Tenet (qui la recensione), Dark, Edge of Tomorrow, Predestination, Source Code e tanti altri; è ormai chiaro che il concetto di tempo è radicalmente cambiato, nel mondo dell’intrattenimento come nella realtà. Le formule della simultaneità temporale e del paradosso diventano termini costitutivi di certo cinema fantascientifico.
Ma cosa sta succedendo? Per capirlo bisogna fare una premessa importante: il concetto di tempo sta mutando perché è cambiato il modo in cui lo percepiamo. Ovvero sono cambiati i parametri logici secondo cui facciamo esperienza e pensiamo il tempo.
Tempo e Cinema, non solo Tenet
Sembrerà assurdo per molti e scontato per altri ma stiamo assistendo (senza rendercene conto) ad un drastico sconvolgimento culturale. Rispetto anche solo all’inizio del secolo, viviamo il tempo in modo totalmente nuovo, basti pensare all’evoluzione dei mezzi di comunicazione e di trasporto.
Grazie a internet, la televisione, il treno e l’aereo la dimensione spazio-temporale si è contratta, tutto ci sembra più vicino, e di conseguenza attuale.
Spazio e tempo assumono un significato del tutto nuovo, i cui concetti si dilatano e frantumano i propri confini ontologici. Cambia, insomma, la concezione di quella che Vivian Sobchack definisce “essere al mondo”1, appunto il modo di percepire e vivere la realtà.
L’esperienza temporale è percepita in maniera quasi schizofrenica, parafrasando Lacan essa costituisce una rottura dell’ordine semantico2. Le categorie di passato, presente e futuro si confondono in un processo secondo il quale l’esperienza è intesa come una serie di temporalità attuali e sconnesse.
Il tempo perde quella condizione di flusso omogeneo dotato di una linearità uniforme, acquisendo un’incoerenza intrinseca. La dimensione temporale appare sconnessa e discontinua, disintegrata in una consequenzialità priva di norme, tanto da diventare specchio di una crisi della memoria e della soggettività identitaria.
Il tempo viene inteso e percepito come entità dinamica, all’interno del quale si verificano eventi isolati ma connessi da logiche di casualità. Ora il cinema propone una dimensione temporale separata dalla coscienza dell’individuo che la percepisce, rappresentando una diversa visione sulla realtà.
Il tempo diventa un elemento flessibile e circolare, privando di consequenzialità cronologica gli eventi che avvengono “prima” e “dopo”. Esso si fa quindi manipolabile, perché manipolabili sono gli eventi che le costituiscono, finendo per essere il luogo dell’ “in possibilità”.
La struttura del racconto prende la forma di un database, all’interno del quale confluiscono elementi narrativi che si stratificano e articolano. Casetti e di Chio parlano di “antinarrazione” nel cinema contemporaneo3, all’interno del quale vengono creati universi narrativi disconnessi e in trasformazione, basati su meccanismi logico-casuali.
Questa tendenza interferisce principalmente sulle modalità di progressione cronologica, ridisegnando la relazione tra il tempo della realtà filmica e la sequenzialità con cui è raccontata.
Cameron ritiene che la forma modulare della narrativa cinematografica sia costituita da una serie di pezzi narrativi disarticolati, spesso organizzati in modi radicalmente acronologici tramite flashback e flashforward, che finiscono per destabilizzare il rapporto tra passato, presente e futuro4.
La ripetizione degli eventi all’interno di una struttura modulare esprime l’elisione temporale nella narrativa contemporanea, mettendone in discussione l’ordine e le relazioni logiche alla base della storia.
Montani introduce il concetto di “circolarità apparente”5 per indicare questo fenomeno. Presentando una struttura cronologica discontinua e frammentata, certo cinema contemporaneo si muove secondo un ordine concentrico di piani temporali sovrapposti tra loro.
La struttura narrativa modulare destabilizza il concetto di consequenzialità, creando un senso di incertezza riguardo l’ordine cronologico del racconto.
Il tempo è simultaneo
Si manifesta un’idea di tempo simultaneo che, trovando fondamento nel pensiero relativistico, ingloba il racconto all’interno di uno schema chiuso e circolare. Il racconto si muove su un’asse temporale simultaneo in cui passato, presente e futuro convergono di modo che la narrazione torni su se stessa.
All’interno del racconto l’azione sembra evolversi simultaneamente, mentre l’ordine cronologico è frantumato. È interessante notare come l’idea di simultaneità temporale venga declinata nella cinematografia fantascientifica contemporanea distruggendo le barriere logico-concettuali.
Per quanto assurdo possa apparire il paradosso diventa il termine costituente della logica del racconto. La struttura filmica si fonda su un principio di illogicità che tuttavia infonde una validità contenutistica alla stessa. Elidendo la logica di causa-effetto, eventi ed azioni sono sia causa che effetto di se stessi in un meccanismo autogenerativo.
1 Vivian Sobchack, Spazio e tempo nel cinema di fantascienza: filosofia di un genere hollywoodiano, Bologna, Bononia University press, 2002
2 Jaques Lacan, La direzione della cura in Scritti, Torino, Einaudi, 1974
3 Francesco Casetti e Federico di Chio, Analisi del film, Milano, Bompiani, 1990
4 Allan Cameron, Modular Narratives in Contemporary Cinema, Houndmills, Palgrave Macmillan, 2008
5 Pietro Montani, L’immaginazione narrativa. Il racconto del cinema oltre i confini dello spazio letterario, Milano, Guerini e Associati, 1999
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