Ed Gein: Storia del Serial Killer che ha ossessionato Hollywood
Ed Gein è stato uno dei primi serial killer a sconvolgere gli Stati Uniti. La sua fama deriva dalla crudeltà e dal gusto per il macabro. Ad oggi, resta uno degli assassini più citati di Hollywood, da Psycho a Leatherface passando per American Horror Story
Una cosa esiste già prima dell’invenzione della parola che la descrive? Potremmo perderci in sofismi profondi nel tentativo di dare risposta a questa domanda, ma la fredda logica ci viene in soccorso sentenziando: ovvio che già esiste la cosa in sé, la parola per descriverla ci serve solo per accorgerci di lei, incasellare un’entità nella nostra mente piena di cassetti. Questa premessa ci aiuta a iniziare la storia che racconteremo oggi, una storia oscura, macabra, terribile, infernale. È la storia di un serial killer accaduta nel tempo in cui questa parola non esisteva. Quando il male non aveva ancora un nome.
I fan di Mindhunter, tra cui chi scrive, hanno ben in mente l’importanza di dare un nome a questo tipo di personalità criminali, e sanno benissimo quanto sia stato fondamentale il percorso che ha portato a crearlo. I protagonisti della serie di David Fincher hanno contribuito a strappare il velo sul diffuso mondo del male, a chiarirci che, spesso, quest’ultimo è reiterato attraverso schemi, impulsi e obiettivi che possono essere studiati, analizzati e, se non capiti, almeno inquadrati in una ricerca che possa permettere di prevedere da dove nascono certe profonde devianze. Come anticipato, la nostra storia inizia quando tali furie omicide avevano ancora la parvenza di uscire dalla bocca dell’inferno, mosse da tenebre ataviche, misteriose, vecchie come il mondo. Deve essere sembrato proprio così ai cittadini di Plainfield (Wisconsin) nel lontano 1957, quando l’unica spiegazione possibile per gli orrori capitati nella loro anonima cittadina poteva essere solo quella in cui l’inferno si fosse aperto, a fuoco e tormenti, una crepa in una zona dimenticata da Dio.
Anche il protagonista della nostra storia potrebbe aver pensato, ad un certo punto della sua terribile vita, che la vagina della madre non fosse stata altro che una spaccatura nel paradiso, la cui uscita non era nient’altro che le lande infuocate di Lucifero. Pensiero che potrebbe indurci a chiederci cosa sia veramente l’inferno, la nostra terra o un mondo sulfureo nelle profondità di quest’ultima? Ed Gein, l’uomo di cui stiamo per raccontare la storia, è venuto dall’inferno o ci è approdato? La verità, probabilmente, è che l’efferato futuro omicida fosse capitato davvero all’inferno e che crescendo lo abbia distribuito intorno a sé. La coniazione della parola serial killer ci ha fatto capire questo: che i mostri non vengono da ombre soprannaturali e luoghi mistici ma sono semplicemente il prodotto dell’unico vero inferno: il nostro mondo.
Ed Gein nasce…in una morsa. Il padre è un alcolizzato che abusa sessualmente dei propri figli; la madre, invece, è una folle fanatica religiosa che ha il completo dominio sulla propria prole. Cresce isolato in campagna tra scuola e lavoro, con la paura del sesso e il terrore paralizzante nei confronti della madre. I genitori, come spesso ribadito da Mindhunter, sono la chiave di volta nella generazione del mostro che Ed Gein diventerà, il macellaio di Pleinfield. Un mostro raccapricciante, che ha pochi rivali nell’affollato mondo degli assassini seriali. Una creatura talmente oscura da ipnotizzare quel grande mondo fagocitatore di Hollywood, che lo ha adottato come uno dei serial killer più citati e discussi della storia della cinematografia.
L’inferno sputa l’inferno: Ed Gein diventa Il Macellaio di Plainfield
Dopo la morte del padre, Ed e suo fratello maggiore Henry rimasero alla mercé della madre. Mentre Henry ebbe un moto di ribellione nei confronti del genitore padrone, Ed si strinse sempre più alla sottana del terribile tiranno. La simbiosi si fece ancora più profonda dopo la misteriosa morte del fratello, causata da un incendio nella fattoria. I poliziotti dichiararono la morte per asfissia e non diedero peso alla contraddittoria testimonianza di Ed, che prima affermò di non sapere dove si trovasse il corpo per poi indicarne precisamente l’ubicazione. Henry aveva un contusione alla testa. Un mistero mai risolto, o meglio, alla luce di quello che poi successe, un mistero la cui verità non si volle cercare.
