Già attrice per Balaguerò e Soderbergh, Franka Potente esordisce alla regia con Home. Nel cast Jake McLaughlin e Katy Bates, entrambi in stato di grazia, per un film nudo e crudo sul tema del ritorno.
Home: la Trama
Per il giovane Marvin è tempo di tornare a casa. Giovane lo era di certo quando commise un brutale omicidio, ma in 17 anni passati in carcere cambiano tante cose. Clovis e i suoi abitanti di certo no, invece, ancora incapaci di perdonare il crimine commesso dal ragazzo.
Marvin si troverà quindi a combattere con un’intera comunità , con le conseguenze delle sue azioni, mentre la malattia terminale di sua madre procede inesorabile verso la fine.
Cast
Jake McLaughlin: Marvin Hacks
Kathy Bates: Bernadette Hacks
Aisling Franciosi: Delta Flintow
Home: la Recensione
Home, dei delitti e delle pene
Quando Marvin termina di scontare la carcerazione, imbraccia il suo skateboard e si dirige verso casa. Anche se ormai è fuori dalla prigione, di certo non ha terminato di scontare la sua pena. Tornare significa affrontare di nuovo il fantasma di un delitto mai perdonato da un’intera comunità .
La trovata più brillante di Franka Potente in Home è quella di aver ragionato per sottrazione rispetto ai canoni di un dramma di questo tipo. Dell’omicidio commesso da Marvin conosciamo ben poco, e di certo non attraverso flashback o procedimenti simili.
Non sappiamo le ragioni dietro il gesto di Marvin, mentre i fulminei scambi di battute tra i membri della famiglia Flintow, nipoti della donna uccisa, ci contornano un ambiente malato e disfunzionale. Il giudizio viene quindi continuamente sospeso, e ci costringe a concentrarci sul doloroso nostos di Marvin.
Home, due straordinarie interpretazioni
Nell’interpretazione di Jake McLaughlin il complicato rapporto tra la colpa e la pena si radicalizza in una performance intensa, fatta di una fisicità nervosa e preponderante. La sofferenza si fa segno tangibile sul corpo, solcando un personaggio che convince pienamente.
Ma è Kathy Bates a giganteggiare, nel ruolo della madre di Marvin. Rivestendosi della stessa aurea con cui ha brillato nel recente Richard Jewell di Clint Eastwood, porta in scena gli stenti della malattia con una credibilità fuori dal comune.
La fine incombente della sua vita prolunga, per simmetria con la morte violenta della signora Flintow, la difficile convivenza tra Marvin e le conseguenze delle sue azioni e delle sue assenze. Una parte, quindi, essenziale nel definire il registro del dramma umano di Marvin.
A completare il sistema di personaggi la giovane Delta Flintow, che risulta forse il personaggio più debole nella scrittura. Il passaggio nel quale da vendicatrice si fa umana e clemente è forse leggermente troppo semplificato, risultando in un carattere più stereotipato rispetto agli altri.
La costruzione scenica della città di Clovis restituisce perfettamente la ruralità di un luogo in cui il tempo è passato senza lasciare troppi segni. Pochi dettagli servono a Marvin per capire che in quei 17 anni è rimasto fuori da quello stesso tempo.
Home però è chiaro: il tempo può farci sostituire alcuni CD con uno smartphone, ma non cambia l’anima e l’essenza delle cose. Con un’ampia dissonanza, quei pochi segni del tempo vanno a scontrarsi con l’aridità di un mondo che in 17 anni è rimasto, in fondo, uguale a se stesso.
Uno spaccato di America brullo ritratto da tanta camera a mano diventa quindi lo specchio di una comunità che fatica a metabolizzare il proprio dolore. Così il tema della fede, che sarebbe potuto essere lasciato tranquillamente a margine del dramma, si rivela una soluzione forse troppo semplice e sbrigativa all’intreccio della storia.
Home è un esordio convincente per Franka Potente, che al netto di alcune fragilità di scrittura rimane un’opera che impone in maniera immediata il proprio punto di vista, senza scadere in ipocrisie o ridondanze.