Dopo due anni dall’album d’esordio autoprodotto, Prima stagione, i Post Nebbia tornano con un nuovo progetto Canale Paesaggi. La band, composta da giovanissimi padovani, dimostra dal primo ascolto un approccio alla musica, e forse alla vita, totalmente diverso dalla maggior parte dei loro coetanei.
Canale Paesaggi è un lavoro insolito, all’interno del panorama italiano, musicalmente parlando e non solo; I Post Nebbia guardano con distacco la loro generazione e puntano lo sguardo ad un mondo lontano da loro e che forse sta scomparendo. I riferimenti culturali della band capitani da Carlo Corbellini sono evidenti ma forse non immediati per chi non ha il gusto del trash. I Post Nebbia devono appartenere a quella categoria di persone che passano ore a spulciare i meandri di YouTube e Google in cerca di video assurdi.
E quel trash in un certo senso si riversa in Canale Paesaggi e che viene utilizzato come filtro attraverso cui cantare di una società che guarda il mondo attraverso una “bolla”. La bolla di cui si parla è uno schermo, che sia quello della televisione di allora o degli smartphone di oggi, che ci aliena ed estrania dalla realtà che ci circonda. E allora ecco che prendono forma nel secondo lavoro dei Post Nebbia i prodotti di una società involontariamente ridicola e bigotta, popolata di conduttori di TG regionali che temono attacchi jihadisti e spot pubblicitari che sembrano gridare “COMPRAMI”.
Da tenere d’occhio
In Canale Paesaggi i Post Nebbia tentano l’impresa di raccontare il rapporto morboso tra spettatore e televisione nella società dei consumi, mancando tuttavia alcuni elementi. I testi sono essenziali e, fatta eccezione di qualche riflessione intima di ragazzi che forse avvertono un disagio generazionale, richiama ad una tradizione sia letteraria che pop. Ma se le pretese sociologiche vacillano (e se di pretese non si può parlare ci scusiamo) lo straniamento di uno spettatore dipendente dalla televisione emerge forte e chiaro. I brani che si susseguono nel disco trasmettono un’atmosfera allucinatoria, grazie a frasi apparentemente senza senso e sonorità synth psichedeliche.
Ma se la parte testuale non colpisce del tutto, sintomatica di una maturità artistica e concettuale ancora da raggiungere e tanta strada da fare (e la strada è quella giusta), lo stesso non si può dire per la parte musicale. Le influenze sono tante e chiare da subito, riecheggiano le sonorità di Tame Impala e Marc DeMarco, per dirne un paio, ed elaborano un sound molto interessante. I bassi funk, i ritmi ipnotici, le tastiere acide e le virate jazz si mescolano in un pop psichedelico di grande fascinazione.
I Post Nebbia si presentano a volte grezzi e acerbi, ma sono riusciti sicuramente a catturare l’attenzione di molti grazie al loro stile, forse non unico, ma sicuramente insolito in Italia, e che speriamo sempre possa attecchire di più nel nostro panorama musicale. Una band da tenere sicuramente d’occhio, che hanno mantenuto la promessa fatta all’alba della loro carriera con Prima Stagione. Una promessa ora rinvigorita con l’interessante sound di Canale Paesaggi e che speriamo possano continuare a mantenere per i lavori futuri.