Coccolata dalla critica, un po’ meno dal pubblico, The Americans è indiscutibilmente una delle migliori serie tv di genere storico. Nonostante l’approccio estetico rivolto a uno stile televisivo vecchia maniera, la serie si impone come prodotto artistico di alto profilo per tre motivi principali: la ricostruzione storica, la trama e le superbe interpretazioni.
Trama: Stati Uniti, anni ottanta. Philip ed Elizabeth Jennings sono in realtà Mischa e Nadezhda, due spie del KGB incaricate di agire sotto copertura sul territorio americano. La missione è totalizzante, la coppia dovrà inserirsi completamente nella cultura a stelle e strisce. Daranno vita a una famiglia vera e propria, con due bambini, un lavoro stabile e una bella villetta in periferia. Nel frattempo, prenderanno parte a numerose operazioni di spionaggio. Un’esistenza scissa in due, ove dubiteranno sempre più spesso di quale sia la vita reale e quale no. Sullo sfondo la Storia, mutevole e capricciosa, pronta a chiudere uno dei suoi capitoli più controversi: l’ultimo decennio della Guerra Fredda.
The Americans beneficia non solo del proprio avvincente intreccio narrativo, ma anche della rappresentazione degli aspetti psicologici, culturali e politici. L’analisi del confronto tra culture diverse, e nemiche, è probabilmente il punto più alto ed elegante raggiunto dagli autori. La contrapposizione tra genitori spie russe e figli inevitabilmente americani pone sul piatto della bilancia una narrazione ancora più complessa che equilibra la pura spy story donando un mosaico enorme e realistico, grazie anche ai numerosi temi caldi che la serie porta a galla lungo il proprio percorso.
Pertanto, siamo dinanzi ad un prodotto degno dell’oggetto del suo interesse: la Storia, che viene riproposta in molte delle sue sfumature e contraddizioni. In questo modo, The Americans non solo risulta coinvolgente ma soprattutto estremamente credibile.
Tra i tanti pregi va sottolineato l’incredibile lavoro degli interpreti, su tutti Matthew Rhys che dona una formidabile prova di trasformismo e un intenso drammatico climax psicologico. A coronare definitivamente quest’opera, inoltre, è il finale, che non esitiamo a definire uno dei migliori di sempre all’interno del mondo seriale.