Cesare Cremonini racconta la tremenda esperienza con la schizofrenia
“C’è una canzone, Nessun vuol essere Robin, per la quale ho rischiato la vita“. Lo svela Cesare Cremonini, in un’intervista nella quale si apre su un disturbo piuttosto grave da lui sofferto in passato, che ha richiesto l’intervento di uno psichiatra. “Una pallottola mi ha sfiorato”, dice il cantante.
Sulle pagine del Corriere, l’ex-frontman dei Lunapop e divo della musica italiana da oltre vent’anni parla della sua difficile lotta contro la schizofrenia. E lo fa con vivide immagini: “[Sentivo] la sensazione fisica di avere dentro di me una figura a me estranea”, spiega Cremonini.
“Quasi ogni giorno, sempre più spesso, sentivo un mostro premere contro il petto, salire alla gola. Mi pareva quasi di vederlo. E lo psichiatra me lo fece vedere. L’immagine si trova anche su Internet. ‘È questo?’, chiese. Era quello. Braccia corte e appuntite, gambe ruvide e pelose”.
“La diagnosi era: schizofrenia. Percepita dalla vittima come un’allucinazione che viene dall’interno. Un essere deforme che si aggira nel subconscio come se fosse casa sua”. Sulle cause della condizione, Cremonini riflette: “Venivo da due anni di ossessione feroce per la musica”.
“Sempre chiuso in studio, anche la domenica. Smisi di tagliarmi la barba e i capelli. [Mangiavo] a volte due pizze pure a cena. Superai i cento chili. Non facevo più l’amore, se non da ubriaco. Avevo smesso qualsiasi attività fisica. Lo psichiatra mi chiese cosa mi faceva sentire meglio. Risposi: camminare“.
“Non lavorare; il lavoro era la causa. La cura era camminare. Quando sento il mostro borbottare, mi rimetto in cammino. Su una collina, in montagna. Sono tornato dallo psichiatra alla fine del primo tour negli stadi. Mi ha chiesto se vedevo ancora i mostri. Gli ho risposto di no, ma che ogni tanto li sento chiacchierare. E lui: ‘Let them talk‘”.