Il folle e geniale Klaus Kinski: tra pedofilia, violenza e cinema d’autore
Klaus Kinski. Geniale, irascibile, dai lineamenti spigolosi e dallo sguardo luciferino. Viene ricordato per i film con Werner Herzog e per i film di genere italiani. Negli ultimi anni sulla sua figura è caduta una terribile ombra: la pedofilia e gli abusi sui figli.
Klaus Kinski è stato un attore unico nel suo genere: eccentrico, folle, maniacale. Arriva da autodidatta al cinema e si impone all’attenzione internazionale grazie al suo sguardo luciferino e alla sua prestanza fisica. Nella sua carriera recita quasi sempre il ruolo del cattivo e del pazzo, ma è grazie ad Herzog e a quei 5 film girati insieme che entra nell’Olimpo del Cinema.
Klaus Kinski: una breve biografia
Klaus Kinski è stato un attore tedesco. All’anagrafe si chiamava Klaus Günter Karl Nakszynski e nacque nel 1926 a Sopot, cittadina che all’epoca era compresa nella città-stato della Città Libera di Danzica. Suo padre, polacco, era un farmacista con aspirazioni da cantante lirico; sua madre, tedesca, era un’infermiera e figlia di un pastore. Il padre decise presto di abbandonare la sua famiglia per seguire i suoi sogni artistici, lasciando il piccolo Klaus quando era ancora in tenera età.
Madre e figlio si trasferirono a Berlino e all’età di 17 anni il giovane Klaus dovette arruolarsi nella Wehrmacht. Della Seconda Guerra Mondiale vide però poco: presto venne fatto prigioniero dagli inglesi e fu incarcerato ad Essex. Qui, nel campo di prigionia, Klaus comincia a sperimentarsi come attore, recitando in piccoli spettacoli improvvisati per i prigionieri, suoi camerati. A guerra finita torna a Berlino e scopre che i suoi genitori sono morti e la casa dove abitava distrutta. Ma il germe della recitazione si era ormai istillato e Klaus cambia il suo nome in Klaus Kinski.
I primi passi tra teatro e cinema
A Berlino comincia la sua carriera artistica: prima di tutto il teatro, prosa e monologhi. Non avendo mai studiato recitazione costruisce da sé il proprio metodo. Stando a quanto riporta il documentario Kinski, il mio nemico più caro, documentario girato da Werner Herzog che all’epoca condivideva un appartamento con l’attore, Klaus Kinski passava le sue giornate in maniera alterna: alle volte studiava recitazione ad alta voce per 8 ore, alle volte non lo si vedeva uscire dalla sua stanza. Sempre durante questo periodo, precisamente all’età di 26 anni, Kinski viene ricoverato in un ospedale psichiatrico. Gli viene fatta una diagnosi di schizofrenia e il medico lo considerano un pericolo per sé e per gli altri. Aveva infatti tentato il suicido perché innamorato di una dottoressa più grande di lui.
Quando viene dimesso dall’ospedale torna ad impegnarsi con il teatro, ma non guadagnando molto, decide di darsi al cinema. Il grande obiettivo di Klaus Kinski era infatti quello di “far soldi il più velocemente possibile“. Nel 1948 debutta con Morituri di Eugene York e per molto tempo recita ruoli minori in diversi film. I suoi personaggi si contraddistinguono sempre per lo sguardo folle e satanico, per l’irruenza e per la violenza con cui l’attore disegna i suoi personaggi. Si afferma così con il ruolo del caratterista e del cattivo. In questo periodo partecipa anche a pellicole importanti come Dottor Zivago (1965) di David Lean.
Il successo e gli spaghetti western
Sempre nel 1965 prende parte a Per qualche dollaro in più di Sergio Leone. Anche se in questa pellicola l’attore ha un ruolo minore, il film segna l’inizio della sua collaborazione con i registi italiani. Da lì a poco, infatti, in Italia sarebbe esploso il filone dei spaghetti-western e Klaus Kinski si ritrovò ad essere uno degli attori più ricercati dai registi nostrani. Di questo lungo periodo va sicuramente ricordato Quien sabe? (1966) di Damiano Damiani e Il grande silenzio (1967) di Sergio Corbucci, recitando al fianco di grandi attori come Gian Maria Volonté nel primo e di Jean-Louis Trintignant nel secondo.
Non sempre le pellicole scelte dall’attore si rivelarono essere dei capolavori. Kinski infatti preferiva recitare in film che da una parte gli potessero garantire lauti compensi e dall’altra gli permettessero di interpretare il ruolo di cattivo; ruolo che gli si addiceva particolarmente bene per i tratti spigolosi del viso e per il suo sguardo inquietante. Se il cinema lo ritraeva come un pazzo, lo stesso Kinski contribuì a dare di sé quest’immagine: circolavano molte voci, in parte infondate e in parte vere, sul suo carattere violento.
