Coronation di Ai Weiwei è il Primo film sul Lockdown a Wuhan

Un primo sguardo a Coronation, il docu-film di Ai Weiwei, sugli avvenimenti nella città di Wuhan, in Cina, durante la pandemia globale di Covid-19.

Coronation di Ai Weiwei, 2020
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Coronation, il lungometraggio realizzato dall’artista Ai Weiwei, documenta l’intero periodo del blocco a Wuhan, i paradossi della risposta della Cina al Coronavirus e le conseguenze della crisi sul comune cittadino cinese.

La storia futura sarà senza dubbio disseminata di centinaia di documentari sulla pandemia del 2020. Coronation di Ai Weiwei, sarà preso come un punto di riferimento. Il film ci riporta a Wuhan, epicentro della pandemia di Covid-19, nel momento della genesi della crisi, quando i residenti si sono ritrovati a dover vivere le restrizioni di quel primo blocco senza precedenti, nell’estraneità del resto del mondo.

Coronation di Ai Weiwei affronta i paradossi della risposta cinese al Coronavirus

Pubblicato a sorpresa la scorsa settimana, Coronation è stato montato dall’artista a partire da circa 500 ore di filmati, in gran parte girati clandestinamente e contrabbandati fuori dalla Cina. L’opera audiovisiva di Ai Weiwei attribuisce una forte valenza sociale al concetto di film ready-made. Prodotto in segreto, girato da cittadini dilettanti e rilasciato senza preavviso, Coronation è un mosaico di vita comune in un tempo non comune.

Il 1 ° dicembre 2019, il primo paziente con sintomi di Covid-19 è stato identificato a Wuhan.

I funzionari cinesi hanno ripetutamente negato che fosse possibile la trasmissione da uomo a uomo, nascosto il numero di pazienti diagnosticati e punito il personale medico per aver divulgato informazioni sull’epidemia. Il 23 gennaio 2020, tutta la città di Wuhan è stata chiusa. Covid-19 è diventato una pandemia globale, con oltre 22 milioni di persone infette e oltre 780.000 decessi.

Il trailer di Coronation

Coronation (115 minuti) è disponibile su Vimeo On demand dal 21 agosto. 

Coronation ha il diritto di vantarsi come primo documentario sul lockdown da Coronavirus in Cina. Dal trailer è chiara la scelta di un’estetica fredda e agghiacciante per rappresentare la desolazione soffocante dell’isolamento, che viene qui amplificata dalla minacciosa colonna sonora elettronica.

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Il film sembra oscillare tra il neo-noir post-apocalittico – stile Dark – e il thriller medico – un’eco particolarmente sentito di Chernobyl – che si giostra tra storie private di sopravvivenza e le procedure della routine ospedaliera.

La sottomissione alle autorità può essere giustificata dalla protezione?

Attraverso la lente della pandemia, Coronation di Ai Weiwei mette in luce le tensioni già esistenti tra lo Stato e l’individuo.

Da una parte, abbiamo l’incredibile velocità, potenza ed efficienza della macchina statale cinese nel fronteggiare il pericolo del virus; dall’altro la mancanza di comunicazione ed empatia nei confronti dei cittadini.

L’emergenza sanitaria diviene il pretesto per una riflessione più ampia sul valore della vita del singolo individuo nell’ambiente politico. Il risultato è una società priva di fiducia, trasparenza e rispetto per l’umanità.

Ai Weiwei artista provocatore e “pericoloso”

Nel mondo dell’arte, Ai Weiwei (Pechino, 1957) è conosciuto principalmente come provocatore. Per un’opera realizzata negli anni ’90, si procurò un’urna della dinastia Han e la distrusse.

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L’artista, per niente estraneo all’audiovisivo, aveva già realizzato documentari su temi scottanti. Da Stay Home – sulla lotta contro l’HIV in Cina – a Human Flow – sulla crisi dei rifugiati – Ai Weiwei utilizza la macchina da presa come strumento di attivismo sociale.

Inutile dire che la sua attività artistica abbia attirato l’attenzione delle autorità cinesi che lo hanno arrestato più volte, esiliato e censurato.

Anche la sua ultima opera segue questa scia scandolosa. Coronation è, infatti, una provocazione temeraria, considerando che colpisce un paese ossessionato dal controllo e dalla censura di immagini.

In un’intervista al New York Times, Ai ha rifiutato di spiegare come la troupe è riuscita a realizzare i filmati. Inoltre, ha aggiunto di essere consapevole che il contenuto “troppo politico” del film, probabilmente, renderà problematica la sua proiezione.

Che il film esista è un piccolo miracolo.

E’ solo l’inizio

L’opera di Ai Weiwei offre un punto di partenza inquietante per analizzare i difetti, le mancanze e i paradossi della risposta dello Stato cinese al Covid-19. E certamente non sarà l’ultima del suo genere.

Alternandosi tra la bellezza urbana contemporanea e un cupo tecno-surrealismo, Coronation è il ritratto straziante di come una sfortunata combinazione di biologia, politica ed errore umano abbia stravolto la vita e la storia mondiale nel 2020.

Anche dopo che il virus è stato debellato, le sue conseguenze a livello sociale/umano continueranno per decenni.
Il lockdown finisce, ma le difficoltà no.

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