Dal Saturday Night Live alla consacrazione con The Blues Brothers, la parabola artistica di John Belushi è stata la ripidissima ascesa di una dei volti comici più grandi ed amati di sempre. Una di quelle incursioni nel mondo della comicità destinate a marchiarlo a fuoco per sempre.
John Belushi, mito di una nuova comicità
Lo show, ancora oggi fucina di talenti comici che poi varcano le soglie del grande schermo, nasceva nel 1975 per proporre una formula di intrattenimento che fosse capace di miscelare la satira più affilata alla comicità più accessibile, innestando di tanto in tanto momenti musicali. Un quadro riassunto alla perfezione dal duo formato da John Belushi e Dan Aykroyd. È al Saturday Night Live che danno vita infatti ai Blues Brothers, due tra le numerose maschere che portano in scena nei loro sketch leggendari.
Il successo del format è incontrollabile, e il mondo di Hollywood inizia ad interessarsi agli araldi della nuova comicità americana. Non tardano ad arrivare per Belushi i primi ruoli, le prime comparse, fino al celeberrimo dittico girato con il regista John Landis, che ha segnato il culmine della sua carriera.
Quando l’arte è vera arte, sopravvive all’artista. Il suo modo di dare vita ai personaggi è stata una vera e propria scuola per tanti che hanno raccolto il suo testimone. Lo spettro della droga e dell’alcolismo maceravano però John Belushi da anni, e la sua morte nel 1982 è stata una delle prime di una lista che ancora oggi sconvolge il mondo dello spettacolo. Passando per River Phoenix e arrivando a Philip Seymour Hoffman, John Belushi è come loro vittima di un male spesso inestirpabile, quello della dipendenza.
Non lo ricordiamo certo per la morte, ma per la sua vita. Per la sua carriera straordinaria seppur brevissima, e cercare di riassumerla non le rende giustizia. Così lasceremo che sia la sua stessa arte a ricordarlo e a raccontarlo, attraverso alcune delle sue maschere e dei suoi personaggi, tutti ugualmente 2000 pounds bees, api da due tonnellate: grottesche, demenziali e assurde.
John Belushi – 5 personaggi da Saturday Night Live
Samurai Futaba
Scegliere una selezione dei migliori personaggi interpretati da John Belushi è un compito arduo. Ad una visione caustica della politica e della società, indossando indifferentemente le vesti di Adolf Hitler o Leonid Il’ič Brežnev, inframezzava geniali rivisitazioni di grandi personalità della storia: indimenticabile l’incontro tra Ludwig Van Beethoven e Ray Charles. In tutto la giostra di Belushi poteva contare su più di 60 maschere, e senza ombra di dubbio Samurai Futaba rientra tra le più memorabili.
Vero e proprio ospite ricorrente del Saturday Night Live, lo spadaccino giapponese è una caricatura dei protagonisti dei film di Akira Kurosawa: se estrai l’archetipo e lo cali in un contesto a cui non appartiene, ottieni il grottesco. Un samurai che mette a disposizione il suo onore mitologico in una parodia di Saturday Night Fever è forse uno dei momenti più alti di tutto lo show.
Il Padrino in terapia
Altro sketch impossibile da non menzionare, che insieme all’incontro con Star Trek rappresenta il contributo di Belushi alla revisione comica della cultura pop a lui contemporanea. L’aura dei personaggi simbolo di un’epoca viene capovolta in quel gioco che è sempre lo stesso, la validazione dell’assurdo attraverso la realtà. Come quando vedi entrare in una centrale di polizia Johnny Strabler da Il selvaggio che dichiara di essere Jack Kerouac. Attore simbolo di un’era della storia del cinema, Marlon Brando era uno dei bersagli favoriti da Belushi.
Qui Belushi si misura con l’interpretazione emblematica di un’icona. Con uno sforzo di mimesi non indifferente, riesce a portare in scena Don Vito Corleone, la sua espressione leggendaria, la sua presenza fisica. Questa volta però cercherà di risolvere i suoi problemi con la famiglia Tattaglia in una seduta di psicoterapia di gruppo.
Capitano Kirk
Tra tutti i suoi personaggi, Belushi indicava nel capitano della Enterprise il suo preferito. James T. Kirk, protagonista della serie classica di Star Trek e di molti dei film canonici, è davvero un concentrato di fascino e leadership, che Belushi replica con naturalezza. Secondo il racconto del regista Nicholas Meyer, andò persino a visitare il set di Star Trek II per avvicinare Shatner e cogliere da vicino alcuni aspetti della sua recitazione, ed era fatalmente il giorno prima della sua morte.
The Last Voyage of the Starship Enterprise è uno sketch diventato ufficialmente parte dell’universo Star Trek, amato dagli affezionati alla saga e dai suoi autori. L’ultimo viaggio della USS Enterprise è la sfida ad una minaccia aliena totalmente inedita: i direttori esecutivi della NBC. Lo sketch si scaglia contro la cancellazione della serie classica del 1969, e questa volta sono i membri stessi dell’equipaggio a ribellarsi alle logiche del network.