Jung affermava che la solitudine non derivi dal fatto di non avere nessuno intorno, ma dall’incapacità di comunicare le cose che ci sembrano importanti o dal dare valore a certi pensieri che gli altri giudicano inammissibili.
Gli scontri tra i due rivali alla Valle dell’Epilogo rappresentano la capacità comunicativa tra due esseri umani e quanto questa possa essere determinante.
Se nel primo combattimento l’incomprensione è determinata dall’egocentrismo di Sasuke e dalla sua sete di vendetta nei confronti del fratello Itachi, nel secondo abbiamo la maturazione di quest’ultimo dove riconosce i suoi errori e ascolta le ragioni del suo amico/rivale, arrivando addirittura ad ammettere la sua sconfitta, abbandonando i suoi intenti malvagi per l’ottenimento della pace.
Kishimoto, attraverso i suoi due protagonisti, ci vuole insegnare che la comunicazione e l’ascolto sono fondamentali per comprendere non solo ciò che sta intorno a noi, ma anche come noi siamo fatti.
5)Naruto vs Gaara: Rapporti umani
La selezione dei Chunin è uno degli archi narrativi migliori di tutta l’opera, sia per gli scontri spettacolari che per le contrapposizioni ideologiche.
Uno dei più riusciti è sicuramente il combattimento tra il protagonista, Naruto, e la Forza Portante del Villaggio della Sabbia, Gaara. Questi due personaggi rappresentano l’uno lo specchio dell’altro, il che rende il loro combattimento evocativo ma, al tempo stesso, intimo.
Kishimoto ha voluto evidenziare quanto i rapporti umani siano fondamentali per la crescita dell’individuo. Aristotele disse che l’uomo è un animale sociale che tende per natura ad aggregarsi con altri perché ha il desiderio di vivere in armonia con le altre persone.
Gaara, opportunamente parafrasato, rappresenta l’individuo che sta fuori dalla polis (il villaggio) incarnando la figura del bruto per la sua violenza e del dio per via della sua enorme forza. Ma è proprio grazie a Naruto, suo opposto, che lo reintegrerà nell’organismo naturale della polis, tanto da divenirne il suo caposaldo: il Kazekage.
4) Jiraya vs Pain: Martirio
Sören Kierkegaard disse che coloro che decidono gli eventi storici non sono gli statisti, i diplomatici e i generali, bensì i martiri. La morte di Jiraya per mano di Pain, alias Nagato Uzumaki, diviene fondamentale per tutta la storia.
L’Eremita dei Rospi ricorda, in un certo senso, la figura di Socrate, il quale riteneva che il compito del sapiente fosse quello di portare a riflettere la gente che lo circondava, come il tafano che pungola la vecchia cavalla.
Persino la decisione di sacrificarsi possiede molte analogie con la condanna a morte del filosofo, che decise di non fuggire e di accettare la morte in virtù del bene e di lasciare, in un certo senso, un insegnamento alla comunità.
Oltre a questo vi è da aggiungere il forte impatto emotivo: chi non si è commosso di fronte al coraggio di questo prode guerriero?