I giornali scandalistici dell’epoca riportavano racconti di relazioni sessuali disinibite e di tentati omicidi, le riviste che trattavano di cinema raccontavano delle sue sfuriate sul set. Nel 1988 esce la sua autobiografia dove si narra del suo rapporto incestuoso con la sorella, rapporto che i suoi fratelli smentirono immediatamente. Nel stilare la sua autobiografia, Kinski si fece aiutare da un suo grande amico e eterno rivale: Werner Herzog.
Nel 1972 recita lo spettacolo Gesù: monologo nel quale sbraitava e inveiva contro il pubblico e che aveva ben poco di religioso. Il regista ed ex coinquilino Werner Herzog lo vide e decise di affidargli il ruolo di protagonista in Aguirre, furore di Dio: il ruolo del folle conquistadores spagnolo che nel 1560 partì per le Americhe alla ricerca della mitica città di El Dorado. Il film segna l’inizio del difficile rapporto lavorativo tra i due: Klaus Kinski dichiarò di essere pronto ad immergersi nella natura, per affrontare il ruolo con più verità.
L’attore passò la prima notte sotto la pioggia e al freddo e immediatamente dopo prese una stanza nell’albergo Machu Picchu. La lavorazione del film risultò essere molto travagliata sia per i problemi tecnici che il film comportava, sia per le sfuriate che l’attore tedesco riservava al regista e a tutta la troupe. Nonostante questo, il film ottenne un grandissimo successo di critica, diventando subito un cult movie. Francis Ford Coppola ha dichiarato di essersi ispirato ad Aguirre, furore di Dio per la realizzazione del suo Apocalypse Now.
Dopo questa esperienza i due non si frequentarono per un po’. Ma nel giro di 9 anni la coppia sforna 4 film presentati nei maggiori festival europei. Si inizia con Nosferatu, il principe della notte (1978), Woyzeck(1979), Fitzcarraldo(1982) con il quale Herzog vince il premio alla regia al Festival di Cannes e Cobra Verde(1987). Durante quest’ultimo film, forse il meno riuscito dei 5, il rapporto tra i due va logorandosi e indebolendosi. Kinski arriva addirittura ad aggredire fisicamente il regista durante le riprese.
L’ultimo periodo e il film da regista
Negli anni sono molti i registi che gli offrirono un ruolo e altrettanti sono i rifiuti che l’attore fece. Fellini, Ken Russell, Spielberg sono solo alcuni dei nomi che sono andati a bussare alla porta di Klaus Kinski e che si sono visti sentiti dire un secco no. Perché? È lo stesso attore a rivelarlo: “Io voglio tanti soldi, perché lui (il regista n.d.r.) prende tanti soldi. Ma non sempre rifiuto per soldi, altre volte per impazienza, perché non mi va di andare nel paese dove si dovrebbe girare, perché un regista vuole subito impormi qualcosa che non è mio, che non mi appartiene“.
Di questo periodo non molti i titoli memorabili, si salvano Buddy, Buddy (1981) regia di Billy Wilder e La tamburrina (1984) di George Roy Hill. Il suo ultimo film da attore è Kinski Paganini, regia dello stesso Kinski. La pellicola è un biopic del celebre violinista che accosta la vita del primo a quella dell’attore tedesco. Tutto raccontato come fosse un soft-porno. Il film vede la partecipazione di Donatella Rettore, Debora Caprioglio, Marcel Marceau e del figlio Nikolai. Il risultato mette tutti d’accordo: tremendo.
L’oscura vita privata di Klaus Kinski: la Pedofilia e l’abuso sui figli
Se lavorare al fianco dell’attore era difficile, viverci insieme sicuramente non era da meno, forse anche peggio. Durante la sua vita ha avuto tre mogli: Gislinde Kühbeck, con la quale fu sposato dal 1952 al 1955; Brigitte Ruth Tocki, dal 1960 al 1971; Minhoi Geneviève Loanic, dal 1971 al 1979. In seguito fu fidanzato con l’attrice italiana Debora Caprioglio. I due si presentavano pubblicamente come marito e moglie, tanto che l’attrice diverse volte venne accreditata nei titoli dei film come Debora Kinski; ma il matrimonio non venne mai celebrato.
Dalle tre mogli ebbe tre figli, uno per ogni matrimonio. La prima figlia, Pola Kinski, a 21 anni dalla morte di Klaus Kinski, confessa, attraverso interviste e il libro Kindermund (Parole di bambini), che è stata ripetutamente abusata dal padre dall’età di 5 anni fino ai 19.
La seconda figlia, Nastassja Kinski, anch’essa attrice, disse che suo padre usava abbracciarla in maniera sensuale quando lei era piccola. Entrambe le figlie, lo descrivono come un tiranno.