Saudi Gazette e assistente manager per Okaz. Fino al 1990 ha lavorato come reporter per alcune testate dell’Arabia Saudita, come Asharq-Al-Awsat e Al Majalla, prima di diventare direttore editoriale di Al-Madina.
Il 3 aprile del 2018 il Washington Post pubblicò un editoriale del giornalista, in cui Khashoggi criticava l’Arabia Saudita, scrivendo che il paese avrebbe dovuto dare alle donne gli stessi diritti degli uomini, auspicando che diventasse un Paese dove chiunque potesse parlare liberamente senza paura di essere arrestato.
Criticò aspramente la posizione dell’Arabia contro il Libano, la disputa diplomatica contro il Canada e il modo con cui si affrontava il dissenso attraverso i media.
Il 2 ottobre 2018 il giornalista entrò nel consolato Saudita nella città di Instanbul. Vi si era recato per prelevare dei documenti che gli sarebbero serviti per dimostrare di essere divorziato e avere così la possibilità di sposare la fidanzata turca, Hatice Cengiz.
Nello stesso giorno, un’ora prima dell’arrivo di Khashoggi, nel consolato arrivarono tre persone di nazionalità saudita.
La Cengiz rimase fuori dal consolato, tenendo il suo cellulare e quello del futuro marito, che non avrebbe potuto introdurlo in ambasciata. Non lo rivide mai più.
L’omicidio al centro di The Dissident
Intorno alle 16, la Cengiz chiamò le autorità e il suo amico Yasin Aktay, che era un consigliere del presidente turco Erdogan. Il governo saudita asserì che Jamal Khashoggi aveva già lasciato il consolato attraverso un’entrata sul retro: ma il governo turco non accettò questa giustificazione, mentre la fidanzata continuava a definirlo una persona scomparsa.
Le indagini portarono alla luce dettagli sospetti: come la rimozione delle riprese della videocamera di sorveglianza e il giorno libero dato a ogni lavoratore turco dell’ambasciata.
Ben presto, però, alla polizia arrivarono alcune testimonianze anonime, secondo le quali il giornalista al centro di The Dissident sarebbe stato torturato e ucciso proprio all’interno dell’ambasciata, per mano di 15 agenti provenienti dall’Arabia Saudita. Secondo queste fonti il corpo del giornalista venne fatto a pezzi e poi spostato all’esterno.
La CNN il 15 ottobre asserì che l’Arabia Saudita era pronta ad ammettere l’omicidio del giornalista dissidente, affermando però che si era trattato solo di un interrogatorio finito male. Tuttavia questa dichiarazione generò forte scetticismo, proprio a causa del modus operandi alla base del delitto, che faceva pensare a una premeditazione. Il governo saudita fece dunque di tutto per insabbiare l’omicidio, arrivando anche a distruggere delle prove.
Gli ufficiali turchi rilasciarono in seguito dei documenti audio che avevano registrato gli ultimi istanti di vita del giornalista e il momento del suo omicidio. In essi si comprese che l’uomo era stato ucciso per volere di Mohammed Bin Salman, principe dell’Arabia Saudita che tanto era stato criticato dal giornalista, al punto che Khashaggi aveva preferito l’autoesilio.
Se volete approfodire questa agghiacciante storia, non perdetevi dunque The Dissident, un intenso ed esaustivo racconto che ci accompagna dietro alle quinte di un inquietante delitto di Stato.