La scorsa primavera è arrivato in libreria Falce(leggi qui la nostra recensione): da qualche giorno è in libreria Thunderhead, secondo volume della trilogia scritta da Neal Shusterman.
Sempre edito da Oscar Vault, con la consueta attenzione ai dettagli della resa tecnica, Thunderhead riprende il discorso lasciato in sospeso da Falce.
Dopo aver strizzato l’occhio alla poetica di Pasolini sull’idea di morte come necessità, nel secondo volume l’autore racconta quasi una rilettura delle leggi della robotica di Asimov.
Thunderhead, la trama
Attenzione: naturalmente raccontandovi la trama del secondo volume della trilogia, vi avvisiamo che potrebbero esserci spoiler su Falce. Se non avete ancora letto il primo volume, vi consigliamo di saltare questo paragrafo.
Citra ha concluso il suo addestramento come Falce ed ha ottenuto l’anello, diventando Madame Anastasia. Rowan, invece, dopo aver ucciso il maestro Goddard, è diventato una Falce sui generis: ora si fa chiamare Maestro Lucifero, veste di nero e uccide tutte le Falci che hanno dimenticato il loro compito.
Ed è da qui che prende avvio Thunderhead: i due protagonisti del libro precedente devono imparare a convivere con il nuovo ruolo che si sono scelti e scendere a patti con le azioni che sono portati a compiere.
Ma tutto si complica quando Anastasia/Citra diventa, insieme a Madame Curie, un obiettivo per degli attentati terroristici. E mentre la ragazza indaga per scoprire la verità, Rowan scopre che le cose non sono andate esattamente come sperava.
Con l’introduzione di nuovi (bellissimi) personaggi e la voce onnipresente del Thunderhead che guarda con amore agli esseri umani, questo secondo romanzo di Neal Shusterman è ancora più avvincente del primo.
Di per sé il genere distopico è, in letteratura, un genere che racconta di un futuro non proprio lontano, dove l’umanità è in qualche modo sottomessa a un potere più grande di lei, con spinte decisamente dittatoriali.
Tenendo fede a questa classificazione, Neal Shusterman descrive un distopico sui generis. Innanzitutto perché la forza che sovrasta l’uomo è “buona”. Il suo potere dittatoriale viene in realtà utilizzato per migliorare la vita di chiunque.
E soprattutto Neal Shusterman confeziona con Thunderhead una distopia che in realtà è molto legata alla nostra attualità e sembra quasi voler guardare da vicino la situazione italiana.
Come avviene in tutti i romanzi di ottima fattura, l’autore parla del mondo e, nel farlo, ti convince che sta parlando di te, della tua situazione, del tuo paese.
Sfogliando le pagine del romanzo, infatti, si ha l’impressione agghiacciante e spaventosa di sentire una voce estranea ed estera soprattutto raccontarti l’Italia del Reddito di Cittadinanza (c’è qualcosa di molto simile nel romanzo) e dell’Italia fondata sull’odio di Matteo Salvini.
Basta leggere questo breve passaggio del romanzo per rendersi conto di quanto l’autore abbia scritto con la chiarissima consapevolezza del periodo storico che tutto il mondo sta vivendo e che passa attraverso razzismo, fascismo e violenza, in ogni sua forma.
Thunderhead, un viaggio tra morte, potere e libertà
La grande consapevolezza di Neal Shusterman nel tracciare il world building di Thunderhead fa sì che il romanzo sia anche una grande prova di intrattenimento.
L’autore fa uso di un ritmo pressoché perfetto, che alterna i colpi di scena alle rivelazioni, aggiungendo spesso dei momenti di riflessione come aveva già fatto in Falce.
La differenza è che, in Thunderhead, la voce della ragione è affidata non alle falci protagoniste, quanto al cervello artificiale che dà il titolo all’opera.
Il lettore viene condotto in questo mondo di corruzione e elezioni manomesse dalla voce del Thunderhead: e quello che emerge è davvero come un omaggio ad Asimov e alle sue leggi della robotica.
Il Thunderhead non ha potere di fare del male: meglio, ne ha le potenzialità, ma decide di agire solo per il bene di coloro che lo hanno creato.
Anche per questo le sue decisioni non possono intervenire negli affari delle Falci, in una netta separazione di poteri tra quello che è lo stato (e dunque il Thunderhead) e coloro che sono dispensatori di morte.
Il Thunderhead ama gli esseri umani, sa di non poter far loro del male. E per questo non è suo il potere decisionale su chi sono le persone da spigolare e, dunque, uccidere.
Eppure questa sua limitazione in qualche modo sembra renderlo complice della violenza che imperversa nelle pagine del romanzo. Una violenza mai gratuita e mai scontata, che coopera alla costruzione di una lettura sincopata e sorretta da uno stile quasi impeccabile.
Per concludere
Thunderhead, dunque, rappresenta una lettura da divorare con la curiosità tipica dei lettori: una lettura dove a farla da padrone sono gli intrighi e i cliffangher e dove non mancano omicidi e torture.
Allo stesso tempo, però, sotto la finzione della trama, si nasconde un’accusa feroce e una critica ancora più spietata del nostro tempo e delle nostre società arroccate sui valori dell’indifferenza e dell’egoismo.
Una lettura d’intrattenimento e insieme di riflessione che fa di Thunderhead un titolo imperdibile e perfetto da leggere sotto le luci aranciate di Halloween.
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