Difficile fare di meglio dopo che, solamente due anni fa, il mumble rapper originario di Atlanta si era guadagnato il rispetto di tutta la scena con il suo primo lavoro in studio, il già classico “Die Lit“. Eppure, anche dopo tutto l’hype generato, Playboi Carti sembra essere riuscito nell’impresa.
Nonostante ciò, Carti riesce a tenere alta l’attenzione traccia dopo traccia – anzi, più si va avanti, più queste diventano sperimentali e trascinanti – grazie al suo flow adrenalinico e versatile e alla sua sicurezza, punto forte dell’interessantissimo personaggio che l’artista si è costruito in decisamente poco tempo. Questa volta, infatti, il rapper sembra puntare quasi completamente sull’attitude, più che sui testi, i quali avevano comunque la loro importanza prima.
“Sono pronto. Sono più pronto di tutti voi. Sto cercando di dimostrare a questa gente che so rappare. Che ho le barre. È questo che voglio fare con ‘Whole Lotta Red’.”
Enorme il lavoro di beat-making, che ha impegnato più di una decina di produttori, e altrettanto di qualità il mastering, che riesce ad incastrare eccellentemente anche i beat più vari rendendo il disco coesivo e scorrevole. Tuttavia, sono le T con i più vecchi produttori di Carter, Art Dealer e Pi’erre Bourne, che risultano quelle più efficaci e che facilitano il confronto con Die Lit, rendendo evidente l’evoluzione stilistica del rapper. Una menzione d’onore va senz’altro riservata al singolare brano di chiusura, “F33l Lik3 Dyin“, contenente un inaspettato campionamento di “iMi“, dall’ultimo disco di Justin Vernon (Bon Iver).