“Capitolo primo: Era duro e romantico come la città che amava, dietro agli occhiali dalla montatura nera acquattata ma pronta al balzo la potenza sessuale di una tigre… No aspetta ci sono: New York era la sua città , e lo sarebbe sempre stata.”
La sequenza di apertura di Manhattan è semplicemente un altro pezzo imprescindibile di Storia del Cinema. L’operazione di scrittura e riscrittura in voice over ci introduce a un nuovo capitolo della vita di Allen. O forse no.
Forse la trilogia composta da Io e Annie, Manhattan e Hannah e le sue sorelle è fatta di realtà e menzogna, autobiografismo spudorato, digressioni e incantevoli licenze poetiche. Tra tanti accordi e dissonanze avremo allora una sola certezza. Oggi, un film come Manhattan, verrebbe rifiutato da tutti i produttori del regno.
La sinossi prevede la disamina di nuove rovinose relazioni. In particolare, l’amore del produttore televisivo quarantaduenne Isaac Davis per Tracy (Mariel Hemingway) una ragazzina di appena diciassette anni, ancora studentessa del liceo.
Anche la nipote di Ernest Hemingway aveva davvero avuto una relazione con Woody Allen. Ma non è certo questo il punto. Manhattan è il primo esperimento di Allen con il bianco e nero, la sua più struggente lettera d’amore per NYC, un omaggio all’eclettismo e il Jazz di George Gershwin.
Nel 1980 vincerà il BAFTA Award e molti premi internazionali. E per qualcuno Manhattan resta ancora oggi, a oltre quarant’anni di distanza, uno dei migliori film mai realizzati su suolo americano.
Hannah e le sue sorelle (Hannah and Her Sisters), 1986
“E Freud, un altro grande pessimista! Gesù, sono stato in analisi per anni, non è successo niente. Il mio povero analista ne fu così frustrato che alla fine trasformò lo studio in un self-service vegetariano.”
Hannah e le sue sorelle, nel 1986, tecnicamente segna il vertice della carriera di Woody Allen. Il successo è apparentemente trasversale: plauso della critica, grande successo al botteghino, ancora una pioggia di nomination e 3 Oscar vinti, mentre il film viene presentato in anteprima al Festival de Cannes.
Hannah e le sue sorelle racconta anche la nuova relazione, il sodalizio del regista con una nuova grande protagonista, Mia Farrow, resa celebre da Roman Polanski con Rosemary’s Baby e l’adattamento de Il grande Gatsby di Jack Clayton.
Il sodalizio prosegue per 12 anni e 13 film, prima che la loro particolarissima accezione di “famiglia allargata”venisse data in pasto alla magistratura e ai Media dalla stessa Mia Farrow, diventando sinonimo di una guerra infinita, senza esclusione di colpi.
Quella di Hannah e le sue sorelle è invece una irresistibile, agrodolce guerra corale, forte di un incredibile cast e una sceneggiatura destinata a fare scuola. Non a caso, il concetto di Dramedy negli Stati Uniti prenderà corpo proprio in quegli anni.
Nella fitta rete dei dialoghi, delle bugie e i tradimenti, Woody Allen tesse così un film immortale, che oggi ha 34 anni, eppure non li sente.
Un giorno di pioggia a New York (A rainy day in New York), 2019
“Sta attraversando una vera crisi artistica… è una chicca!”
Forse il penultimo film di Woody Allen, Un giorno di pioggia a New York, è indissolubilmente legato a Manhattan. Forse è la chiusura di un cerchio. O forse questi schemi esistono solo nell’immaginazione degli storici e dei critici.
Proprio in questi giorni, lo scorso anno, vi parlavamo del nuovo film di Allen come di una rivelazione, mentre tanti spettatori assistevano al film come al ritorno di un vecchio, strambo carissimo amico.
Che si parli del Direttore della Fotografia o dell’autore, entrambi hanno oltrepassato la soglia degli 80, entrambi hanno firmato uno tra i migliori lavori di una carriera che è già Storia, costellata da decenni di successi.
Peccato che il film arrivi in pieno #MeToo, e che il movimento #MeToo parta proprio da un’inchiesta su Harvey Weinstein, pubblicata dal New Yorker e firmata proprio da Ronan Farrow, riconosciuto come unico figlio naturale di Mia e Woody Allen.
Per farla breve: la distribuzione del film negli USA è stata cancellata, Timothee Chalamet, Selena Gomez e Rebeca Hall hanno devoto il loro compenso all’associazione Time’s Up.
In Italia il film è stato distribuito grazie a Lucky Red ed è ora disponibile su Sky Cinema. E se volete conoscere tutti, o quasi tutti i motivi per vederlo, quic’è la nostra recensione.