Nessuno sa che io sono qui (Nadie Sabe Que Estoy AquÃ), film drammatico prodotto e distribuito da Netflix, è un’opera decisamente interessante.
Diretto da Gaspar Antillo e con Jorge Garcia (Hugo “Hurley” Reyes di Lost), è arrivato sulla piattaforma lo scorso 24 giugno. Se volete saperne di più o se siete in cerca di un confronto post-visione, eccovi la nostra recensione.
Trama
A Memo è stata negata la possibilità di diventare una star, nonostante il suo indubbio ed incredibile talento, e per questo ha deciso di privare il mondo della sua voce. Ritiratosi su un’isola solitaria, insieme allo zio eremita, Memo fugge ogni contatto con quel mondo che l’ha maltrattato, non parla con nessuno.
Tuttavia, l’incontro con Marta mette in moto degli eventi che lo costringono a fare i conti con il proprio passato. Ma nella vita sofferta di Memo non c’è spazio per la rivalsa e dovrà imparare a convivere con i segni del proprio trauma.
Cast
Jorge Gargia: Memo
Millaray Lobos: Marta
Gaston Pauls: Angelo
Luis Gnecco: Zio Braulio
Nessuno sa che sono qui, la Recensione
Un esordio promettente per il giovane regista cileno Gaspar Antillo, miglior regista esordiente al Tribeca Film Festival, con Nessuno sa che sono qui. Un riconoscimento importante per un giovane regista emergente, e l’esordio è ancora più interessante se a sostenere questa opera prima c’è niente meno che Pablo Larrain.
Il maestro cileno, balzato alla fama internazionale grazie ai lavori Jackie e El Club, ha infatti deciso di co-produrre insieme a Netflix il film di Antillo dopo essere stato affascinato dal corto Mala Cara. E di fatto tanto di Larrain, e di quello che vogliamo chiamare nuovo cinema cileno, torna in Nessuno sa che sono qui.
Torna una regia rigida e distaccata, fatta per lo più di inquadrature fisse e primi piani, ma che riesce ad entrare dentro l’anima delle cose e dare profondità alla scena. Torna la fotografia fredda e dalle tonalità blu per cogliere il grigiore dei gelidi e uggiosi paesaggi costieri del Cile meridionale.
Antillo si sofferma molto sulla figura e il volto del protagonista catturandone lo sconforto, la frustrazione, la rabbia, l’ansia e un profondo senso di solitudine; complice la bravura di Jorge Garcia. L’attore americano, noto per il ruolo di Hugo in Lost, si è rivelato essere la scelta ideale per interpretare Memo in Nessuno sa che sono qui, un giovane uomo arrabbiato col mondo.
E proprio a causa di questa rabbia Memo ha deciso di voltare le spalle al mondo ritirandosi a vita solitaria, in compagnia solo dello zio eremita lavorando pelli di pecora. L’isola (sulla quale Jorge si ritrova ancora una volta intrappolato) rappresenta appieno l’isolamento di Memo che rifugge da quel mondo che pure brama.
Ma lontano dagli occhi di quel mondo crudele, tra i boschi dell’isola, Memo sogna di cantare e ballare davanti al suo pubblico. Anche noi siamo il suo pubblico, restiamo attoniti dinanzi alla maestosità e il fascino disarmante della natura filtrata dallo sguardo di Antillo. Il corpo di Memo si adatta sempre perfettamente, in maniera quasi simmetrica, alla scena; sia essa nella natura tanto cara ad Antillo o nei luoghi chiusi.
In questo modo il giovane regista da prova di saper giocare con gli spazi ricreando atmosfere suggestive e catartiche, enfatizzando la dimensione emotiva del protagonista. Proprio gli spazi sembrano giocare su piani ambivalenti, i luoghi stretti degli interni si contrappongono a quelli ampi della città costiera del Cile meridionale.
In questa contrapposizione si risolve anche il dissidio interiore che tormenta Memo, per il quale il suo trauma si trasforma in una forma d’ansia sociale. Memo fugge il contatto con qualsiasi altra persona che non sia lo zio, celebrando il lutto di quella voce che gli è stata rubata e dalla quale sembra essersi separato.
Ed è proprio questo di cui Antillo sceglie di parlare in Nessuno sa che sono qui, un’identità rubata e soppressa, Memo poteva essere ma non è stato. Il regista denuncia da un lato una società fatta di apparenze e dall’altro la crisi dell’identità nella società contemporanea.
Tuttavia, gli eventi messi in moto dall’incontro con Marta forzeranno Memo a fare i conti con il proprio lutto, riappropriandosi della voce mutilata nella catarsi finale. Ma Antillo decide di non lasciare spazio per nessun sentimento di rivalsa in Nessuno sa che sono qui, i traumi vissuti da Memo restano lì e dovrà conviverci.
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