Mulan | Recensione del nuovo Live Action della Disney
La nostra recensione di Mulan, il nuovo live action Disney. Un'opera con qualche buon spunto visivo ma che si perde in una sorta di parodia, tra CGI invasiva e una sceneggiatura anonima
Il film è stato visto con gli occhi di un adulto e questa recensione scritta con la mente di un adulto, ai bambini quindi diciamo: guardatelo e diteci voi cosa ne pensate. Procediamo.
Mulan | Recensione : Cosa ti è successo Disney? Una volta eri ganza!
Mulan inizia con un poetico campo lunghissimo che ci fa respirare, per quanto lontana e misteriosa, una Cina che abbiamo imparato a conoscere dalle storie e leggende. Poi, alla prima vera scena, tra magnifici colori, il posticcio villaggio e una acrobazia degna dei migliori effetti visivi di Shaolin Soccer fanno capire immediatamente la strada che il film andrà a intraprendere. Il tutto percepibile attraverso il sorriso impacciato di papà Hua che fa emergere tutto il disagio del noto attore Tzi Ma.
Il connubio tra set ricostruiti, esterni da film epico e CGI è a tratti estraniante. Lungo tutto il film si ha la sensazione di trovarsi in opere diverse: nel villaggio sembra che a breve cadrà un muro di cartapesta; nelle scene in computer grafica dove, non tanto nei paesaggi urbani e i palazzi ma nelle azioni, l’effetto artificioso scalfisce totalmente il pathos, al punto da suscitare, una volta tornati in spazi reali, un sospiro di liberazione dalla claustrofobia. Tutto appare finto e ad affascinarci restano solo i costumi e i colori, che per quanto belli, certo non ci si è seduti per guardare un pantone. I dialoghi sono goffi, come già accaduto in Aladdin e in altri esperimenti in live action, e si palesa l’intenzione di ricalcare l’approccio stilizzato dei lungometraggi animati a cui si ispirano e che cozza completamente con la ragion d’essere di una trasposizione in live action.
Una regia (quasi) valida
La regia a tratti risulta ispirata, giocando abilmente con gli spazi della scenografia degli interni creando scatti geometrici che mettono a confronto i personaggi (vedi il rapporto dal comandante) o sfruttando il contrasto con l’architettura (vedi campo medio con la silhouette di Mulan e il “gargoyle” in primo piano). Valorizzati gli esterni, che come detto, permettono al film di aprirsi e liberarsi dalla morsa fin troppo stretta della CGI. Eleganti le scene nel nevischio bianco e grigio dopo la valanga, dove sia le nere figure sullo sfondo che il rosso delle uniformi creano degli effetti cromatici, nei piani medi e campi lunghi, davvero riusciti.
La fine del cattivo in fondo è brutta come il cattivo stesso (il miglior villain dei live action Disney resta ancora il Re Luigi de Il libro della giungla di Jon Favreau). Ciliegina sulla torta: c’è il forte sospetto che l’aspirante marito sia stato ricostruito in CGI nelle battute finali. Il motivo di ciò non è chiaro. Non abbiamo trovato notizie in merito, diteci la vostra.
Una sceneggiatura forsennata per una corsa senza emozioni
La regia non viene certamente aiutata da una trama che va a ritmo forsennato, fagocitando l’evoluzione dei personaggi in una bulimia volta a mostrare, approccio questo caro alla animazione disney classica ma che non si spiega in un live action, ove la carne e le ossa impongono un minimo di introspezione ed evoluzione. Tale difetto è evidente nella recitazione del grande cast di cui il film si avvale, interpretazioni abbozzate e impacciate dove spicca solo la protagonista. Per quanto, poi, faccia piacere il ritorno di Jason Scott Lee, il suo Bori Khan è un cattivo piatto non all’altezza della controparte animata nonostante il notevole sforzo di make up per renderlo vagamente spaventoso come quest’ultima.
Ad uscirne con le ossa rotte però è il protagonista maschio, Yoson An, completamente privo di carisma e bravura. Esempio lampante lo ritroviamo nella battaglia della valanga, dove sembra che stia passeggiando non provando qualsiasi tipo di emozione, emblematico il primo piano durante lo scontro in cui deve essere spaventato e concentrato riuscendo a donare solo una smorfia incomprensibile. La presenza, e aggiunta, del personaggio della strega (Gong Li) atto a consolidare il messaggio femminista appare forzato, seppur apprezzabile nell’intento. Ma fin troppo spesso sembra litigarsi la scena con la brava protagonista. Gli altri grandi attori che compongono il cast (Jet Li, Donnie Yen, Rosalind Chao) possiamo considerarli non pervenuti, per loro è stato un timbrare il cartellino per un lavoro breve e particolarmente vantaggioso.
Il difetto, però, più grande di Mulan è il suo essere noioso, come la gran parte dei live action Disney, che ormai appaiono come dolenti parodie dei classici a cui si ispirano. Sarà per la storia già nota, sarà per un disincanto naturale dell’età adulta, il film sembra poter divertire solo i più piccoli. Ma in fondo è quello il pubblico di riferimento di Mulan, per i bimbi non esistono CGI, regia, attori bravi, per loro esistono solo eroi, avventura ed emozioni, e forse, Mulan, in questo potrà accontentarli.
Mulan: Trailer
Mulan: Trama
Cina imperiale. Mulan è una ragazza fuori dagli schemi che lotta per la propria emancipazione dai rigidi costumi della cultura maschilista. Avrà la possibilità di dimostrare tutto il suo valore sostituendo il padre come soldato nella guerra contro il terribile Bori Khan.