Non è certo stato il 2020 che ci saremmo aspettati. La pandemia ha duramente colpito tutti gli aspetti della nostra vita: lavoro, affetti, abitudini. Fra le infinite ferite inflitteci da questo annus horribilis, ci dispiace anche dover annotare la chiusura delle sale cinematografiche. Partendo proprio da questo, dalla profonda nostalgia che ci separa dal cinema, abbiamo deciso di pubblicare oggi la nostra classifica dei Migliori Film del 2020.
Nonostante la chiusura delle sale, nonostante l’agonia inflitta all’industria cinematografica, il 2020 è comunque riuscito a regalarci tante opere da ricordare e ammirare. Abbiamo riso, pianto e ci siamo emozionati, distanti sì, ma uniti nella magia del cinema. Condividiamo quindi oggi ciò che quest’anno di pandemia ci ha regalato, guardando avanti e sperando di poterci ritrovare presto in sala tutti insieme, a discutere fuori dal cinema, a scambiarci opinioni a quattr’occhi.
Proprio per rimarcare l’importanza vitale della sala cinematografica, abbiamo deciso di prendere in considerazione i migliori film usciti in Italia nel 2020. Il criterio scelto, dunque, è la data di distribuzione e non quella di produzione. Per questo, in classifica, troverete anche film non “freschissimi”, ma che hanno fatto il loro debutto in sala solo quest’anno.
Ema è una ballerina professionista che si è sposata con Gaston, il direttore della sua compagnia. I due, non potendo avere figlio, decidono di adottare un bambino di nome Polo. In seguito a una lacerante tragedia, il rapporto fra i due finirà però col consumarsi e ad esaurirsi col divorzio…
Larrain costruisce un dramma intorno alla fine del rapporto tra Ema e Gaston, un crepuscolo indissolubilmente legato all’adozione di Polo. La protagonista ripercorre gli eventi, venendo assalita da un turbine di emozioni: l’inadeguatezza di non essere riuscita ad essere un bravo genitore, il senso di colpa, il rimpianto per verso l’irreparabile.
Ad infliggere ulteriore sofferenza, si aggiunge, immancabile, il giudizio perentorio e sibillino dei conoscenti, dei colleghi, degli amici. Fin dalle prime sequenze sperimentiamo il trauma vissuto dalla donna, come anche le accuse e il crescente disprezzo all’interno della coppia.
L’estetica del film è arricchita da un elemento caro alla protagonista: la danza. Musiche ritmate e moderne sono spesso presenti, insieme ad una fotografia dai colori sgargianti. Sullo sfondo una città spagnola colma di vita e di giovani, ma anche intrisa di una profonda sofferenza. Larrain si conferma perfettamente in grado di saper gestire una storia dai temi così delicati e complessi, decisamente uno dei registi più talentuosi della sua generazione. Per approfondire trovate qui la nostra recensione.
Nuova fatica del regista Antonio Campos, Le Strade del Male ci porta nel pieno di uno spaccato della società americana del profondo sud, narrandoci una storia tipica di quella parte degli Stati Uniti fatta di cittadine semi-deserte ma dense di fondamentalismo religioso e, spesso, ignoranza.
La storia ci porta tra West Virginia e Ohio, nel secondo dopoguerra, tra vicende di miseria e insignificanza. La forza del film risiede proprio in questo, nella sua capacità di donarci uno sguardo sul male che serpeggia in queste piccole realtà , senza fronzoli, senza filtri.
Accompagnati da un narratore onnisciente incarnato da Donald Ray Pollock, autore del romanzo da cui il film è tratto, siamo accompagnati in uno scenario desolato e desolante, in cui nel silenzio che deriva dall’isolamento, il Male si afferma e divora ogni cosa.
Se la religione resta formalmente il centro gravitazionale della comunità , di fatto, non vi è spazio per alcuna grazia divina: ci troviamo di fronte ad un ritratto spietato e graffiante, che ci restituisce un America macabra e oscura.
Basti pensare al reverendo Preston Teagardin, interpretato da un sontuoso Robert Pattinson: un uomo di chiesa che utilizza la sua posizione per approfittarsi di giovani fanciulle della sua parrocchia. La sua figura non ha alcun risvolto positivo, non c’è redenzione ad attenerlo. Non un pastore per il suo gregge, ma un leader spietato e predatorio.
Da rimarcare la prova attoriale di Tom Holland, che si spoglia del vestito di Spider-Man mostrando un’intensità e una capacità recitativa che, siamo sicuri, gli permetterà di slanciarsi verso nuovi, intriganti progetti cinematografici. Per approfondire, troverete qui la nostra recensione.