Mike Shinoda dei Linkin Park parla della mancata multietnicità della musica metal
Come sappiamo, il genere heavy metal, in molte delle sue sfaccettature, ha sempre accolto soprattutto musicisti bianchi. Mike Shinoda, storico rapper e colonna portante della musica dei Linkin Park, ne parla dal punto di vista della sua etnia, metà americana e metà giapponese.
“[Un tempo] ascoltavo al 90% musica rap” racconta l’MC “Poi davo un’occhiata alle rock band ed ero tipo ‘C’è qualcosa di troppo bianco’. Era una delle cose che mi smontavano, specialmente l’hair metal. Sembrava molto bianco e io ero cresciuto in una città molto diversificata [etnicamente], per cui non ci gravitavo attorno”.
“Non risuonava con me e non era sono una questione di etnia [race]. Non parlo del colore della pelle. Parlo della cultura. Quando è iniziato il nu metal, all’inizio, si collocava in modo molto diverso. C’è stato un momento in cui quel termine, nu metal, e quello che significava, era molto figo“.
“[Oggi] è quasi impossibile da immaginare. Ricordo quando sono venuti fuori per primi i Korn [nel 1994] e quando sono usciti i primi due album dei Deftones. E qualunque cosa pensiate di un gruppo come i Limp Bizkit, il loro primo disco era roba davvero potente” prosegue Shinoda.
“All’epoca, quando chiedevi a qualcuno che cosa ascoltava, ti si rispondeva: ‘Ascolto rock. Ascolto hip-hop. Ascolto jazz’. Non è stato fino a cinque anni fa che la gente ha cominciato a rispondere ‘[Ascolto] tutto’. Hybrid Theory [il primo album dei Linkin Park] ha fatto parte di quel lavoro” dice il cantante, riesumando l’eredità del disco.
In effetti Hybrid Theory, come svela anche il suo titolo e come buona parte degli album nu metal, ha avuto come merito anche quello di mescolare generi diversi in un’epoca nella quale non lo faceva quasi nessuno. “Era parte della progressione verso l’abbattimento dei confini tra i diversi stili di musica” conclude Shinoda.