Netflix si traveste da Prime Video (se non da Mubi), ed ecco che ai coloratissimi originals da tutto il mondo si affiancherà da queste settimane una piuttosto clamorosa retrospettiva dedicata al muto svedese degli anni ’10 e ’20. Una corrente artistica di interesse commerciale pari a zero, ma culturalmente imprescindibile; se non altro, per inquadrare quei fondamentali registici che solo nel decennio successivo avrebbero segnato l’evoluzione dell’espressionismo europeo, e infine dell’industria americana.
Storicamente il titolo di partenza è il Tere Vigen di Victor Sjöström (presente in catalogo); ma non si può non citare anche il secondo film di Carl Dreyer, indubbiamente il più celebre e influente degli eroi della corrente, nonché santo patrono dell’arte scandinava moderna. La Vedova del Pastore trova il giovane regista intento a perfezionare in commedia quell’estetica ascetico-ruralista, che pochi anni dopo avrebbe sublimato in capolavori universali come La Passione di Giovanna d’Arco e Vampyr; presente nella versione restaurata del 2018.
La Sposa Cadavere – Tim Burton e Mike Johnson (2007)
A proposito di espressionismi e gotico nordeuropeo, tra i grandi classici universalmente noti in arrivo su Netflix a febbraio potrebbe meritare una nuova visione anche La Sposa Cadavere di Tim Burton. Per i più maligni si tratta forse dell’ultimo film guardabile di un regista in seguito troppo serenamente accomodatosi nel ruolo di esecutore da grande studio, invischiatosi irrimediabilmente in una serie di adattamenti a chiamata dedicati ad un libro per l’infanzia dopo l’altro.
Pur riconoscendo la bontà di qualcosa tra le opere seguenti, quello del 2007 è forse in effetti l’ultimo film al cento per cento “burtoniano” del regista, aggiornamento e probabile testamento di un’estetica inimitabile e immortale, in seguito smarrita e mai più ritrovata nel fumoso digitale degli esangui lavori Disney.
Rocknrolla – Guy Ritchie (2008)
Come Burton, anche Guy Ritchie sembra dividersi tra un lavoro da regista su commissione non particolarmente esaltante (tra Man from UNCLE e King Arthur i flop sono ormai tanti quanti i successi), e il regolare ritorno ad una narrativa personale e di conforto, presso la quale puntualmente ritrovare la propria ispirazione.
Si potrebbe dire che da Lock & Stock al recentissimo The Gentlemen il percorso di Ritchie consista nel continuo aggiornamento dello stesso film, ma non è esattamente questo quello che fa un autore? Rocknrolla è stato per un decennio l’ultimo innesto nella sua multiforme epopea di action cockeny grezzo e cialtrone; una saga dipinta con amore da Ritchie fin dagli esordi, prima che la conversione del genere in Sherlock Holmes ne facesse regista hollywoodiano. Il film del 2008 è forse parzialmente dimenticato rispetto al succitato Lock & Stock o a The Snatch, ma fondamentale in un’ipotetica maratona.