Fran Lebowitz: la docu-serie Netflix firmata Martin Scorsese | Recensione
Dall'8 Gennaio è disponibile la docu-serie Netflix firmata da Martin Scorsese. Un'intervista a Fran Lebowitz per raccontare New York con ironia e mettere in scena il Cinema.
Dall’8 Gennaio è disponibile la docu-serie Netflix Fran Lebowitz: una vita a New York. Ed è imperdibile. Forse perché uscita contemporaneamente a Lupin e SanPa, in pochi hanno notato questo gioiellino. Fran Lebowitz: una vita a New York non è solo uno dei prodotti più sorprendenti della nota piattaforma streaming. È grande Cinema. Visto attraverso un pc o uno smartphone e con forti elementi specifici della serialità.
Chi è Fran Lebowitz
La docu-serie ha un titolo originale differente da quello italiano: Pretend it’s a city. Ma è forse il titolo italiano — Fran Lebowitz: una vita a New York — che riesce a racchiudere in una sola frase i due poli tematici del girato di Martin Scorsese. Da una parte abbiamo Fran Lebowitz: autrice, scrittrice, personaggio intelligente, ironico, snob, con una visione originalissima e profonda della vita. Una donna al di là degli schemi. Una femminista non attivista. Un personaggio fuori dalle righe. Scorsese ha saputo cogliere questa sua natura profonda e racchiuderla in una sequenza che ritorna spesso in tutta la serie. Lei che, con i copri scarpa in plastica blu, passeggia su un plastico di New York ed osserva la città.
In questa immagine è racchiusa tutta la sua essenza. Una donna più grande della città, che è capace di guardarla e comprenderla ma allo stesso tempo ne è estranea. Fran Lebowitz non ha un numero di cellulare, non ha un’email. Camminando per strada — altra sequenza che ritorna spesso — è l’unica a notare le placche incastonate nei marciapiedi mentre tutti gli altri passanti sembrano essere ciechi quando percorrono le strade di New York, messaggiando al telefono. Lebowitz si confessa con ironia ai microfoni di Scorsese e attraverso i suoi racconti vediamo come New York è cambiata con il tempo, da quando lei vi arrivò e la città era in bancarotta, fino ai giorni nostri. Ed è proprio la città di New York l’altro polo tematico della docu-serie. Una città che nessuno si può permettere, come dice l’autrice.
Ma questa serie è grande Cinema che parla di Cinema. New York ha sempre fatto parte dell’immaginario del regista. E Martin Scorsese utilizza immagini di suoi film per dircelo. Prima che si affermasse come scrittrice, Fran Lebowitz faceva la tassista. Il suo racconto viene alternato alle immagini di Fuori Orario (1985) ed è sorprendente come le parole di lei e le immagini di lui si fondano insieme. Un’altro rimando all’opera di Scorsese è il romanzo L’età dell’innocenza di Edith Wharton, uno dei romanzi preferiti da Lebowitz e che è fonte di ispirazione per l’omonimo film del regista. Ancora, TheWolf of Wall Street (2013) film che racconta l’epopea di Jordan Belfort ambientata nella Grande Mela. Film (qui la nostra recensione) che vede la presenza proprio di Fran Lebowitz in un piccolo ruolo.
L’amore per il cinema pervade un po’ tutta la serie. Scorrono immagini de Il Gattopardo (1963) di Visconti, Nuovomondo (2006) di Crialese, Il ragazzo dai capelli verdi (1948) di Joseph Losey. Arriva ai titoli di coda quando, ad ogni fine episodio, possiamo ascoltare il finale de LaDolce Vitamusicato da Nino Rota.
La grammatica di Scorsese
La docu-serie, a differenza della maggior parte delle serie, non ha un opening. O meglio, non ha una sigla definita che si ripete sempre allo stesso modo. C’è una sequenza — ancora una volta — che si ripete. Vediamo Fran Lebowitz che cammina per le strade di New York, la vediamo insieme a Scorsese nel teatro dove avviene una conferenza, vediamo i due che entrano nel bar dove la scrittrice si confessa alle telecamere, vediamo poi le immagini che ci introducono al tema dell’episodio. Ogni volta ci sono delle piccole variazioni, ogni volta c’è qualcosa di nuovo. Infatti ad inizio opening non compare l’opzione salta intro.
Ed è questo che rende molto interessate il prodotto. I sette episodi possono essere visti senza un ordine preciso. New York è lo sfondo, Fran Lebowitz la protagonista, Martin Scorsese il collante.
Chi poi conosce bene l’opera del regista riuscirà a ritrovare gli elementi che costituiscono un po’ la sua firma. Oltre al già citato amore per il Cinema, è presente la colonna sonora alla Scorsese: Leonard Bernstein, Duke Ellington, Charles Mingus, New York Dolls, Marvin Gaye. Grande autori, tra i più disparati per genere, dal forte impatto emotivo. Non manca neanche il classico Piano Americano alla Scorsese (Fran Lebowitz nel bar che dialoga con Scorsese fuori campo).
Scheda tecnica
Lingua originale
inglese
Paese di produzione
USA
Anno
2021
Durata
30 minuti (episodio)
Episodi
7
Genere
documentario, biografia, commedia
Regia
Marin Scorsese
Trama
Dialogando con Martin Scorsese, Fran Lebowitz riflette del traffico, della spaventosa Time Square e di Wall Street, delle chiusure metropolitane e del crollo di edifici. Tutto per parlare di New York.
Fran Lebowitz: una vita a New York, trailer
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