Il pensiero del peso dell’aspettativa scacciato da quello dei soldi.
Ma veramente qualcuno si aspettava da Sfera Ebbasta un disco migliore? Dopo il pacchetto di plasticate di Rockstar e Popstar? Qualcuno si aspettava addirittura qualcosa di meglio?
La risposta è sì. Ci aspettavamo quantomeno qualcosa dal trapper più famoso d’Italia, in un disco che si era presentato con il singolo Bottiglie Privè: la prima vera “canzone” di Sfera da due anni a questa parte. Ci siamo fatti fregare tutti da un brano che sembrava fatto pensando un po’ meno alla classifica (ma solo un po’, sembra un brano di Ultimo).
Poi, a riascoltarlo, anche Bottiglie Privè è imbarazzante. A meno che non vogliamo considerare “buon lavoro” una produzione semplice ma curata come quella di Charlie Charles, facendo finta di non sapere quale sia il budget di un artista che sta sotto contratto con la Island Records. Se anzichè Sfera Ebbasta l’avesse cantata Ultimo, ci avremmo sputato sopra. E lo sappiamo tutti.
Sì, la verità è che ci aspettavamo qualcos’altro. Da un artista che si era già preso le classifiche con Rockstar e aveva alle spalle due dischi incendiari, e alcuni dei migliori pezzi trap italiani, se permettete, ci aspettavamo altro.
Cronaca di un disastro annunciato.
FAMO$O è uscito il 20 novembre per Universal Music Group e, appunto, Island Records. Nessun disco italiano negli ultimi anni ha generato un’aspettativa così grande; neanche il misterioso “quarto album de I Cani”, secondo qualcuno ancora sepolto nel Mac di Contessa. Featuring: Future, Offset, J Balvin,Diplo, Steve Aoki, Gué Pequeno, Marracash, Lil Mosey. Prodotto da Drillionaire, Junior-K, Charlie Charles, London on da Track; ma c’è tutto nel film. Quale film?
Il 27 ottobre è uscito su Amazon Prime Video il docufilm FAMOSO. Sfera Ebbasta ripercorre la scalata al successo, partendo dalle visiere a becco all’ombra dei palazzoni di Cinisello Balsamo. Ma soprattutto fa un giro dietro le quinte del nuovo disco, spoilerando qualche strofa. Già leggendaria la sequenza in cui Sfera propone ad una giovanissima flautista, ascoltata per caso in una chiesetta, di registrare una traccia di flauto da inserire nel disco; la ragazza rifiuta. Scrivete “ragazza flauto sfera ebbasta” su YouTube e provate a vedere cosa vi esce fuori. Poi fatevi un giro sui social a leggere i commenti rivolti alla ragazza.
Era solo l’ultimo atto dell’hype building: disco di Sfera Ebbasta = successo già prima che venisse annunciato, sui gruppi Facebook di fan del rap che non si sono accorti di ascoltare musica da classifica (da dieci anni, ormai). Che ripetono ossessivamente “se un disco fa tanti numeri è impossibile che faccia schifo”. E Sfera Ebbasta pensa esattamente la stessa cosa.
Un disco senza troppa voglia di musica, piuttosto con la brama di Tik Tok.
Abracadabra è il miglior pezzo del disco: niente di innovativo, ma almeno il beat prende ispirazione senza scopiazzare male. E Future fa una strofa non eccezionale, che avrà scritto in 20 minuti, strascicata come suo solito. La pompi in macchina alzando il volume, tra Dieci Ragazze dei Tauro Boys e Long Time di Playboi Carti, poi basta.
Le poche idee alla base del sound nel disco sono pensate male. Hollywood nasce già vecchia (nonostante dietro ci sia Diplo!): una chitarra plasticosa, che suonerà familiare a tutti quelli che a 14 anni avevano speso tutti i 65 euro ricevuti a Natale per una Harley Benton usata e un cavo, e la attaccavano agli altoparlanti del Canta Tu. Riascoltate la chitarra in Je T’Aime di Achille Lauro e confrontatela con quella di Hollywood. Va bene, Lauro voleva dare un’idea rock n’ roll al suo pezzo; e Sfera Ebbasta che idea voleva dare?
Giovani Re, Male, Tik Tok (con Marra e Guè) e soprattutto 6 AM già sono tra le proposte per Sanremo 2021. Un eufemismo per dire che sono ancora più imbarazzanti di Bottiglie Privè: perfette per i Tik Tok e basta. I due pesi massimi del rap italiano portano a termine il compitino, in linea con il vuoto assoluto del brano, e si mettono i soldi in tasca. Stop. Sui sopracitati gruppi Facebook sentirete dire “Guè Pequeno ha fatto la strofa dell’anno”: giudicate con le vostre stesse orecchie.
Non c’è il successone, non c’è la trovata geniale; non c’è la musica.
Non stupisce allora che Macarena, con Offset, sia considerata una hit assoluta. In linea con tutti gli ultimi lavori dei Migos. Una cantilena che non si sbilancia mai e rimane in testa, a volte più per il fastidio (provate ad ascoltare Culture II. Tutto, senza barare).
Baby con J Balvin sfonda le classifiche dei Paesi sudamericani: non certo una sorpresa. J Balvin tira fuori un disco all’anno, divertendosi sulla ritmica martellante del reggaeton; forse, ma forse, ci si può anche ballare sopra. Allora non c’è motivo per ascoltarsi Baby, dove Sfera Ebbasta non sa scegliere se fare il Bad Bunny, il MamboLosco, lo Sfera Ebbasta.
Tutti i brani del disco hanno due sole cose in comune: la prima è l’ostentazione della vacuità della fama, infilata ogni tanto tra le barre per far finta di avere qualcosa da dire; la fama ti cambia, i soldi non ti rendono felice. Per la maggior parte del disco, però, Sfera sembra dimenticarsene. L’altra è la matematica certezza di finire in classifica. E quindi prende un po’ di producer famosi e geniali, infila Marra e Guè, scrive cose del tipo “quando il culo brucia la bocca sparla” e prova a fare l’eclettico, sicuro di fare numeri assurdi. Perché sforzarsi?
E infatti non si è sforzato per nulla, in quello che per ora è il suo lavoro peggiore. La flautista che ha rifiutato di suonare nel “disco” di Sfera sicuramente è un’appassionata di musica; il suo “no” davanti alla proposta del rapper, allora, acquisisce il suo senso.