Rimasti soli, Ed e la madre vissero come un tutt’uno, ove il figlio era una estensione del genitore. Appena due anni dopo la morte del fratello —siamo nel 1946—, però, Augusta Gein morì a causa di un ictus. Ed reagì alla dipartita con dolore isterico, di quelli che fanno impazzire. L’ultimo filo di sanità mentale fu spezzato, stava per nascere il macellaio di Plainfield.
Violazione di tombe, necrofilia, cannibalismo, manufatti macabri
Ed diede i primi indizi di devianza nei confronti del sesso all’età di dieci anni quando provò un orgasmo assistendo all’uccisione di un maiale. Probabilmente, gli abusi subiti dal padre in tenera età fecero associare violenza e erotismo nella mente del giovane. Alla distorsione della natura dei rapporti umani contribuirono anche i divieti da parte della madre di intrattenere relazioni sociali e di amicizia.
Il rapporto con la sessualità peggiorò durante gli anni dell’adolescenza, poiché Augusta, fanatica religiosa, assillava i figli su quanto il sesso fosse uno strumento del demonio e impose che i due mantenessero la propria verginità per sempre. Uno degli avvenimenti più scioccanti sul tema riguarda la masturbazione. Augusta sorprese il giovane Ed in atti di autoerotismo e ne rimase così sconvolta e arrabbiata da decidere di punire il figlio immergendolo in acqua bollente, provocandogli ustioni sul corpo, nella mente e nel cuore. I traumi, la sofferenza e le violenze esplosero con furore dopo la scomparsa della folle tiranna.
Rimasto solo, iniziarono ad emergere le pulsioni. Caratteristica principale dell’uomo, secondo la psicologia criminale, era il desiderio di diventare sua madre. Il viscerale e malato rapporto con quest’ultima, la visione distorta dei rapporti umani, la concezione violenta del sesso portarono Ed ad un completo stato confusionale sulla propria natura impedendogli di esprimere al meglio (e serenamente) ciò che sentiva invocando un cambio del proprio essere con lo scopo di sovvertire la sua mascolinità pur di far rivivere in sé il defunto genitore. Il desiderio di diventare Augusta lo spinse verso una delle sue caratteristiche principali: il dissotterramento di cadaveri. L’uomo confessò di aver riesumato il primo corpo proprio per la somiglianza del cadavere con quest’ultima. Pian piano la pratica si fece sempre più frequente e ben presto si tramutò in una macabra routine. Ed iniziò a costruire oggetti con i cadaveri trafugati, tra cui un vestito di pelle umana (indotto da una visione distorta del travestitismo), una cintura di capezzoli femminili, ciotole ricavate da teschi, femori come gambe di tavolini e tanto altro ancora. Gli investigatori, inoltre, si sono sempre ritenuti convinti che l’uomo praticasse anche necrofilia e cannibalismo (attività sempre negate dall’imputato).
Gli omicidi
La scioccante scoperta delle abitudini di Gein arrivarono, però, dopo il suo arresto e la conseguente confessione. Nonostante venga definito un serial killer, soprattutto per le modalità utilizzate, consuetudinarie e patologiche, Ed Gein non ha molti omicidi sulle spalle, o almeno le indagini della autorità non riuscirono ad accertarne un numero ben definito. L’assassinio per cui fu arrestato e condannato è quello ai danni di Bernice Worden. Oltre a questo, di cui vi racconteremo a breve, fu confermato solo un altro omicidio, quello di Mary Hogan, di cui se ne fece carico durante l’interrogatorio per il caso Worden. Gli altri delitti commessi (tre) sono rimasti solo un forte sospetto nella mente delle forze dell’ordine.
