Ora che la sconfitta di Trump sembra definitiva, video del genere suscitano reazioni a metà tra una risata e un bel facepalm. Che i sostenitori di Donald Trump danzino sulle note di Killing in the Name, grande successo e canzone celeberrima dei Rage Against the Machine, è cosa che in qualche modo non stupisce.
Perché, come dicono gli stessi RATM: “proprio non ci arrivano”. E non è la prima volta che succede, del resto. Già in passato in molti si erano detti estremamente stupiti del fatto che i Rage Against the Machine (che suonavano con il volto di Che Guevara in bella vista) NON siano di destra.
Ciò che attira questo tipo di pubblico è probabilmente solo il suono duro della canzone e il messaggio “ribelle”; che, però, nelle loro teste viene probabilmente invertito. Laddove Trump diventerebbe l’eroe anti-establishment e loro, i suoi sostenitori, sarebbero quelli che combattono coraggiosamente il “sistema”.
Killing in the Name è una canzone di protesta del 1992
“Non era proprio quello che avevamo in mente” dice Tom Morello, condividendo il video in questione, diventato virale. Il singolo, risalente al lontano 1992, è la canzone di punta del primo storico album dei Rage Against the Machine. Punta di diamante della loro discografia, è una delle più celebri canzoni di protesta di sempre.
Bisogna non solo non aver vissuto in quegli anni, ma anche ignorare completamente la storia della musica recente per non sapere che i RATM hanno sempre, SEMPRE, sposato cause proprie della sinistra e dell’area progressista. Non sapere questo e convincersi del contrario giustifica più o meno ogni tipo di insulto.
In questo momento importa meno, perché Trump è stato sconfitto; e queste immagini resteranno come contorno di quello che era un risultato forse annunciato, forse cercato; di sicuro sperato da molti. Il consiglio, per tutti i sostenitori di Trump, è ora di prendere i dischi dei Rage Against the Machine e di fare un bel ripasso.