Se c’è un film basato su un videogioco che merita di essere un cult, è questo: Super Mario Bros.
Super Mario Bros. è il film del 1993 dedicato ai due omonimi personaggi Nintendo, già all’epoca celebri in tutto il mondo. Un totale fallimento, ma anche un film da riscoprire dall’inizio alla fine. Un caos di incoerenze, idee sfruttate male, citazioni a metà e battute più che memorabili (per quanto siano pessime).
Il film viene diretto dal duo Rocky Morton e Annabel Jankel, attivo dapprima nel mondo dei videoclip musicali anni ’80 (e si vede). La spinta dietro al progetto non è difficile da intuire: la saga di Mario a inizio anni ’90 stava spopolando, negli Stati Uniti come nel resto del mondo. Niente meglio di un film per cementarla.
E così a farsi avanti è il regista inglese Roland Joffé, che nel 1986 aveva diretto The Mission, con Robert De Niro e che diventa il terzo regista (non accreditato) di Super Mario Bros.. Presi i dovuti accordi con la Nintendo, i tre lavorano ad un film dall’atmosfera “dark” basato su Super Mario World (1990).
Il risultato è quello che conosciamo. Un film che paradossalmente, se non fosse forzatamente legato al franchise di Mario, forse funzionerebbe anche bene come pellicola d’azione di second’ordine, con i suoi elementi sci-fi, fantasy, cyberpunk e distopici tutti ben mischiati assieme.
Mario: tubi, funghi, stelle, tartarughe e monete sospese per aria
La saga di Mario, iniziata in sordina come avversario di Donkey Kong nell’omonimo cabinato del 1981, diventa, tempo un decennio, una delle più importanti della storia dei videogiochi. Unendo l’immaginazione e la fantasia delle tradizioni giapponesi a un gamepay scorrevole, colorato e divertente, i mondi di Mario subito si distinguono.
Vagando attraverso ambienti come foreste, deserti, colline o sotterranei (e naturalmente castelli), Mario e suo fratello Luigi devono salvare la principessa Peach, rapita dal malvagio Bowser per motivi imperscrutabili. Schema derivante dall’epica cavalleresca e che del resto non manca di attirare critiche, oggi come ieri.
Comunque sia, la semplicità e l’intuitività dei giochi di Mario conquistano presto i giocatori di tutto il mondo, specie quando la Nintendo dà una bella scossa al mercato delle console lanciando nel 1983 il Nintendo Entertainment System. Sulla console, naturalmente, Mario non può mancare.
Il successo di Mario è legato alla sua iconicità: oggi tutti sanno che in Mario un fungo verde rappresenta una vita extra, o che la stella assicura temporanea invincibilità. Sono tutte queste piccole idee che, raccolte assieme, rendono quello di Mario un universo immediatamente riconoscibile e di successo.
Una coppia di idraulici, un universo parallelo, i discendenti dei dinosauri e la scheggia di un meteorite
All’inizio degli anni ’90 si decide quindi di promuovere Mario tramite il mezzo filmico. Ma come fare? Come ricavare una storia coerente da una serie di giochi platform che non segue alcuna coerenza realistica? I tre registi ci provano, ispirati da altri film dell’epoca come il Batman di Tim Burton e Teenage Mutant Ninja Turtles (1990).
Contrariamente all’atmosfera prevalente di ogni gioco di Mario, divertente e spensierata, nel film si cercano toni cupi, tenebrosi. Blade Runner viene mescolato con Mad Max Beyond Thunderdome e filtrato attraverso 1997: Fuga da New York. Nel film si può trovare più o meno qualunque cosa sia legato al mondo del cinema sci-fi/distopico.
La premessa: quando, come sostengono molti studi, 65 milioni di anni fa un meteorite precipitò sulla Terra causando l’estinzione di massa dei dinosauri, l’impatto spaccò l’universo in due dimensioni contrapposte. La nostra e una alternativa nella quale i dinosauri si sono evoluti fino ad assomigliare agli esseri umani.
Nel presente il “poco benevolo dittatore” del mondo dei dinosauri, Koopa (Dennis Hopper) vuole impossessarsi di un frammento perduto del meteorite. Se ricongiunto al corpo della meteora, questo dovrebbe fondere di nuovo insieme i due mondi e consentire così a Koopa di governare su entrambi.