Il caso Worden
Ed Gein nelle mani della polizia
Una mattina di novembre del 1957, Bernice Worden, proprietaria di una drogheria e madre del vicesceriffo di Plainfield, sparì nel nulla. Il figlio, allarmato, entrò nel negozio di famiglia, poiché insospettito dal fatto che fosse chiuso. La scena che trovò sul luogo lo spinse al terrore più puro: una scia di sangue aveva invaso la drogheria. I sospetti ricaddero quasi immediatamente su Ed Gein, che fu l’ultimo cliente, la sera prima, ad aver visitato il negozio per comprare un gallone di antigelo. Sul luogo del delitto fu trovato uno scontrino che indicava proprio l’acquisto del prodotto. Immediatamente la polizia irruppe nella proprietà di Gein, quello che trovarono terrorizzò gli americani per interi decenni. Il corpo decapitato della Worden (uccisa con un colpo di carabina) fu trovato squartato come un cervo nella rimessa accanto la casa, e quando, poi, le forze dell’ordine entrarono nella villetta lo spettacolo, se possibile, si fece ancora più agghiacciante. La testa della vittima aveva due chiodi conficcati nelle tempie, pronta per essere appesa al muro come trofeo. La casa era una galleria degli orrori e, come già anticipatovi, invasa da manufatti macabri ricavati da resti umani. Come riportato da Wikipedia, questa è la lista degli oggetti ritrovati:
quattro nasi;
frammenti e ossa integre (umane);
un cestino fatto di pelle umana;
teschi sulla testata del letto di Ed;
un corsetto fatto a partire da un torace femminile scuoiato dalle spalle alla vita;
gambali creati con pelle umana;
la maschera creata con il viso di Mary Hogan in un sacchetto di carta;
il teschio di Mary Hogan in una scatola;
la testa di Bernice Worden in un sacco di iuta;
nove vulve in una scatola di scarpe;
il vestito di una giovane donna e le vulve di due donne, che avrebbero avuto circa quindici anni;
una cintura fatta di capezzoli umani;
unghie femminili;
dieci teste di donne come decorazioni nella camera da letto;
pelle umana usata come tappezzeria per lampade e sedie;
calotte craniche trasformate in ciotole;
un cuore umano (si discute su dove sia stato trovato; gli addetti al rapporto affermano tutti che fosse in una casseruola nella stufa, mentre dei fotografi della scena del crimine affermarono che fosse in una scatola di carta);
Il velo di maya fu strappato, l’America fu investita da una doccia fredda: i candidi anni ’50 erano solo una facciata, dietro di essi si celavano le contraddizione e gli orrori di un paese enorme e profondamente complesso. La polvere nascosta sotto il tappeto aveva invaso l’utopia dei giorni perfetti e dei futuri luminosi. Il caso Ed Gein mise gli Stati Uniti allo specchio e quello che videro cambiò per sempre la percezione che il paese aveva di se stesso.
Processi e morte
Ed Gein fu dichiarato incapace di subire un processo per ben due volte, giudizio che gli permise di evitare la sedia elettrica. Passò il resto della sua esistenza in un manicomio criminale. Morì nel 1984 a causa di un cancro. Sipario.
Ed Gain e Hollywood
Anthony Perkins è Norman Bates in Psyco
Come affermato in apertura di articolo, Ed Gein è stato uno dei serial killer più citati di Hollywood. L’opera più famosa ispirata dalle “gesta” del terribile assassino è sicuramentePsycho di Robert Bloch, romanzo da cui è stato tratto l’immortale omonimo capolavoro di Alfred Hitchcock. La figura del famigerato Norman Bates, quindi, è ricalcata per molti aspetti su quella del macellaio di Plainfield. Altra citazione d’autore la ritroviamo in una delle creazioni più celebri di Hollywood, vale a dire Leatherface, il terribile killer di Non aprite quella porta.
Altri rimandi sono presenti in Buffalo Bill, personaggio de Il silenzio degli innocenti e in Bloody Face, spietato assassino protagonista della seconda stagione di American Horror Story (Asylum). Inoltre, a Gein sono stati dedicati tre film biografici: Deranged – Il folle, film di culto che si prende qualche libertà narrativa; Ed Gein – Il macellaio di Plainfield e Ed Gein: The Butcher of Plainfield.
Il killer fu scelto anche come protagonista di un documentario di Warner Herzog, lavoro, però, mai portato a compimento dal grande regista tedesco. Infine, oltre a tante altre opere minori che non citeremo, Ed Gein viene menzionato, erroneamente, da Bret Easton Ellis nel suo capolavoro American Psycho. Sia nel romanzo che nel film con Christian Bale gli viene attribuita la famosa battuta: “Quando vedo una bella ragazza per la strada penso due cose: una parte di me vorrebbe uscirci insieme, parlare con lei, essere carino, dolce, trattarla nel modo giusto…l’altra, invece, pensa che effetto farebbe la sua testa su un palo!”. Peccato che a dirla fosse stato Edmund Kemper.
Siamo giunti alla fine della nostra storia. Cosa ci lascia? Certamente una convinzione: il male è una rete, un germoglio che non cresce su un suolo arido ma che necessita di terreno fertile per piegare l’eco(psico)sistema alla propria natura. «Questo posto mi lascia un sapore cattivo, di alluminio e cenere. Sento l’odore della psicosfera». Ricordate True Detective?
Continua a seguirci sulla nostra Pagina Facebook LaScimmiaPensa.Com per altre news e approfondimenti sul mondo del Cinema e delle Serie TV!