Padrenostro: Recensione del film con Pierfrancesco Favino
Dopo il successo a #Venezia77 e la Coppa Volpi assegnata a Pierfrancesco Favino, dal 24 Settembre arriva al cinema Padrenostro di Claudio Noce. Ecco la nostra recensione.
Presentato in concorso alle 77.Mostra del Cinema di Venezia arriva al cinema Padrenostro di Claudio Noce, opera immaginifica, fortemente autobiografica, che è valsa a Pierfrancesco Favino la Coppa Volpi per la Migliore interpretazione maschile.
Claudio Noce ha scelto Favino per un ruolo incredibilmente delicato. La figura di Alfonso Le Rose è infatti ispirata al padre del regista, il vicequestore Alfonso Noce, finito nel mirino della formazione terroristica dei Nap – Nuclei proletari armati.
Siamo nel pieno degli anni di piombo, il vicequestore Noce è il Responsabile del Nucleo regionale antiterrorismo del Lazio. La mattina del 14 dicembre 1976 i Nap lo attendono sotto la sua abitazione: Noce sopravviverà alla raffica di mitra, mentre uno dei terroristi e un agente della scorta muoiono sul colpo.
Claudio Noce, oltre quarant’anni dopo, si ispira alla sua reale esperienza per tracciare una parabola che ha un punto di vista preciso: quello del bambino. Tecnicamente, per questo, Pierfrancesco Favino non è il protagonista assoluto di Padrenostro.
Eppure, la giuria di Venezia 77 non ha avuto dubbi. La Coppa Volpi chiude per l’attore un 2020 a dir poco straordinario. Il suo poker d’assi comprende tutti i principali award italiani: Globo d’oro e Nastro d’argento per Hammamet, David di Donatello perIl traditore.
Quella di Padrenostro è una figura enigmatica, sfuggente, filtrata dagli occhi di un figlio di dieci anni, troppo piccolo per fare domande, troppo grande per non sentire il peso di una stagione violenta.
L’interpretazione di Favino è intensa, ispirata, e il risultato è un ritratto carico di nostalgia, amore e rispetto. Ma al netto della sua straordinaria performance, passiamo ad analizzare il film di Claudio Noce, dal 24 Settembre nei nostri cinema.
Valerio Le Rose (Mattia Garaci) ha 10 anni quando assiste all’attentato ai danni di suo padre, il vicequestore Alfonso Le Rose (Pierfrancesco Favino).
Alfonso e sua madre Gina (Barbara Ronchi) credono di proteggere il bambino evitando domande e spiegazioni. Decidono così di lasciare Roma per trascorrere le vacanze in Calabria, tra mare e altopiano della Sila, terra natale di Alfonso.
Nel corso della vacanza, Valerio presenta improvvisamente ai genitori un nuovo amico: Christian (Francesco Gheghi). Il razzino porta chiaramente i segni di una vita sulla strada, lontanissima dalla dimensione borghese dov’è cresciuto Valerio.
Cosa si nasconde dietro quest’improvvisa, intensa amicizia?
Padrenostro: la Recensione del film
Padrenostro è un film che lascia più domande che risposte. Claudio Noce sceglie infatti di non realizzare il classico film autobiografico, né di ricostruire la vita e il lavoro di suo padre. Scarta la chiave del realismo e sceglie piuttosto un film rarefatto, in bilico tra realtà e immaginazione.
Lo spettatore si troverà spesso a chiedersi se quanto accade sullo schermo appartenga alla realtà dei fatti, oppure alla fantasia di Valerio, un bambino che appare come la prima vera vittima di questa storia, un clima di violenza troppo più grande di lui.
La scelta del regista è che lo sguardo dello spettatore e del bambino coincidano. Di conseguenza, come Valerio non riceve risposte, oppure non è in grado di elaborarle, il pubblico dovrà sperimentare lo stesso senso di smarrimento.
Si tratta di certo di un’impostazione radicale, destinata a scatenare reazioni contrastanti. A meno che non si rimanga profondamente coinvolti dalla vicenda, infatti, la serie di figure enigmatiche e situazioni ambivalenti può lasciare decisamente perplessi.
È certamente un film ambizioso, quello di Claudio Noce, destinato a scontentare chi predilige un assetto narrativo più centrato, lineare e realistico, sia chi da un’opera allegorica pretende un livello di complessità degno dell’ultimo film di Charlie Kaufman, Sto pensando di finirla qui.
Padrenostro si presenta come un’opera ibrida, che ha i tratti del classico racconto di formazione, ma anche le immagini sospese di una realtà che sembra appartenere al sogno, o forse a ricordi lontani, magari distorti dalla fantasia e dal tempo.
Certo è difficile non rimanere affascinati dal talento di Mattia Garaci, giovanissimo protagonista del film, in grado di tenere perfettamente la scena, per di più al fianco di un gigante della recitazione, un attore del calibro di Pierfrancesco Favino.
Il regista torna insistentemente sui magnifici primi piani del bambino, sempre in attesa di quel padre così importante. Forse il protagonista non ha neanche messo perfettamente a fuoco quale sia il suo lavoro, perché gli abbiano sparato, perché qualcuno lo chiami eroe.
Ma certo, sul piano emotivo il film centra il suo obiettivo. Lo spettatore si troverà a guardare quell’uomo con l’amore di un figlio, e lui ricambierà con gli abbracci e i silenzi delle vecchie generazioni, quelle dei padri che parlano poco, ma restano estremamente protettivi.
Pierfrancesco Favino è stato giustamente premiato dalla Mostra del Cinema di Venezia per l’ennesima grande prova di un anno straordinario. Ma anche il piccolo Garaci è un talento da tenere d’occhio, come una grande promessa per il Cinema italiano.
Il Cast
Mattia Garaci: Valerio Le Rose
Pierfrancesco Favino: Alfonso Le Rose
Barbara Ronchi: Gina Le Rose
Francesco Gheghi: Christian
Trailer ufficiale
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