La storia del celebre video dei Blink-182 che, tra nudità e anarchia totale, fece la storia di MTV
Lo sappiamo, se c’era un video su MTV che non riuscivamo a smettere di guardare, era proprio questo: What’s My Age Again? dei Blink-182. Correva il lontano anno 1999 e la generazione di giovani musicofili in erba cresceva su MTV a pane e Moby, Slipknot, Red Hot Chili Peppers e sì, Blink-182.
La formazione, all’epoca composta da Mark Hoppus, Tom DeLonge e Travis Barker, si era già fatta ampiamente notare nell’ambito della crescente scena pop punk con un paio di ottimi album. Ma è con il terzo disco, Enema of the State e soprattutto con i singoli da esso tratti, che il fenomeno Blink esplode.
Adam’s Song, All the Small Things e soprattutto What’s My Age Again?, con i loro video divertenti e trainati da un punk spensierato ed energico, conquistano subito tutti. I Blink sono il punk per la nuova era, come i Green Day: meno urla, meno rabbia, più ritornelli e più risate.
“Nobody likes you when you’re twenty three”
Questa almeno è l’impressione che di loro si ha all’epoca guardando il video di What’s My Age Again?, che subito spopola su MTV, in un’epoca nella quale l’emittente videomusicale per eccellenza dava spazio al punk quanto al rock, al rap e ad ogni genere. Ancora oggi rimane uno dei video più iconici di sempre.
Non ci vuole molto a descriverlo e chi era ragazzino all’epoca ricorderà immediatamente il contenuto. La “trama” è semplice: i Blink girano nudi, correndo per strada, in mezzo alla gente e praticamente dovunque. Non c’è un senso, se non nell’intenzione di rappresentare l’infantilismo pervicace descritto nel testo della canzone.
Il video viene diretto da Marcos Siega e non impiega trucco né inganno: i tre corrono davvero senza vestiti, con le parti intime poi opportunamente coperte da una pronta censura. Ma comunque, le espressioni e le reazioni di coloro che li guardano passare parlano da sé.
“My friends say I should act my age”
Celebre il momento del video nel quale i tre attorniano la pornoattrice Janine Lindemulder, che compariva sulla copertina stessa dell’album. C’è anche un momento un po’ disturbante, nel quale una bambina con una lente di ingrandimento si gira di colpo e per caso inquadra… avete capito.
Comunque il video è un successo stratosferico e arriva quasi al punto di definire per sempre la carriera del trio. Il che, per certi versi, rischia di non essere un bene. Avendo portato ad un altro livello l’esibizione “nudista” già tentata dai Red Hot Chili Peppers con i calzini sui peni, i Blink fanno del nudo un loro “marchio” riconoscibile.
Si esibiscono nudi anche a Total Request Live, show itinerante di MTV che ricorderete anche nella sua edizione italiana: potete vedere il video qui sopra. Ma la cosa comincia a ritorcerglisi contro. I critici li deridono e molti iniziano a considerarli come un fenomeno da baraccone, alla Jackass: una buffonata più che una band.
Nel 2014, quindici anni dopo, Tom DeLonge, autore della canzone assieme a Mark Hoppus, avrebbe commentato: “Smise di essere divertente dopo dieci minuti e decisamente non era più divertente dopo tre giorni. Eravamo tanto ingenui da correre in giro nudi e ci facevano sembrare davvero una boy band erotica e stronzate varie”.
“Venivamo dalla scena punk, ma l’etichetta costruì attorno a noi una tale cosa che non capivamo nemmeno. Ci eravamo dentro e basta. Quindi ci abbiamo messo un po’ a cavarcene fuori e a tornare quelli che veramente eravamo. Ed è difficile farlo quando la gente ha speso milioni di dollari per renderti quello che non sei”.
Anche se i Blink hanno avuto una lunga e rispettosa carriera negli anni successivi, non si può purtroppo dire che si siano scrollati del tutto di dosso questa etichetta di “punk nudi” per eccellenza. A parte i fan più accaniti, buona parte del grande pubblico li ricorda ancora soprattutto così.