In realtà quando ho iniziato io mi rispecchiavo molto di più in José che è l’otaku e il nerd che va lì con tutta una serie di aspettative.
Poi, però, a un certo punto del racconto mi sono trovato un po’ quasi in difficoltà a raccontare il personaggio maschile, proprio perché mi somigliava troppo.
Mi sono detto che forse alla gente non fregava nulla delle mie riflessioni sul Giappone. E quindi il personaggio di Cloe, che invece era diversa da me mi è risultata più divertente da raccontare.
Quindi farla crescere e farla cambiare nel corso dei volumi è stato naturale. D’altro canto io poi sono un lettore di opere scritte da donne da sempre.
Sono un femminista, le donne salveranno il mondo
Non è un mondo lontano da me quello femminile. Poi anche nella vita di tutti i giorni sono circondate da donne forti. Mi sento molto vicino al personaggio femminile.
Giulio Macaione e l’involuzione di José
Se Cloe cresce moltissimo nell’arco narrativo dei due volumi di F***ing Sakura, José sembra avere quasi un’involuzione.
All’inizio il lettore è quasi portato a tifare per lui, per questo ragazzo intrappolato in una relazione con una donna che quasi sembra deridere le sue passioni.
Ma, man mano che la storia avanza, José appare sempre più come un personaggio confuso che, con le sue insicurezze, finisce col ferire gli altri.
Abbiamo chiesto a Giulio Macaione di questa evoluzione in “antieroe”. Ecco quello che ci ha detto:
L’evoluzione era preventivata. D’altro canto i personaggi, quando poi inizio a raccontarli, iniziano a muoversi da soli.
So che sembra strano da dire, a volte tu dai un input a un personaggio, ma poi lo inizi a muovere, a far recitare e il personaggio prende tutta una serie di sfumature che magari non avevi preventivato.
Sì, in parte è un’evoluzione – o un’involuzione, nel caso di José – preventivata, però certe cose sono poi venute strada facendo.
Il lieto fine non esiste
Senza voler fare spoiler e correre il rischio di rovinarvi la lettura, F***ing Sakura si conclude con una bella riflessione sul lieto fine.
Su quello che rappresenta, sugli stereotipi che spesso ci portiamo sulle spalle. Abbiamo chiesto a Giulio Macaione cosa fosse, per lui, il proverbiale lieto fine:
Ma, questa cosa spesso coincide con l’innamoramento, con la risoluzione di un problema. Però bisogna anche dare per scontato che la vita del personaggio andrà avanti.
Quindi non è una fine, cioè è la fine di quello stralcio di vita. Ma noi abbiamo seguito un pezzettino dell’evoluzione del personaggio, per cui chissà poi cosa vivrà.