Il Legame, la Recensione del film horror su Netflix con Riccardo Scamarcio

Malocchio, fascinazioni e leggende folkloristiche. Buona l'idea, molto meno la sua (ripetitiva) realizzazione. La recensione de Il Legame.

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Stecca la prima, il giovane De Feudis, con il suo Il Legame. Un esordio molto interessante nel contenuto ma meno nella sua cifra stilistica, che rimanda costantemente ad altro. Un qualcosa di già visto ma che al tempo stesso si lascia ben guardare, sebbene si arrivi alla fine con più perplessità che certezze.

Il Legame, la trama

Federico è un musicista che decide di tornare a casa per presentare a sua madre Emma, la sua nuova compagna, con figlia a seguito, una brava Giulia Patrignani. Sfortuna vuole che il morso di un ragno sulla spalla della giovane, scoperchierà un pericoloso vaso di Pandora dove un torbido passato tornerà a galla.

Il Legame, la recensione

Il folklore, la tradizione, quelle radici talmente profonde che non gelano mai, per parafrasare Tolkien. Legami con la propria terra che sono duri a morire, così come quelli di un passato traumatico, segreto e misterioso. L’opera prima di Domenico Emanuele De Feudis intende indagare una realtà rurale, antichissima. Un gotico pugliese, per tornare a parafrasare ma stavolta Pupi Avati.

Francesco, un Riccardo Scamarcio qui anche nelle vesti di produttore, ritorna nella sua amata Puglia per compiere il più classico dei grandi passi: presentare la sua compagna Emma, con annessa figlia da precedente matrimonio, alla madre. La suggestiva ambientazione è caratterizzata della casa inquietante, antica e carica di storia. Una storia che ha dell’oscuro, come ci mostra un apparentemente slegato ed inquietante incipit.

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Tra gli ulivi secolari, inizieranno quindi vicende spaventose, almeno nei suoi intenti, molto meno nella realizzazione. Abbiamo recentemente assistito ad una rinascita del folk horror, tra Midsommar, The VVitch ed il più recente The Lighthouse. Film che comunque danno linfa vitale al genere distaccandosi parzialmente dai crismi che lo caratterizzano.

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Sulla stessa falsariga, Il Legame si getta a capofitto nell’orrore folkloristico tutto italiano, quello della superstizione, del malocchio e della fascinazione. Al punto da scomodare un grande antropologo come Ernesto De Martino che ci spiega in poche righe cos’è la fascinazione.

Senza perdere tempo, Il Legame parte subito in quarta, senza farci attendere troppo. Ecco quindi il primo di una serie di jumpscare forse fin troppo scontati ma comunque ben costruiti, rispettando i cliché più classici dell’horror mainstream, stile Blumhouse per intenderci.

Tuttavia, rimane questo il problema più grande del film. Il Legame cerca di avere un’identità propria adagiandosi però su stilemi ormai fin troppo abusati, che regalano pochi spaventi e molti déjà-vu. La sensazione di aver già visto tutto da altre parti è persistente e rimane incatenata per gran parte della durata del film.

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Pur essendo apprezzabile la brillantezza e l’originalità dell’idea, che riprende sotto certi aspetti quel capolavoro seminale de Il Demonio di Brunello Rondi unendolo a Hereditary di Ari Aster, Il Legame pecca di originalità stilistica. Come se mancasse quel preciso guizzo tecnico a mo di firma.

Un film sull’identità che però, paradossalmente, non ha una sua identità. Forse il peccato più grave ma che comunque possiamo ridimensionare senza troppi problemi. In fin dei conti ci troviamo comunque di fronte ad un’opera prima di un giovane regista. Per farsi le ossa c’è tempo, anche con tutti gli errori di sorta che capitano durante i percorsi. Con la speranza però che ce ne siano da intraprendere. Nota positiva a margine, la prova attoriale della piccola Giulia Patrignani nel ruolo della sventurata Sofia. Da applausi.

Il Legame, il cast

Riccardo Scamarcio: Federico
Mía Maestro: Emma
Federica Rossellini: Ada
Giulia Patrignani: Sofia
Mariella Lo Sardo: Teresa

Trailer

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