Da Venerdì 27 Novembre su Netflix c’è un nuovo thriller italiano, prodotto da Matteo Rovere per Groenlandia e Warner Bros Italia: La Belva, opera seconda del regista Ludovico di Martino, protagonista un (come sempre) sorprendente Fabrizio Gifuni.
Lo straordinario co-protagonista de La meglio gioventù di Marco Tullio Giordana e Il capitale umano di Paolo Virzì torna nell’isolata veste de La belva: reduce di guerra tormentato dalla memoria indelebile di un passato violento.
Il tema dello Stress Post Traumatico e della giustizia privata si intrecciano in una storia carica di tensione, sofferenza ma anche desiderio di riscatto. E il risultato è un film ben scritto, ben girato e magnificamente interpretato.
Finalmente, un bell’esempio di intrattenimento Made in Italy. Dopo Smetto quando voglio, Il primo re, Il Campione e la serie Romulus(trovi qui la conferenza stampa con Matteo Rovere e gli autori) torniamo allora a parlarvi di una produzione Groenlandia.
Ovvero, la Società di produzione indipendente fondata nel 2014 da Rovere con Sydney Sibilia, la quale si conferma, anche in quest’assurdo passaggio storico, come la più interessante tra le nuove realtà del panorama cinematografico italiano.
Dopo La belva, il 9 Dicembre su Netflix arriva anche il nuovo film di Sydney Sibilia, L’incredibile storia dell’Isola delle Rose. E possiamo già dirvi che, dopo “la banda dei ricercatori”, vi aspetta un’altra dramedy a dir poco irresistibile.
La Belva: la Trama
Nel passato di Leonida Riva (Fabrizio Gifuni) c’è una storia di guerra, vissuta da Primo Capitano nelle Forze Speciali dell’Esercito. Una storia che ha allontanato irrimediabilmente Riva da sua moglie e i suoi figli, portandolo a vivere ai margini della società.
Mentre nella sua mente passato e presente ancora si confondono, il figlio maggiore fa fatica a perdonarlo. Di contro la sua figlioletta, la piccola Teresa, continua ad amarlo di amore incondizionato.
Un tragico imprevisto proietta Leonida direttamente verso i suoi demoni. L’uomo dovrà affrontare e riscoprire quella parte di sé che pensava sepolta. Ma la posta in palio è talmente alta che fermarsi non è più un’opzione.
Tutti questi personaggi potrebbero rappresentare un parente cinematografico diretto di Leonida Riva, protagonista de La Belva. Eppure una solida sceneggiatura, combinata al talento di Fabrizio Gifuni, scongiurano il rischio di un’opera banalmente derivativa.
Tra i grandi must del cinema americano c’è proprio la figura del reduce, costretto a riconfigurare le proprie abilità, acquisite attraverso l’addestramento militare e l’orrore della guerra. La missione può rappresentare vendetta o giustizia. Ma in ogni caso, si tratta sempre di una questione privata.
Il film di Ludovico De Martino si colloca in questa gloriosa tradizione filmica cercando una chiave comunque individuale. Questa chiave è data da un linguaggio audiovisivo fortemente contemporaneo, che ci mostra finalmente un film italiano all’altezza degli analoghi internazionali.
Solo pochi giorni fa vi parlavamo deIl talento del calabrone, delle molte perplessità critiche che circondano un prodotto dall’ottima confezione, che convince sul versante tecnico, regia fotografia e montaggio, ma cade forse sulla scrittura dei dialoghi.
La scarsa qualità dei dialoghi, negli ultimi decenni, è stata e resta un problema tutto italiano. Al contrario, in scrittura La belva presenta quella naturalezza, quel senso di verità che davamo ormai per disperso.
Anche per questo, Groenlandia si conferma una realtà produttiva finalmente nuova, attenta, capace di promuovere nel nostro paese un’idea di cinema concretamente innovativa.
La belva si dichiara apertamente, senza ipocrisia un film d’intrattenimento. Ma si tratta comunque di un action thriller formalmente ineccepibile, in aperta rottura con tutti i cliché legati ormai alla nostra fiction.
Il genere di riferimento è tradizionalmente americano, ma in compenso il film non si limita semplicemente a ricalcare schemi, meccaniche collaudate, e così centra il suo obiettivo, senza scadere in un drammatico “vorrei ma non posso”.
Tra tutti i nomi citati, forse è Liam Neeson, il protagonista di Un uomo tranquillo l’ispirazione più vicina al personaggio di Leonida Riva. Ma Fabrizio Gifuni resta un attore di primo piano, capace di regalare un’interpretazione individuale, nonostante la lunghissima schiera dei precedenti“giustizieri della notte”.
E per una volta il cast al completo, dai co-protagonisti fino alle comparse, risulta calibrato, ben diretto e perfettamente convincente.
La belva è disponibile dal 27 Novembre sulla piattaforma Netflix. Continuate a seguirci, arriva a breve anche la recensione in anteprima de L’incredibile storia dell’Isola delle Rose.
Il Cast
Leonida Riva: Fabrizio Gifuni
Antonio Simonetti: Lino Musella
Angela: Monica Piseddu
Mattia Riva: Emanuele Linfatti
Mozart: Andrea Pennacchi
Teresa Riva: Giada Gagliardi
Trailer ufficiale
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