Tutti i Film di Rob Zombie dal peggiore al migliore: la Classifica [LISTA]
La nostra classifica dedicata al grandissimo Rob Zombie, regista spesso discusso e drammaticamente sottovalutato. Ecco 8 validi motivi per riscoprirlo immediatamente!
Sottovalutato, disprezzato, repentinamente messo da parte. Ma al tempo stesso anche profondamente amato da una non troppa esigua cerchia di amanti di un cinema horror radicale e autoriale, che solo recentemente sta riprendendo piede nella Settima Arte. Stiamo parlando di Rob Zombie, regista e ancor prima musicista, appassionato di horror sin dalla tenera età. Una passione che ha riversato nella sua musica fino a fare il salto sul set, dietro la macchina da presa con un esordio (ed un proseguo) a dir poco fantastico.
Abbiamo già approfondito la sua carriera in questo articolo monografico. Non resta quindi che provare a dare un ordine alla sua filmografia che non sia cronologico. E come capita a tutti i grandi autori, sarà sempre difficile dare un giudizio unanime, proprio perché ogni grande autore porta con sé sempre discussioni e divisioni. Ancor di più Rob Zombie, un regista che o lo si ama, o lo si odia.
I Migliori Film di Rob Zombie: la Classifica
8) The Haunted World Of El Superbeasto, 2009
Partiamo con un immancabile cenno al cartoon in salsa Rob Zombie di cui in italia non vi è traccia, al di fuori di qualche trailer su YouTube. In questa singolare opera uscita in direct to video, Zombie sperimenta un cartone animato Pulp dall’inizio alla fine, mescolando vari altri generi come la commedia e il musical. Senza mai lesinare sul sangue e su situazioni al limite del grottesco. Un film animato che sembra essere un vero e proprio omaggio al cinema d’exploitation d’un tempo.
7) 31, 2016
Un film sfortunato sin dalla sua genesi produttiva. Dopo quattro anni dall’ultimo e discusso Le Streghe di Salem, Rob Zombie torna al cinema ma senza passare per la sala. Uscito in direct to video, 31 (qui la nostra recensione) si presenta come se fosse quasi un gioco, a partire dalla sua estetica da videogame survival. Verrebbe da chiedersi quanto sia corretto sottolineare gli eventuali (e parecchi) difetti di questo film visto che è stato finanziato da un crowfounding.
Ecco quindi che il giudizio può assumere una valenza più mediata da questo contesto “povero” che ha dato relative libertà produttive al regista. Se da un lato infatti 31 rappresenta l’emblema del saper fare di necessità virtù, dall’altro il (parecchio) low budget del film ne fa emergere tutti i difetti. Eppure alcuni momenti sono di pregevole fattura, a partire da un finale aperto a molteplici interpretazioni, con un perfetto villain, Doom Head, un meraviglioso e folle Richard Drake.
Con la benedizione dello stesso John Carpenter (con qualche ripensamento in seguito), Rob Zombie è il cineasta scelto nel 2006 dalla Dimension Films per proseguire la saga di Halloween. Il risultato sarà un prequel, che al tempo stesso è un reboot e la più oscura tra le origin-story. Un viaggio a ritroso che sceglie di indagare l’infanzia, l’adolescenza, e così le radici dell’odio nella mente distorta del giovane Micheal Myers.
Al suo terzo lungometraggio, dopo La Casa dai 1000 corpi e La Casa del Diavolo, Zombie si trova così a ricostruire la più sacrale tra le maschere Horror, per altro in veste di sceneggiatore, regista, produttore e supervisione del sonoro. Se la soundtrack sarà la perfetta quadratura del cerchio tra nuovi brani e diversi arrangiamenti dei pezzi originali, composti per Carpenter da Tyler Bates, allo stesso modo Rob Zombie preleva e ricombina gli elementi narrativi degli otto capitoli della saga.
Ma il risultato, in barba ai detrattori, non è un nuovo pastiche post-moderno, che segua la struttura de La casa dei 1000 corpi. Al contrario, il nuovo Halloween di Rob Zombie presenta un ordine, una chiarezza quasi efferata. Lucida, disciplinata, la sua rilettura è chiaramente carica di amore, ma soprattutto, sembra attraversata da quel sentimento che è la nemesi stessa del genere Horror.
Il nuovo “gruppo di famiglia in un interno” è un nuovo “squarcio di America”, ma il punto di vista di Rob Zombie, che si tratti di vittime o carnefici, resta strenuamente amorevole, inequivocabilmente carico di compassione. Compassione senza morale, senza giudizio, che si tratti del ragazzo disturbato, cresciuto in manicomio, delle sue vittime oppure dei suoi familiari, ritratti nella sequenza iniziale come un triviale, perfetto modello di violenza domestica.
Un sentimento che perde perfino per il suo vecchio psicologo, il Dottor Loomis, affidato a un’icona vivente come Malcolm McDowell, che diventa così una figura chiave della storia: il narratore, l’uomo che ha involontariamente innescato la tragedia, il salvatore irrimediabilmente sconfitto.
5) 3 From Hell, 2019
Della famiglia Firefly, dopo anni di arresti e condanne, non restano che il Capitano Spaulding, Baby Firefly, Otis, e il fratellastro Foxy. Dei maxi processi mediatici avevano già reso la “famiglia allargata” un’autentica celebrità. Una di quelle leggende nord americane, comunemente inserite nell’eclettica sezione “Serial Killer”.
Rob Zombie non poteva che regalare ai suoi 3 figli prediletti una ultima, grande festa di sangue. Come ogni fuggitivo che si rispetti, i Nostri ripareranno immancabilmente in Messico. E se la celebrazione era iniziata in una fredda notte di Halloween, per chiudere il cerchio, l’ultimo film della trilogia non potrà che cadere fatalmente nel Día de los Muertos.
3 From Hell (qui la nostra recensione), negli Stati Uniti non ha registrato né un grande successo di pubblico, né una strabiliante risposta critica. In Italia, ha trovato finalmente una vera distribuzione digitale grazie al catalogo Amazon Prime Video.
È possibile che alcuni fan della saga restino più romanticamente legati alla gioventù del Diavolo e dei 1000 corpi. Altri, troveranno invece in questo film il punto più alto della trilogia, il segno di un percorso cinematografico (e autoriale) che fa di Rob Zombie un cineasta radicale, un esemplare unico nel panorama dell’Horror a stelle e strisce. Ma in ogni caso, nessun estimatore del genere dovrebbe perdersi questo ultimo, melanconico giro di giostra.