Quando un’opera è in sviluppo per otto anni sotto le mani di una delle più promettenti software house contemporanee, smette di essere semplice videogioco. Trasmigra, e diventa fenomeno. Fenomeno di massa, fenomeno di costume, fenomeno sociale. Se ad appoggiarla c’è una campagna pubblicitaria praticamente perfetta, siamo di fronte a Cyberpunk 2077, videogioco del decennio quantomeno per l’attesa spasmodica che ha caratterizzato la sua lunga produzione e il suo travagliato arrivo.
Certo è quindi che l’hype che gli è stato abilmente costruito intorno lo precede abbondantemente. E la domanda che tutti si stanno ponendo è la stessa. Dopo otto anni, questa attesa è stata ripagata? Forse, sarebbe più corretto chiedersi come sia stata ripagata.
Perché è indubbio: dal primo secondo con pad alla mano, Cyberpunk 2077 urla a gran voce di essere un capolavoro, l’esperienza ruolistica definitiva. Non si può però non analizzare criticamente la strategia di CD Projekt Red in termini di marketing e risultati tecnici, e qui sta il vero tasto dolente.
Cyberpunk 2077 è un disastro sui modelli base di PS4 e Xbox One
Come molti stanno rilevando sin dal day one, Cyberpunk 2077 è letteralmente impresentabile sulle console della ormai scorsa generazione. Noi stessi ci siamo trovati, testando la versione PS4, di fronte ad uno scempio tecnico di proporzioni inedite. Dai risultati delle analisi di Digital Foundry, l’evidenza si fa numero. La risoluzione precipita dai 1080p fino ai 900p, ma questo non serve a rendere stabile il framerate sui 30 FPS, e scende fino ai minimi di 14 FPS nelle situazioni più concitate.
Per non parlare dei numerosi bug, presenti in ogni versione di quest’opera mastodontica, ma che su PS4 e Xbox One si moltiplicano all’inverosimile. Tutto ciò, unito alla grande instabilità, alla lentezza nel caricamento delle texture, al continuo pop-in di elementi ambientali, ha reso la versione old-gen la peggiore che si potesse immaginare di Cyberpunk 2077.
Parliamo sì di macchine con tanti anni sulle spalle, a tutti gli effetti già vecchie all’uscita, ma CDPR non è pienamente giustificabile sotto questo punto di vista. Naughty Dog con The Last of Us Parte 2 (fresco della vittoria del GOTY) ha infatti compiuto un vero e proprio miracolo tecnico, spremendo hardware obsoleti come quello della PS4 Fat assicurando performance di qualità.
La vera domanda quindi non è se sia il caso o meno di aggiornare il proprio hardware per approcciare l’ultima epopea di CD Projekt Red. Bisogna chiedersi cosa significhi parlare di old-gen e next-gen al netto dell’uscita di Cyberpunk 2077.
Cyberpunk 2077 è un gioco next-gen senza essere next-gen
Non si può pensare di staccare la spina ad hardware obsoleti dopo un fuoco incrociato di trailer e pre-order di edizioni speciali, di promesse durate un’intera generazione videoludica. Cyberpunk 2077 sembra rappresentare la pietra tombale sull’ottava generazione e il primo grande passo nella nona, ma la realtà dei fatti è un’altra.
Se infatti la versione PS4 e XOne è incommentabile, difatti stiamo parlando delle uniche disponibili lato console. Non esiste una versione next-gen del gioco. Le nuove ammiraglie di Sony e Microsoft si limitano a far girare versioni potenziate di queste versioni. Su PS5 gira la versione PS4 Pro portata a 60 FPS stabili, mentre su Series X, grazie allo Smart Delivery, abbiamo la possibilità di scegliere tra una modalità Performance e una modalità Qualità.
(Parentesi a margine, Series X dimostra finalmente che la strategia di “continuità generazionale” di Microsoft potrebbe essere la sua carta vincente).
CDPR rimanda al 2021 le versioni next-gen di Cyberpunk 2077, quindi si potrebbe dire a tutti gli effetti che non sia un titolo della nuova generazione. È un titolo concepito nella scorsa era, e da un punto di vista strettamente videoludico abbraccia tanti paradigmi dell’ottava generazione, davvero cruciale nella storia del medium.
Persino lato PC, dove il titolo dovrebbe offrire il suo profilo migliore, non possiamo non ammettere che bisogna cercare almeno un compromesso persino sulle macchine più performanti. I primi test sulle serie RTX 30 di Nvidia hanno messo in luce performance stupefacenti, ma parliamo di schede grafiche praticamente non ancora disponibili al pubblico.
L’ultima fatica degli autori di The Witcher 3 quindi sembra valicare le definizioni a priori di generazioni videoludiche, ricordando per certi versi il lancio di GTA 5 e Skyrim su PS3 e X360, ma dimostrando con maggiore evidenza quanto le macchine della scorsa generazione siano ormai fuori scala.
Manda in panchina PS4 e XOne, e probabilmente non basteranno giga e giga di patch per salvare questa versione del gioco. Console che hanno fatto girare egregiamente capolavori come Death Stranding, Red Dead Redemption 2 o Gears 5 si dovranno arrendere di fronte all’ambizione produttiva di CD Projekt Red. Parliamo sì di una complessità di diversi ordini superiore per Cyberpunk, ma bisogna pur ricordare la gloria di queste console, ormai definitivamente sconfitte.
E qui si potrebbe parlare di cattiva informazione, persino di frode, perché il percorso che ha portato all’uscita del gioco parlava di un’opera che veniva dalla scorsa generazione. Sarebbe dovuto essere il loro canto del cigno, invece del cigno abbiamo visto solo la morte. Evidentemente, senza la base old-gen non sarebbero rientrati nelle spese di produzione. Altrettanto evidentemente, Cyberpunk 2077 era un gioco che almeno per il momento, sarebbe dovuto uscire solo su PC. E Stadia.
Non possiamo quindi non riconoscere un certo merito a CDPR. Il modo in cui ha sfidato e sta sfidando i limiti tecnologici pone il videogioco quasi in un nuova dimensione. Fornendo il primo vero banco di prova alla piattaforma di streaming di Google abbiamo forse la dimostrazione che le categorie entro cui cerchiamo di inquadrare il medium videoludico sono finite. Forse, di fronte all’articolazione attuale del mercato e alla potenza offerta dagli hardware, siamo di fronte alla fine delle generazioni.