Santa Marinella è il trionfo della volgarità ribelle dei Gogol Bordello
Sì, è successo: i Gogol Bordello hanno fatto una canzone folk punk con delle bestemmie in lingua italiana. Il pezzo, intitolato Santa Marinella, risale al 2005. Siamo in un’epoca d’oro per il gruppo e anche in un momento di apice assoluto per il genere da loro proposto, il gypsy punk.
La band, com’è noto, riunisce in formazione musicisti di varie etnie, provenienti da tutto il mondo, ognuno dei quali contribuisce musicalmente alla famosa commistione di generi che caratterizza il loro suono. La componente “gypsy” è in ogni caso sempre quella preponderante.
Il punk proposto dai Gogol Bordello, estremamente popolaresco e non di rado schierato a sinistra, all’epoca conquista moltissimi per via del vigore dei suoni e dell’aria est-europea emanata dalle canzoni. Questo nonostante il complesso sia nato a Manhattan, a New York, nel 1999.
Come dicevamo, siamo attorno all’apice della loro popolarità e del loro successo. Gypsy Punks: Underdog World Strike (2005) è il loro terzo album, un po’ tutto un programma già dal titolo. Santa Marinella non è la migliore canzone del disco, ma è quella che a noi italiani potrebbe risultare più interessante.
Il motivo? Appunto: contiene bestemmie nella nostra lingua. Nello specifico, il nome comune usato in Italia della Maria Vergine, associato ad uno dei termini che si usano per indicare il sesso femminile dei suini. Avete capito. E non facciamo neanche finta di non aver mai sentito niente del genere, così risparmiamo tempo.
La profanazione, ripetuta più volte durante la canzone assieme ad altre imprecazioni ben meno sacrileghe come “Porca puttana” e “Stronzo merdoso”, sembra inserita solo per provocare e turbare gli eventuali ascoltatori più religiosi e tradizionalisti. Sembra, ma non è. In realtà la canzone ha un senso ben preciso.
Nonostante l’apparente anarchismo della loro musica, in realtà i Gogol Bordello si affidano ad una narrativa raffinata, mutuata dal folk e condita da arrangiamenti curatissimi e precisi. Anche Santa Marinella non fa eccezione. La canzone è cantata in italiano e in russo e racconta una storia di emigrazione.
Una delle tante storie prese dalla cultura popolare e dalla tradizione itinerante delle loro ispirazioni “zingaresche”, che per noi italiani si traduce qui però in un qualcosa di ilare e potenzialmente sconvolgente, dato che non siamo abituati a sentire bestemmie nelle canzoni. Ma i Gogol Bordello, come vedete, se ne infischiano.