La distribuzione di Rifkin’s Festival (per l’Italia era previsto Ottobre 2020) al momento è rimandata a data da destinarsi. E così la pandemia e il Covid-19 sono riusciti dove tanti, tanti altri hanno fallito: frenare l’irresistibile ascesa di un nuovo film di Woody Allen.
Dal 1965 a oggi, infatti, il nostro eroe sembra aver conosciuto ogni sfumatura del successo. Vertici, caduta e ritorno, dagli Oscar e la notorietà internazionale a nemmeno pubblico numero uno, particolarmente inviso in madrepatria.
Nato a Brooklyn nel 1935, il ragazzo amava New York più di ogni cosa, e la Grande Mela, fin dagli esordi, ricambiava il suo ardore. L’enfant prodige diventa un fenomeno televisivo folgorante, si impone sulla scena della Stand-up Comedy, raggiunge e conquista il grande schermo con Ciao Pussycat di Clive Donner.
Nel 1966 segue rapida la prima prova da sceneggiatore, protagonista e regista: Che fai, rubi? (What’s up, Tiger Lily?). “Scritto, diretto e interpretato da Woody Allen” diventerà la regola aurea, la proporzione divina, la nuova formula magica della commedia americana.
In fondo non è che l’inizio di una storia d’amore ininterrotta, quella tra Woody Allen e il cinema. Vagamente più complesso è il rapporto di Allen con le donne e l’istituzione matrimoniale, per altro al centro di tanti suoi successi, ma anche di uno scandalo devastante, di quelli che cambiano una vita intera.
Il ragazzo amava anche Federico Fellini e in effetti, come il maestro, saprà mettere a punto un linguaggio cinematografico unico e irriducibile. Quando arrivano gli anni ’70, i suoi film già non appartengono più al genere. Tecnicamente sono commedie. Concretamente, appartengono a una nuova specie.
Può un cineasta che ha scritto, decostruito e riscritto la propria storia tante volte riuscire a stupirci ancora? La risposta arriva proprio dal risvolto di copertina dell’autobiografia A proposito di niente, edita in Italia da La nave di Teseo:
“Vive nell’Upper East Side di Manhattan con Soon-Yi, sua moglie da 22 anni, e le loro due figlie, Mazie e Bechet. È un grande appassionato di jazz e un tifoso di sport. Si rammarica di non aver mai fatto un grande film, ma ci sta ancora provando.”
Lo scandalo che coinvolge Woody e Soon-Yi, figlia adottiva dell’ex compagna di Allen, Mia Farrow, occupa la stampa americana dal lontano 1992. Ma se proprio vogliono, i curiosi troveranno una moltitudine di sordide accuse, riprese e ritrattate un’infinita di volte, nelle più svariate altre sedi.
Noi invece abbiamo provato a selezionare 10 film su 50, per tentare di descrivere una filmografia che sfugge a ogni definizione, dove non è tutto bello, certo, non tutto è rose e fiori, eppure tutto è incredibile. Intanto stasera in tv, su Iris, ci sono Vicky Cristina Barcelona e Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni!
Io e Annie (Annie Hall), 1977
“Ragazzi, se la realtà fosse così!”
Prima di Annie Hall il nostro eroe, al secolo Allan Stewart Königsberg, aveva già steso pubblico e critica con una serie di film micidiali, tra cui Prendi i soldi e scappa (1969) e Il dittatore dello stato libero di Bananas (1971).
In quest’articolo (che naturalmente non è una classifica) vi parleremo anche di un altro straordinario reperto d’epoca, il film a episodi del 1972 Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso *ma non avete mai osato chiedere. Ma prima dobbiamo parlare di Annie.
Dagli anni ’90, i detrattori di Allen appartengono improvvisamente ad ogni ordine e grado: produttori, studios, familiari, critici cinematografici, attori che rinnegano, gente di passaggio.
Se parliamo invece dei fan, gli innamorati e i devoti, possiamo rintracciare tipologie ben distinte. Il primo tipo venera la filmografia di Allen fino ai suddetti anni ’90, quando avrebbe avuto una caduta irrimediabile, producendo quasi compulsivamente un film l’anno.
Non tutti questi film sono all’altezza dei decenni precedenti, anzi, forse quasi nessuno. Esistono poi gli spettatori di nuova generazione, cui i gloriosi anni ’60 e ’70 sembrano quasi sconosciuti. Conoscono la rinascita, la “fase europea”, Midnight in Paris (2011) o Vicky Cristina Barcelona (2008).
Infine esiste l’alleniano, il fan dall’amore incondizionato, o forse lo spettatore curioso, che percorre le diverse sezioni di questa filmografia senza condanne o pregiudizi di sorta. Qualunque sia la vostra collocazione, in genere il risultato è lo stesso.
Chiunque l’abbia visto, non può che parlare di Woody Allen partendo da Annie Hall, che agli Oscar 1977 sbaraglia la concorrenza vincendo le categorie miglior film, miglior regista, migliore sceneggiatura originale e miglior attrice protagonista.
Un film dalla modernità sconcertante, un compendio di battute folgoranti e senza tregua, un film sull’amore, e insieme un esperimento di cinema senza precedenti.
Da che esiste Annie Hall la moltiplicazione dei piani del racconto, da Fellini a Beckett e il Teatro dell’Assurdo, diventa un concetto nuovo, fa ufficialmente il suo ingresso nella storia della Comedy americana.
Quel giovane talento che si rivolge direttamente allo spettatore, sguardo in macchina, ripercorre fisicamente avanti e indietro passato e presente, memoria e immaginazione, aspettativa e realtà della sua relazione.