Una vetrina pubblicitaria, totalmente dedicata al mondo delle app, spacciata per film e data in pasto ad un pubblico di minori con l’obiettivo di indirizzarli verso l’utilizzo dei social network, ma senza fornirgli una guida sull’uso.
Tenendo in considerazione i personaggi, tutti completamente piatti, e la trama, priva di alcun spessore ed implicazione, ci si rende ben presto conto che tutto quel che The Emoj Movie ha da offrire non solo è datato, ma si esaurisce anche nei primi dieci minuti di svolgimento.
Una totale esemplificazione dello spettro emotivo, sostituito con delle mere icone, erette come nuova forma di linguaggio e di espressione, a discapito di un dialogo più umano e diversificato.
Un’ideologia malsana, che vive esclusivamente in funzione della sua ottica virtuale, ma che l’opera rivolge ugualmente ad un pubblico di minori che non riesce però ad identificarsi (per fortuna) con niente di tutto di ciò.
4) Catwoman – Pitof (2004)
Il film annienta in un colpo solo tutta l’ambiguità del personaggio originale. Non vi è inoltre traccia della minima caratterizzazione introspettiva della protagonista, che resta mestamente ancorata ad una raffigurazione fortemente sessualizzata.
Non viene fornito alcun approfondimento psicologico al cambiamento di Halle Berry che improvvisamente si trasforma caratterialmente, senza un reale motivo, da ragazza ordinaria a bad girl armata di frusta.
Se il processo da umano ad eroe è quasi totalmente annullato, o meglio appiattito, tutto quello che gli ruota attorno subisce (forse) un destino ancora peggiore, essendo al servizio di un bieco sessismo e di troppi luoghi comuni fuori tempo massimo.
Catwoman di Pitof non solo non riesce a suscitare alcuna empatia con lo spettatore, ma si perde anche in quella ricerca di autorialità, attraverso l’uso di simboli e metafore, che invece di innalzare il titolo, finiscono unicamente con l’affossarlo per la loro natura retorica e striminzita.
Se tale giudizio non vi convince, vi consigliamo di recuperare l’intervista in cui lo sceneggiatore stronca senza appello Catwoman, inserendoli di diritto fra i film più brutti degli ultimi anni.
5) The Little Panda Fighter – Michelle Gabriel (2008)
Nel 2008, sparsi per il mondo, venivano rilasciati Wall-E, Valzer con Banshir, Ponyo e Kung Fu Panda, mentre in Brasile, sempre lo stesso anno, Michelle Gabriel, concepiva The Little Panda Fighter.
Un plagio distorto e terrificante del successo di casa DreamWorks che si pone come obiettivo quello di estorcere più pubblico possibile con l’inganno. Se il budget scarno ha favorito il concepimento di questo orrore digitale, a completare l’opera hanno sicuramente contribuito anche la totale mancanza di buon gusto e una narrazione inaccettabile.
Moralmente sbagliato, ricco di scene inutili, privo di ritmo e senza alcun tipo di inventiva: The Little Panda Fighter è un abominio animato in grado di causare solamente degli incubi a chi lo guarda.
Se le carenze del lato grafico possono essere giustificate da un aspetto economico, tutto il resto invece non risulta imputabile ad altro se non ad una totale inadeguatezza per il mestiere di regista. Uno dei film più brutti di sempre.