Shelley Duvall, la Wendy di Shining, ricorda il travaglio delle riprese con Kubrick
Sono trascorsi quarant’anni ormai ma Shining di Stanley Kubrick rimane ancora oggi un classico inarrivabile. Le schiere di fan del film (e del regista) si contano a bizzeffe e, com’è comprensibile vista anche la natura psicologica del film, si seguita a cercarne significati ed interpretazioni, approfondendo retroscena e dietro le quinte.
Altresì, gli attori protagonisti del capolavoro horror non perdono occasione per tornarci su, visto anche quanto il film ha segnato le loro carriere. In questo caso parliamo di Shelley Duvall, attrice molto famosa negli anni ’70 che nel film interpreta Wendy, la spaurita moglie di Jack Torrance.
Come sa praticamente chiunque, Wendy deve sfuggire all’ira del marito, sempre più instabile a causa della maledizione dell’Overlook Hotel. Tante scene famose la vedono in fuga da lui, costretta a difendersi anche in modi violenti fino a trovarsi in pericolo di vita.
Per ottenere il realismo cercato per la disperazione di Wendy, corrispondente a quella del personaggio del libro di Stephen King, Kubrick non esitava ad impiegare i suoi famosi metodi da regista perfezionista, chiedendo molto agli attori. La Duvall ricorda l’esperienza distruttiva del lavoro con lui in un’intervista con l’Hollywood Reporter.
“Kubrick non manda in stampa nulla almeno fino alla trentacinquesima ripresa. Trentacinque riprese, a correre e a piangere e portando un bambino piccolo, diventa dura. E l’intera performance sin dalla prima prova. È difficile” spiega l’attrice, riferendosi proprio alle scene in cui Wendy e Danny sono in fuga da Jack.
Per entrare nel “mood”, rammenta la Duvall, usava utilizzare un Walkman e “Ascoltare canzoni tristi. O anche solo pensare a qualcosa di triste nella tua vita o a quanto ti manca la tua famiglia o ti mancano i tuoi amici. Ma dopo un po’ il tuo corpo si ribella. Dice: smettila di farmi questo, non voglio piangere ogni giorno“.