Sucker Punch (stasera alle 23:24 su Canale 20), film del 2011 diretto da Zack Synder è forse una delle imprese più folli tentate dal regista. Egli stesso, parlandone, lo definì come un “Alice nel Paese delle Meraviglie con le mitragliarici”. Ma vale la pena di dedicargli la serata?
Sucker Punch: la Trama
Alla morte della madre Baby Doll è l’unica erede di un vasto patrimonio familiare, ma il perfido patrigno la incolpa della morte della sorella e per sbarazzarsene la fa rinchiudere in un manicomio. Qui la ragazza medita la fuga, e tra sogni ad occhi aperti e fantasie immagina la sua vita come una guerriera che, da un bordello, si farà strada verso la libertà a colpi di katane, pistole e villain assurdi.
Cast
Emily Browning – Baby Doll
Abbie Cornish – Sweet Pea
Jena Malone: Rocket
Vanessa Hudgens: Blondie
Jamie Chung – Amber
Carla Gugino – Madam Vera Gorski
Scott Glenn – Il Saggio
Oscar Isaac – Blue Jones
Jon Hamm – Il Giocatore/Dottore
Gerard Plunkett – Il Patrigno/Padre O’ Rourke/Il Sindaco
Sucker Punch: la Recensione
La storia del cinema è piena di schiere opposte di fan che si battano per un regista o un film, ma pochi hanno spaccato la critica e il pubblico come Zack Snyder, uno dei registi più discussi e odiati di sempre. Ma perché tutto questo accanimento? Da dove si genera quest’odio? Beh se non ne avete idea provate a vedere Sucker Punch!
Dopo una serie di prove discusse opere cinematografiche scritte da altri, Snyder ci riprova con una sceneggiatura originale, scritta a 4 mani con Steve Shibuya. Inutile dire che il risultato di Snyder è veramente deludente, anzi quasi un’agonia per gli occhi.. e tutti gli altri sensi. Sucker Punch è l’apoteosi di una tendenza degli anni 2000, e tutti ricordiamo (anzi proviamo a dimenticare) cos’è stato l’inizio del nuovo millennio.
Snyder punta tutto sul fattore visivo, come se da solo fosse in grado di operare una rivoluzione estetica. Ma a quanto pare senza una sceneggiatura quanto meno decente alle spalle il film non riesce a stare in piedi da solo. È evidente fin dalla prima sequenza che c’è qualcosa che non quadra, e non quadrerà fino alla fine perché la vicenda è davvero poco consistente e scialba.
Hey ma quello è Jon Hamm!
Ogni scena di Sucker Punch sembra trasudare di immagini e citazioni in maniera molto cinica e superficiale quasi da esasperare e confondere lo spettatore. In ogni inquadratura si sovrappongono oggetti, personaggi e omaggi alla cultura pop che Tarantino a confronto pare un dilettante.
Caso emblematico è la comparsa lampo di Jon Hamm. Spunta dal nulla, resta per due minuti e poi ritornare da dove era venuto, interpretando un ruolo ai limiti dell’inconsistenza.. ma Hey è Jon Hamm!
Il risultato finale è quello di un marasma di computer grafica, immagini iperboliche e musica cazzuta all’interno del quale il film stesso si perde. Ogni tentativo di lettura del racconto, tra metafore e riflessioni psicoanalitiche si confondo e vengono sommerse dal magma di quel tutto, davvero troppo, messo insieme da Synder in Sucker Punch.
In Sucker Punch è quasi palpabile il delirio d’onnipotenza di Zack Synder, che prova a mettere su pellicola un racconto che potrebbe durare 10 minuti. E che alla fine ti sembrerà comunque di essere abbandonato in un insondabile vortice nonsense di un’ora e 50 minuti.
Complice di questo smarrimento, il finale, che non vi spoilereremo per non rovinarvi l’avvilente e deludente plot twist. Se ne avete voglia, lasciatevi travolgere da questo spropositato magma di azione, più simile ad un videogame che a un film. Ma non aspettatevi una chiusura in grado di soddisfarvi.
Un videogame a cui nessuno vorrebbe giocare
La struttura del racconto è proprio quella di un videogame, in cui ad ogni “missione” corrisponde un livello di gioco a tema, un’accozzaglia di fantasy e sparatutto, in cui le eroine devono affrontare sfide sempre più complesse.
Purtroppo l’esito delle loro imprese non suscita alcun interesse, questo anche a causa della totale bidimensionalità dei personaggi, affetti da una gravissima forma di carismo-penia, quella che ci aspetteremmo di riscontrare in un pezzo di tappezzeria.
Sucker Punch è a metà strada tra un bislacco e fallito tentativo di rielaborazione del concetto femminile nel cinema e un confronto, fin troppo serioso e maldestro, tra cinema e videogame. Il tutto si riduce all’ossessione di Synder, quasi alla Michael Bay, per le riprese slow motion e il rielaborare tecniche ormai non più nuove finendo per schiacciare se stesso e annoiare chi lo guarda.
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