“Scusa, chi?”: 5 bravi registi contemporanei (poco noti) che amerete

Nel Mare Magnum dell'industria cinematografica, spesso, alcuni registi degni di nota vengono fagocitati dai nomi più altisonanti. Eccone 5 da scoprire e amare

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5 registi semisconosciuti da scoprire

Oz Perkins

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Registi: Oz Perkins

Oz Perkins, figlio del ben più celebre Anthony Perkins, è forse il regista tra quelli della lista che deve ancora dimostrare qualcosa prima della consacrazione finale. Nonostante delle prove non del tutto convincenti ma meritevoli comunque di una visione, Perkins è già titolare di una poetica ben definita: protagoniste indiscusse della sua visione filosofica sono le donne, solide pietre angolari di tutti e tre i film che compongono la filmografia. Inoltre, Perkins si è collocato saldamente ad un genere di riferimento: l’horror.

L’esordio alla regia è un horror a tinte femminili che si avvale di una splendida interpretazione di Kiernan Shipka: February – l’innocenza del male. Un film intimo, desolato e malinconico con efficaci virate verso l’orrore più crudo. Una prima prova degna di nota che fa delle performances attoriali il proprio punto di forza e con un finale degno di questo nome.

Il buon successo del primo film porta Perkins a firmare per una collaborazione con Netflix: Sono la bella creatura che vive in questa casa. Prova non del tutto riuscita che ha il pregio comunque di valorizzare ancora una volta la tesi che un film a basso budget con una ambientazione minimalista può dire tranquillamente la sua all’interno dell’industria. Per saperne di più vi rimandiamo alla nostra esauriente recensione.

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Infine, ci concentreremo sull’ultima fatica del regista americano: la recentissima rivisitazione della fiaba classica dei fratelli Grimm, Hänsel e Gretel. Già dal titolo, Gretel e Hansel, capiamo immediatamente il ribaltamento apportato da Perkins. La donna, coerentemente alla sua poetica, diviene l’assoluta protagonista del film, che si trasforma, anche grazie alla rivisitazione del personaggio della strega, in un dialogo sul femminismo, le discriminazioni di genere e il ruolo della figura femminile. Peculiarità del film però la ritroviamo soprattutto nella regia (e nella fotografia). Perkins fa largo uso di grandangoli atti a distorcere il nostro senso visivo privandoci di una vista periferica chiara e ovattando l’intero contesto, un po’ come nelle fiabe, dove tutto pare uscire da una sfera di cristallo. A coadiuvare il contesto fatato e inquietante ci sono i colori e i filtri, entrambi accessi come nelle migliori illustrazioni delle ambigue fiabe tedesche. Il tutto posto su sfondi scuri in blu/grigio (i cieli del bosco); il verde/nero (il bosco stesso); il marrone/arancione scuro nella casa della strega. Il connubio in definituva ci dona una caratterizzazione visiva ben riconoscibile e che dona carattere a un film che equilibria le mancanze dello script proprio attraverso la composizione delle immagini di Perkins. Un’esperienza che vi consigliamo caldamente, in fondo perchè pretendere sempre una storia originale, anche l’occhio vuole la sua parte. Potreste uscirne appagati, a voi il giudizio.

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