Emily Ratajkowski vuole lasciare a libertà di scegliere il proprio sesso al/alla bambino/a di cui è incinta
La super-modella e sex symbol Emily Ratajkowski annuncia la gravidanza, la sua prima, approfittandone per lanciare un messaggio sull’identità di genere. Lo fa in un vero e proprio saggio, pubblicato ieri su Vogue ed accompagnato da un breve film girato da Lena Dunham (qui sotto).
“Non vogliamo sapere il genere finché nostr* figli* non avrà 18 anni e allora “loro” (in inglese si usa spesso la terza persona plurale per indicare un sesso non definito) ci faranno sapere”. La modella asserisce che lei e il marito, Sebastian Bear-McClard, intendono essere una coppia “progressista”.
“Ho sognato di te per la prima volta la scorsa notte” scrive la Ratajkowski nel suo saggio per Vogue, rivolta a suo/a figlio/a. “Ti stiamo aspettando, chiedendoci chi sarai [in futuro]”. Ossia, quale tipo di identità il nascituro (o nascitura) deciderà di assumere, a prescindere dalle preferenze dei genitori.
Il tipo di posizione della super-modella non è inedita: già da molti anni diversi personaggi famosi si sono detti a favore di un orientamento non-binario per quando concerne i loro figli, già nati e futuri. Questo comprende ovviamente anche un eventuale aderenza a una delle varie branche della cultura LGBTQ+.
C’è chi va oltre, come la buona vecchia coppia Elon Musk/Claire Boucher, il cui figlio ha avuto un nome, da loro, che difficilmente si può ricollegare ad alcuno di ambo i sessi, né a qualunque altra tendenza nel mezzo o agli estremi. C’è da credere che non sarà questo il caso del primogenito (o primogenita) della Ratajkowski.
Nel saggio la modella si dice preoccupata che se il nascituro sarà un maschio, dovrà vedersela con “la posizione di potere [da lui occupata] nel mondo in quanto uomo bianco”. Se sarà invece una femmina, dovrà fare esperienza “di una misoginia subconscia e interiorizzata”. Le prospettive sembrano cupe in ogni caso.