Non si parla esattamente di un classico di Natale, ma sarà difficile se non impossibile trovare un film superiore a questo tra l’offerta Netflix di dicembre 2020. Un capolavoro senza bisogno di presentazioni alcune, visione ancor più obbligatoria considerata l’importanza del film per un genere storicamente banalizzato da critica e appasionati come l’action.
I Guerrieri della Notte, oltre che spartiacque più o meno ineguagliato nel definire la moderna maniera di girare l’azione (unico contender possibile, il Distretto 13 di Carpenter), resta una vera e propria cassa di risonanza culturale, la cui eco estetica si sarebbe estesa sui successivi tre decenni di sottoculture popolari. Imprescindibile per capire non solo il cinema, ma ogni forma di arte visiva successiva.
Sully – Clint Eastwood (2016)
Sarà un anno senza Clint Eastwood, il primo dal 2015: non per questo bisogna però rinunciare all’appuntamento invernale con il regista, specie se reduci da un capolavoro come il Richard Jewell dello scorso anno. Per chi non avesse amato i due effettivamente inferiori The Mule e Ore 15:17, vale allora la pena tornare indietro di qualche anno, al penultimo dei grandi film dell’autore americano.
In Sully si perfeziona forse definitivamente l’epica da terza età del regista, riscopertosi nel corso del decennio narratore folk di una nuova categoria di eroi americani – reietti, esclusi, messi ai margini da quella stessa società da loro impegnati a difendere. Un film di potenza esemplare nella sua economia: appena novanta minuti, magistrali come pochi.
Gone Girl – David Fincher (2014)
Sette anni tra un film e l’altro è una cifra fuori dal mondo per gli standard moderni: tanto è servito comunque a David Fincher per trovare finalmente i soldi del suo nuovo progetto, per di più su un genere relativamente “sicuro” come il biopic. A celebrare Mank, Netflix ripropone dunque un piccolo classico come Gone Girl, fino ad oggi ultimo film del regista poi emigrato su marginali ruoli produttivi in televisione per House of Cards e Mindhunter.
Del glorioso catalogo di thriller diretti dal regista in tre decenni, questo resta il più carico di sottotesti polemici e provocatori – meno sanguinoso, più teorico, forse maggiormente maturo. Potrebbe perdere qualche colpo alla seconda visione, ma resta uno showcase di bravura, diretto da un mito di sempre del noir.