Ecco un’opinione “professionale” sulla serie a tema scacchi che sta conquistando tutti
La regina degli scacchi (The Queen’s Gambit) è uscita da poco ma sta facendo davvero faville. Dopo essere diventata una delle serie più viste della storia di Netflix, la “Regina” sta iniziando ad attirare l’interesse degli addetti ai lavori, ossia, scacchisti professionisti che ci tengono a dire la loro su questo fenomeno.
Nel caso specifico ad intervenire è Magnus Carlsen, campione del mondo di provenienza norvegese. E, udite udite, non esprime esattamente entusiasmo: “Direi che è un cinque su sei“. Spiega in seguito le sue ragioni, a fronte di una marea di fan per i quali la serie è pressoché perfetta.
“Le avrei dato un buon punteggio se non fosse che trovo disturbante che tutti i bambini nella serie vogliano essere adottati, perché negli scacchi questo significa perdere dieci partite di fila e nessun bambino lo vorrebbe”, dice. “Scherzi a parte, penso sia molto divertente“.
“Hanno realizzato gli scacchi molto bene con il gioco. Trovo solo che l’intera storia sia un po’ troppo irrealistica. Non posso semplicemente accettare che [Beth, nella trama] dopo non aver giocato a scacchi mai per sei anni, in orfanotrofio, diventi una delle campionesse del mondo nel giro di pochi anni”.
Conclude dicendo: “È una bella storia, ma io l’ho trovata un tantino troppo irrealistica. Detto questo, è davvero divertente”. Così non sembrano pensarla milioni di fan, rimasti letteralmente incantati dagli episodi della mini-serie e soprattutto dalla acclamata performance di Anya Taylor-Joy.
Le vicende narrate, basata sul romanzo The Queen’s Gambit di Walter Trevis (1983), seguono le avventure di Beth Harmon, giovane scacchista prodigio cresciuta in orfanotrofio, appunto. In pochi anni diventa una campionessa ma deve riuscire a bilanciare la sua vita sregolata cercando di emergere in uno sport per soli uomini.