Eddie Van Halen e l’assolo che non ha mai firmato

Registrato in cambio di una cassa di birra, l'assolo non porta il nome di EHV

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Credits: Antonio Manfredonio, Carl Lender (Flickr)
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Esiste un famosissimo assolo di Eddie Van Halen che non gli è riconosciuto

Visto che lo storico guitar hero Eddie Van Halen ci ha, sfortunatamente, lasciati da poco, noi de LaScimmiaPensa.com vorremmo commemorarlo ricordando un aneddoto che forse non tutti conoscono. Il virtuoso chitarrista di “Eruption” e “Jump“, leader e fondatore degli omonimi Van Halen, infatti, è, tra le tante cose, anche autore di uno degli assoli di chitarra più importanti della storia della musica rock (e non), il quale, tuttavia, non ne porta la firma…

Correva l’estate del 1982 e EVH si stava rilassando nella sua villa di Los Angeles quando il telefono squillò. “Chi è?” – chiese. “Sono Quincy.” – risposero dall’altro lato. “Quincy chi?” – domandò Eddie, e il tipo continuò: “Quincy Jones.“. Al che il chitarrista, pensando si trattasse di uno scherzo, disse “Fan**lo” ed agganciò il telefono. Ciò accadde quattro volte prima che Eddie Van Halen realizzasse che al telefono era davvero il famoso produttore Quincy Jones.

Jones, infatti, era alle prese con la produzione del nuovo album di Michael Jackson e sapeva che sarebbe stato qualcosa di grande, qualcosa che avrebbe “salvato l’industria discografica” e voleva che il più grande chitarrista dell’epoca vi prendesse parte. Nonostante Jackson non avesse mai fatto rock, i due si erano messi d’accordo sull’includere nel disco un pezzo sulla falsa riga di “My Sharona” dei Knack (hit strepitosa di qualche anno prima).

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“Volevo scrivere una canzone, il tipo di canzone che comprerei se dovessi comprare un pezzo rock”

Inizialmente Eddie non era molto intenzionato ad accettare la proposta, anche perché era vincolato da un accordo con i suoi compagni di gruppo secondo il quale nessuno di loro avrebbe dovuto prendere parte a progetti solisti o in altre band. Alla fine, però, il prestigio del nome Quincy Jones ebbe la meglio e, dato che, per una serie di coincidenze, il resto dei Van Halen si trovava fuori città, il loro leader decise per il sì, ma solo a patto di rispettare alcune condizioni:

Prima di tutto, il guitar hero non sarebbe stato menzionato nei riconoscimenti perché, appunto, non voleva che i suoi compagni lo scoprissero (accordi a parte, si può dire che una collaborazione tra una rockstar ed una popstar non era proprio vista di buon occhio); in secondo luogo, aggiunse che non voleva essere pagato, ma che gli sarebbe bastata una cassa di birra… più delle lezioni di danza da parte di Michael.

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Così Eddie Van Halen si presentò al leggendario Westlake Audio Studio e in sole due ore (di cui solamente 20 minuti di registrazione) scrisse ancora una volta la storia della musica, incidendo l’incredibile assolo di chitarra di “Beat It” in un unico take, che sarebbe dovuto essere “di prova“. Non solo, Eddie riarrangiò anche la canzone, che gli sembrava troppo lineare, ricevendo totale approvazione da MJ.

“La parte in cui volevano farmi suonare l’assolo… non c’erano cambi di accordi, così ho dovuto riarrangiarla”

Alla fine della storia, gli altri membri dei Van Halen, in modo del tutto opposto a quello che il chitarrista si aspettava, lo ripresero (insieme al manager della band) per non essersi fatto pagare.

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